LE ONDE GRAVITAZIONALI CI PARLANO – di Alessandro Moscè

La grande scoperta del suono delle onde gravitazionali è stata percepita dai più non come una risorsa esclusiva per gli scienziati, ma come un’emozione vibratile a disposizione di tutti. Come un mettere le mani in qualcosa più grande di noi, in una parte del cosmo che ci parla sottovoce, ma che appunto ci parla. Tutto ciò che non capiamo fino in fondo, o che è spiegabile attraverso delle conoscenze specifiche, non ci entusiasma nei dettagli, ma nell’impressione immediata. L’oscillazione, l’energia, l’onda, la relatività, il connubio spazio-tempo ecc. Ecco, è proprio nella magnificenza di una teoria, di un’osservazione, dell’universo non sempre sondabile, che si annida un principio escatologico. Le onde gravitazionali hanno portato a fare supposizioni. Leggevo in un quotidiano che un bambino ha chiesto alla maestra: “Anche Dio parla?”. La massa calcolabile e registrabile induce a ritenere che i buchi neri abbiano una voce, una forma, un’animazione. Un noto biblista ha detto che in ogni postulato c’è un’entità divina che rimane coperta. Ogni meccanismo è perfetto per non pensare che sia regolato da quel “motore immobile” così superiore. Fino a pochi anni fa venivano captati segnali visivi, per lo più di luce, derivanti dalle forte esplosioni, grandi contenuti di energia che percepivamo attraverso i raggi x e i raggi gamma. Selezionando con i telescopi piccoli porzioni di cielo, sono state osservate esplosioni talmente remote nel tempo da essere prossime alla nascita dell’universo. Per il credente la mano di Dio è lì dietro, invisibile e grande. Per il non credente tutto si fonda sulla casualità. Resta il fatto che le onde gravitazionali ci parlano. Noi facciamo altrettanto con loro. Parla lo scienziato, il filosofo, il poeta, il cronista. Albert Einstein sosteneva: “La cosa più bella della vita è il suo lato misterioso. È questo il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell’arte e della scienza pura. Chi non prova più né stupore, né sorpresa, è come morto, una candela spenta”. Ancora una volta ci accorgiamo che la distanza tra la scienza e la fede religiosa sembra accorciarsi. Dio va avvertito nella natura e nella fisica, perché dietro un’onda si nasconde un’opportunità, una chiave di lettura. Che è un po’ come dire, leopardianamente, “niente si sa e tutto si immagina”.

Alessandro Moscè