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Francesco Fantini: La passione di Cristo nell’arte del Caravaggio

Ci avviciniamo ai giorni della Passione di Cristo, vicende concentrate sulle ultime ore di vita di Gesù Cristo, dall’arresto nell’Orto degli Ulivi, al processo sommario presso il Sinedrio e Ponzio Pilato, alla sua atroce flagellazione, fino alla morte in croce e alla Resurrezione, alla Pasqua.
Michelangelo Merisi, il Caravaggio, nel suo periodo partenopeo realizza una dei massimi capolavori, riprendendo il tema della Flagellazione del venerdì santo.
Flagellazione di Cristo è un dipinto ad olio su tela di grandi dimensioni, di ben 286 x 213 cm realizzato tra il 1607 ed il 1608, attualmente conservato ed esposto al Museo di Capodimonte di Napoli.
L’allestimento e la creazione del Museo nella Reggia borbonica di Capodimonte si devono alla lungimiranza e alle capacità organizzative del concittadino Bruno Molajoli allora Soprintendente alle Gallerie di Napoli. Tra gli obiettivi di Molajoli c’era quello di ricollocare a Capodimonte la pinacoteca, che a partire dal 1806 per volontà di Giuseppe Bonaparte prima, e successivamente nel 1815 per disposizione di Ferdinando di Borbone, tornato a Napoli dalla Sicilia, era stata completamente trasferita nel Palazzo degli Studi, oggi il MANN – Museo Archeologico Nazionale, adibendo la Reggia a prevalente destinazione residenziale.
Il Museo di Capodimonte sarà inaugurato poi, dopo cinque anni di lavori, nel 1957.
Il dipinto del Caravaggio, è organizzato intorno alla colonna alla quale è legato Cristo, a cui l’artista pone già in testa la corona di spine. Qui si dispongono due dei torturatori, uno a lato ed uno dietro alla colonna, i cui gesti precisi e lenti ci proiettano nello sfondo del quadro e verso il primo piano, dove si trova il terzo degli aguzzini, chino, raffigurato in dettaglio di un naturalismo impressionante, a livello tecnico è quella figura che riesce a dare la giusta profondità alla tela.
Dipinto di sconvolgente tensione non solo fisica, quanto soprattutto psichica, emotiva,
sentimentale. I corpi vengono fuori dall’ombra e i tratti fisici vengono definiti dalla luce quasi accecante, sottolineando con grande drammaticità l'evento che il dipinto racconta. La luce come in tutta l’arte del Caravaggio è l’assoluta protagonista, luce che nella penombra illumina il corpo atletico, armonioso, plastico, oscillante per i colpi ricevuti, ma elegante, addirittura quasi danzante di Gesù.
L’oscurità e l’intensità della scena rispecchiano perfettamente lo stato d’animo tormentato dell’artista, fuggito proprio a Napoli per evitare di essere catturato a Roma a seguito dell’uccisione di Ranuccio Tomassoni avvenuta durante un diverbio in una gara di pallacorda tra le vie di campo Marzio in Roma. Gli venne commissionata da Tommaso De Franchis per la cappella di famiglia presso San Domenico Maggiore a Spaccanapoli, qui vi rimase fino al 1972 prima di essere poi trasferita e custodita al Museo Capodimonte.
La Flagellazione di Cristo è un’opera monumentale e austera con una gestualità sobria ed
essenziale. Prevale una resa delle figure naturalistica, gli stessi aguzzini sembrano essere presi dal popolo, tra i vicoli bui e malfamati del centro storico, vicoli che l’artista conosceva benissimo per averli vissuti e per esserci immerso in tutto. L’uso dei colori è limitato e ridotto a una gamma di tonalità color terra.
Quando si visita il Museo di Capodimonte e dopo un lungo percorso museale si arriva a questa sala, l’enorme tela che ci appare innanzi sconvolge per il suo realismo e per il suo impatto. E’ folgorante, non si può che rimanere impressionati, si entra quasi nel vivo della scena, una delle scene più cruente che si possano immaginare, ma quella luce che sembra uscire dall’opera, esalta la divinità del Cristo e nel contrasto mette in evidenza la grande arte e il talento del genio rivoluzionario del Caravaggio. Uno dei più grandi capolavori della storia dell’arte.
Sarà possibile visitare il capolavoro del Caravaggio in via straordinaria fino al 31 maggio presso il Complesso di Donnaregina sempre in Napoli.
Francesco Fantini