Agricoltura: L’intervista all’imprenditore fabrianese Luca Bianchi

Sacrificio, determinazione, volontà e desiderio di valorizzare le eccellenze del nostro territorio montano in un’ottica di produzione biologica, nel pieno rispetto della natura e dell’ambiente. Ne parliamo con il giovane imprenditore Luca Bianchi, titolare dell’omonima azienda agricola fabrianese, presidente Agia Marche e vicepresidente nazionale AGIA (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli).

Luca, dal 2016 hai fatto tanta strada con la tua azienda agricola. Hai deciso tempo fa di svolgere una professione lontana dal “grigiore di un ufficio per la totale immersione nel verde”. Sono parole tue, oggi faresti ancora questa scelta?

Nel 2016 è iniziato tutto quasi “per gioco”. Questa scelta fuori dal comune e la decisione di radicare la mia azienda e la mia vita sul territorio è una scelta che rifarei senza dubbio, ancora.

Lo scorso 13 aprile hai partecipato ad un incontro a Matelica “Re-stiamo Insieme”, organizzato dalla Fondazione “Il Vallato”. Come hai raccontato la tua esperienza professionale che ti ha fatto scegliere di restare nel tuo territorio?

Si, il 13 aprile è stata una bella occasione per trasmettere ai ragazzi degli istituti superiori, spesso in preda a grandi dubbi riguardo il proprio futuro, della mia esperienza e di come tutto sia avvenuto in maniera quasi casuale. Riuscire a trasmettere che proprio dai fallimenti e dalle delusioni possono aprirsi nuovi scenari e grandi opportunità, rende “umana” la possibilità di sbagliare o di avere dubbi sul proprio futuro.

A fine marzo hai presentato il Progetto “Agr.In.Lav.- Agricoltura, Inclusione, Lavoro”. Come è nata questa idea che racchiude valori importanti, essendo rivolta a ragazzi con disabilità?

L’idea di Agr.In.Lav nasce da una collaborazione con i ragazzi della cooperativa Castelvecchio, rappresentata da Marco, già esistente da tempo. Attraverso questo progetto si è voluto dare risalto a quella che è la filiera di un prodotto agroalimentare. Nello specifico, ragazzi con disabilità partecipano attivamente nella produzione e in alcuni lavori nell’ azienda agricola, andando a conoscere e a produrre, partendo dal grano, la farina che poi impiegano nella preparazione dei biscotti.

Hai sempre fatto del concetto di “biologico” un punto fermo essenziale nella tua attività di produzione di miele. Cosa fa la differenza tra un’azienda agricola bio ed un’azienda convenzionale?

Esattamente. Se si parla di aziende dell’entroterra, dove le produzioni non si differenziano per la grande quantità, ma per la purezza e la qualità di ciò che si ottiene, la scelta di produrre in biologico è un atto di rispetto nei confronti dell’ambiente, dei cittadini che vivono in tali ambienti limitrofi e rispetto per chi mangia questi prodotti. È importante rispettare tutti i tipi di agricoltura, fondamentale conoscere metodi e modalità di produzione, però la mia scelta di lavorare in biologico vuole avvicinarsi anche a una serie di valori che toccano da vicino i giovani. Perché proprio i giovani sono attenti alla qualità ed al rispetto dell’ambiente. Parlare di agricoltura non significa solo “produrre”, ma significa anche prendersi cura e avere il presidio di un territorio; farlo in maniera biologica rende più umano e vicino al cittadino tutto questo lavoro.

Gli agricoltori sono da mesi in protesta riguardo le direttive europee, le quote PAC ed in particolare sulla difesa del cibo Made in Italy contro le contraffazioni. Qual è il tuo pensiero in merito?

