Gabriele Santarelli: Quale futuro per le politiche sociali del nostro territorio?

Ai più attenti non sfugge che la sfida più difficile da affrontare a livello locale nei prossimi anni sarà quella della tenuta sociale di una popolazione sempre più anziana e sempre più in difficoltà economica. Scelte politiche a livello nazionale e dinamiche macroeconomiche stanno mettendo in discussione, più che in passato, la capacità degli Enti Locali di affrontare e farsi carico di richieste di assistenza e supporto sempre più pressanti e diffuse. La fine del sostegno rappresentato dal Reddito di Cittadinanza e il taglio delle risorse destinate alle morosità incolpevoli stanno riproponendo in maniera prepotente il tema degli sfratti e a questo si somma l’aumento ormai sistemico del costo dell’energia che ha ridotto ancora di più la capacità di spesa e di autonomia delle famiglie. Quando aumentano i disagi economici, purtroppo, aumenta anche il rischio di conflitti in ambito famigliare con ripercussioni inevitabili sui minori.
A dover far fronte a tutto questo sono soprattutto gli Enti Locali con risorse sempre più esigue. Per poterlo fare è imprescindibile creare una rete forte e coesa tra Enti, associazioni e società civile. Un comune da solo non può riuscire ad affrontare tutto e non sarebbe funzionale allo scopo agire in maniera disunita senza avere uno sguardo di insieme su un territorio più vasto con il quale si condividono le stesse dinamiche e problematiche. Inoltre i Comuni non sono nemmeno strutturati e organizzati internamente per poter affrontare certe sfide.
Per questo motivo assume sempre maggiore importanza il ruolo degli Ambiti Sociali. L’Ambito Sociale 10 ha affrontato negli ultimi anni un importante percorso di rafforzamento grazie a una politica di assunzione e stabilizzazione degli assistenti sociali che, avviata nel 2021, sta consentendo di rispettare quanto previsto dalla normativa che fissa il numero di assistenti per numero di abitanti di cui ci si deve dotare. In questo stesso periodo l’Ambito del nostro territorio ha dimostrato di saper essere competitivo nell’assegnazione di risorse mediante la partecipazione di bandi. Ne è un esempio il finanziamento di 300 mila euro avuto attraverso il bando Cariverona con il quale è stato costruito il progetto “Janus le radici della resilienza” e gli oltre 700 mila euro di fondi PNRR intercettati a inizio 2022 per progetti destinati all’autonomia degli anziani non autosufficienti, le politiche della casa, centri servizi per il contrasto della povertà, percorsi di autonomia per le persone con disabilità, le dimissioni protette e le politiche di prevenzione del ricovero ospedaliero.
Ma quale è il futuro del nostro Ambito Territoriale?
Da tempo si ipotizza una politica di accorpamento degli Ambiti a livello Regionale e se questo si somma al fatto che a inizio del prossimo anno è previsto il pensionamento del Coordinatore del nostro Ambito Territoriale, è facile ipotizzare che potrebbe essere quello il momento per attuare quella politica di riduzione del numero degli Ambiti.
Ciò significherebbe, probabilmente, essere accorpati all’Ambito Sociale 9 che, nell’hinterland jesino, riunisce ben 21 comuni dei quali 3 nel territorio della Provincia di Macerata. Un Ambito che funziona bene ma con caratteristiche ben diverse da quelle del nostro territorio. Una realtà anche strutturalmente diversa se si pensa che il nostro Ambito riunisce appena 5 comuni con un numero di abitanti complessivo decisamente inferiore. Il rischio di perdere protagonismo nelle scelte delle politiche sociali territoriali sarebbe enorme. Fabriano e gli altri comuni dell’entroterra potrebbero non essere più in grado di autodeterminare quali tipi di interventi sono più necessari e rispondenti a questa realtà diventando una sorta di succursale del territorio della Vallesina nei confronti del quale non avrebbe sufficiente forza per tutelare necessità peculiari che sono oggettivamente diverse.
Questo è il momento, e forse potrebbe essere già tardi, di confrontarsi con la Regione per capire quali siano le reali intenzioni e cercare di scongiurare questa prospettiva o quanto meno essere coprotagonisti dell’eventuale decisione già presa e irrevocabile. Un protagonismo che potrebbe essere utile per guidare il passaggio e iniziare a stringere rapporti per farsi trovare pronti.
Il confronto è necessario anche per sgomberare eventualmente il campo da questa ipotesi e iniziare a sondare il terreno per individuare figure in grado e all’altezza di subentrare all’attuale Coordinatore garantendo una necessaria, almeno iniziale, continuità operativa.
In gioco c’è anche di più. L’eventuale accorpamento dei due Ambiti metterebbe in discussione la sopravvivenza stessa dell’Unione Montana che ha già perso la competenza sul Parco, oggi Ente dotato di autonomia dopo l’applicazione della Legge Regionale. Gestione del Parco e coordinamento dell’Ambito erano quelli che possono essere definiti i core business dell’Ente per cui venendo a mancare questi servizi sarebbe difficile mantenerlo in vita.
C’è da augurarsi che la questione venga presa in seria considerazione quanto prima.

Gabriele Santarelli