IL DOLORE DELLA COMUNITA’ E LA FORZA DI ANDARE AVANTI

Una tragedia difficile da dimenticare per la piccola comunità di Sassoferrato che conta poco più di 7mila abitanti. Vedere ieri, durante le principali edizioni dei tg, gli inviati Rai e Mediaset raccontare il delitto Vitaletti con cronisti sul posto, ha lasciato l’amaro in bocca. “Perchè?” è la domanda che tutti si fanno. “Cosa accade alla mente umana in alcuni istanti? Come si può arrivare a compiere gesti del genere? Non c’è nessuna giustificazione che tiene”. Queste le considerazioni della gente che hanno atteso con trepidazione la notizia dell’arresto del presunto omicida avvenuto ieri pomeriggio con l’appello finale: “Stiamo dietro ai nostri figli e nipoti per costruire un mondo migliore”.

A scuola

Nella scuola di Serra San Quirico dove Alessandro Vitaletti insegnava italiano, storia e geografia, oggi è il giorno del silenzio e dell’unità. I ragazzi delle due classi del prof. hanno già contattato spontaneamente la psicologa dell’istituto, che da oggi sarà al loro fianco a scuola per aiutarli a superare il trauma.

Il dolore della comunità 

Affranto il sindaco di Sassoferrato Ugo Pesciarelli. “Era un uomo riservato – ha detto all’Ansa – ma con diversi amici, stimato da tutti. Questa è una tragedia senza precedenti per il nostro paese. Ma eventi come questo – conclude – ci dicono che nessuno è immune dalle inquietudini del nostro tempo. Un sintomo che il superamento dei riferimenti morali che abbiamo vissuto fino ad oggi crea vuoti dagli esiti imprevedibili”.

La preghiera

I fedeli di Sassoferrato si sono ritrovati ieri nelle chiese parrocchiali della città per pregare e per affidare la famiglia Vitaletti al buon Dio. Sia a San Facondino che a San Pietro, nonostante le ferite del terremoto, è stata la giornata del silenzio e della riflessione. Anche nei monasteri le religiose si sono unite in raccoglimento per le famiglie coinvolte e per l’intera comunità. Gli insegnanti, invece, affronteranno la questione oggi sia nella scuola media che al Liceo Scientifico.

Il ricordo 

Il “prof” come amavano chiamarlo i suoi alunni delle classi seconda e terza sezione A della scuola secondaria di primo grado don Mauro Costantini, era benvoluto da tutti. E’ stato un professore molto amato dai ragazzi, appassionato di poesie, della lingua latina e che amava scherzare durante le lezioni di storia. Durante le interrogazioni era serio e rigoroso e sui voti era molto preciso. “Ciao prof. – ha detto Paolo, un ex alunno – non meritavi una fine così. Mi ricorderò sempre la tua passione per la scuola e le tue pacche sulla spalla quando prendevo un’insufficienza e invece di sgridarmi provavi a farmi capire come studiare meglio”. “Alessandro – ha detto Lucia Ottavi – era una persona profonda, intelligente, sensibile, colta e molto buona. È stata una guida per la sua famiglia, i figli lo adorano così come sua sorella e sua madre. Svolgeva con passione e dedizione il suo lavoro e per i suoi  studenti, che sapeva accogliere trasmettendo  loro l’ importanza dello studio, era un mito. Parlava sempre a proposito e le sue parole erano profonde e rimanevano nel cuore delle persone.”

m.a.