Le proteste nascono da una serie di malcontenti e dalla mancanza di una soglia minima di “sopravvivenza” del settore agricolo. La nuova Pac ha portato una serie di cambiamenti. Tutti questi cambiamenti, però, penalizzano gli agricoltori. Tengo a precisare che, a differenza di quello che si pensa nell’ immaginario comune, l’agricoltura non è “piena di contributi” e la pac non nasce come sussistenza. Lo scopo di tale integrazione al reddito era proprio quello di calmierare i prezzi di produzione dei beni primari, affinchè gli stessi venissero immessi nel mercato ad un prezzo accessibile a tutti. Non creando problemi economici al produttore. Lo scenario di oggi, invece, è che il produttore agricolo si trova costretto a vendere i prodotti ad un prezzo che non copre neppure i costi vivi di produzione (sottocosto) e troviamo prodotti sullo scaffale a dei prezzi inaccessibili. Questo disequilibrio nella filiera ha infastidito, non poco, i produttori che hanno provato a manifestare il proprio disappunto.

Nei PSR (Piani di Sviluppo Rurale) sono previsti incentivi per i giovani che desiderano diventare imprenditori agricoli sostenendo il loro primo insediamento in agricoltura, favorendo così anche un ricambio generazionale. Quale consiglio ti senti di dare a questi ragazzi?

Il primo consiglio che mi viene in mente è quello di avere la consapevolezza di ciò che significa investire in agricoltura. La mia breve esperienza mi ha mostrato facce del settore imprenditoriale agricolo che inizialmente non conoscevo e non avevo nemmeno preso in considerazione. Avere la consapevolezza di quello che è il mondo, agricolo e non, attuale; avere un’idea precisa di quello che vuole essere il progetto imprenditoriale e sapere che tale scelta comporta sacrifici, può portare a radicarsi in questo territorio e di investire in tale settore, proprio in questa zona. È un augurio che faccio ai giovani che vivono nel nostro comprensorio, che sono appassionati al mondo agricolo, alla zootecnia, al mondo delle api e, in generale, apprezzano la natura e sulla base del rispetto della natura vogliono creare un’opportunità di lavoro.

Nel tuo ruolo in AGIA (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) quali iniziative state mettendo in campo per incentivare i giovani agricoltori a fare impresa, soprattutto nelle aree interne?

Nella regione Marche stiamo portando avanti iniziative di ascolto degli associati e dei nostri colleghi che gestiscono imprese agricole in ogni parte della regione. Le aree interne sono sicuramente dei “tesori” che non dobbiamo abbandonare. Poter garantire di insediarsi in determinati territori, poter beneficiare di quelli che sono i servizi basilari per vivere in aree interne e garantire di usufruire di strumenti fondamentali per fare impresa, quali digitalizzazione anche in aree rurali, è uno dei ruoli che ricopro come presidente di questa associazione. A livello nazionale stiamo portando avanti una serie di attività, sia a livello politico che a livello tecnico. A dicembre abbiamo portato una delegazione di giovani imprenditori agricoli nella Sala della Lupa in Parlamento. Grazie alla collaborazione e alla disponibilità dell’onorevole Mirco Carloni, presidente della XIII° Commissione Agricoltura, per la prima volta un’associazione giovanile agricola ha potuto svolgere un dibattito all’ interno della Sala della Lupa. È stato un evento importante ed emozionante. Stiamo, inoltre, lavorando con gli istituti agrari e con le varie facoltà di agraria italiane.

Hai in cantiere qualche nuovo progetto futuro da condividere con i nostri lettori?

La volontà di far vivere l’azienda agricola. Vorrei far passare il concetto che l’azienda agricola non è un “mondo lontano” dove si produce solamente. La produzione è senza dubbio un elemento fondamentale e basilare, ma poter aprire l’azienda agricola per poter visitare i processi produttivi, conoscere e essere consapevoli della qualità e genuinità dei nostri prodotti è senz’altro un valore aggiunto. Sto lavorando per rendere “ospitale” i terreni attorno all’ azienda, perché vivere la ruralità del nostro territorio può essere e dovrà essere un piccolo tassello per lo sviluppo anche turistico del comprensorio.

Gigliola Marinelli