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‘IL COMUNE NON E’ CONTRARIO ALLA MODIFICA DELLA RIFORMA SANITARIA’

Il Comune di Fabriano ha detto ufficialmente no al referendum abrogativo della riforma sanitaria regionale proposto dal Movimento 5 Stelle. “Dopo attento esame non si ravvisa la necessità di una convocazione urgente del consiglio comunale – spiega Giancarlo Sagramola in una nota – perché questa Amministrazione non è contro la riforma sanitaria, ma dissente sulle modalità attuative avvenute nell’ultima parte del 2015”. Delusi gli attivisti del Movimento 5 Stelle Fabriano che hanno sperato fino a ieri, ultimo giorno per aderire al referendum, in un’inversione di rotta. “Il Sindaco Sagramola – spiegano i consiglieri Arcioni e Romagnoli – non è contrario alla riforma sanitaria regionale. E’ una notizia anche questa. Quando verrà smantellato il nostro ospedale sapremo chi sarà stato il complice. Quando lo sentiremo scagliarsi a difesa della nostra struttura ospedaliera sapremo che sta fingendo”. Mentre alcuni chiedono di far decidere ai fabrianesi alle urne come hanno deliberato diversi consigli comunali, Fabriano si defila come ha fatto la vicina Matelica. “Ancora una volta – dichiarano dal movimento  – constatiamo la volontà di non dare la possibilità ai cittadini di esprimersi sui temi importanti. Noi non ci arrendiamo, se mancano 20 sindaci coraggiosi troveremo allora 20 mila cittadini coraggiosi”. Nel documento congiunto firmato da Sindaco e presidente del consiglio comunale Stroppa si precisa che “nelle prossime sedute di Palazzo Chiavelli avremo modo di trattare ed approfondire la questiore della sanità nel nostro territorio montano e potremo dibattere le tematiche sanitarie. Il comune di Fabriano punta tutto sull’applicazione dell’Afoi, l’equipe unificata tra i medici ostetrici della città della carta e di Jesi per salvare il punto nascita dell’ospedale Profili. E’ una corsa contro il tempo visto che il 19 febbraio il Tar delle Marche si pronuncerà sul ricorso presentato dall’amministrazione per fermare la delibera Asur in materia di riordino della sanità regionale che chiude la sala parto.