Fabriano, parchi fotovoltaici : Scrive l’ex sindaco Roberto Sorci

FABRIANO- Con il dogma scritto nella legge nazionale “Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre misure per ridurre la dipendenza energetica e promuovere la decarbonizzazione; Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre misure strutturali e di semplificazione in materia energetica per la sicurezza e per lo sviluppo dell’energia rinnovabile”.
Mediante una serie di interventi legislativi ad integrazione di una serie di normative e in particolare del d.lgs. 199/2021.e s.m. si dà via libera, a tutte le realizzazioni di impianti da fonti energetiche rinnovabili (pannelli solari – eolico, ecc.).
Lo spirito del legislatore era encomiabile, anche perché l’Europa, ci chiedeva che entro il 2030 il mix energetico italiano abbia il 55% prodotto da energie rinnovabili. Siamo tutti per la transizione ecologica e il miglioramento del mix energetico italiano per garantire un minimo di sovranità strategica. Ma come sempre all’italiana, passiamo da un eccesso all’altro. Non rendendosi minimamente conto, degli impatti che una simile deregulation provoca nei territori.
In questi giorni, come è noto, esiste una grande fibrillazione nel territorio montano, per tutta una serie di decisioni che riguardano i parchi fotovoltaici, che hanno richiamato anche Provincia – Regione a confronto.
Nei giorni scorsi addirittura la terza Commissione Regionale, ha dovuto approvare una norma transitoria per la realizzazione degli impianti fotovoltaici. Proposta che era stata presentata per la discussione nel “lontano” 10 novembre 2022 e dovrà anche andare in aula per la sua approvazione. Nel frattempo, i vari governi, hanno costantemente modificato le norme in materia, rendendo il tutto molto più liberale (per i privati), e sburocratizzando l’iter ma indebolendo i controlli in materia ambientale e paesaggistica, aggiungendo anche come “stimolo” per le imprese anche ottimi incentivi come è oramai prassi in Italia.
Quindi è inutile nascondersi dietro un dito. Grazie all’evoluzione normativa e l’incentivazione economica diretta e indiretta, gli impianti fotovoltaici a terra, anche nella nostra Regione si possono fare con grande tranquillità. Addirittura, è diventato così semplice che si possono realizzare anche con la sola comunicazione delle attività di edilizia libera, dipende solo dalla taglia dell’impianto.
Oggi investire nel fotovoltaico grazie ad un migliore rendimento del pannello, alle agevolazioni e le facilitazioni previste, rendono l’investimento molto più redditizio, il che lo rende un’ottima occasione imprenditoriale.
Nella realtà fabrianese, in questi giorni, già tre richieste di impianti di buona “pezzatura elettrica”, sono stati presentati, con il silenzio assordante del Sindaco e del suo cerchio magico, senza nessuna informativa preventiva ne alla politica, in particolar modo alla sua maggioranza, ne ai cittadini, che ignari di ciò, si sono visti recapitare le lettere di dichiarazione di esproprio-occupazione per pubblica utilità per la realizzazione di un elettrodotto sulle loro proprietà il tutto per consentire investimenti di natura privata. E questa era un’ Amministrazione che faceva della partecipazione e trasparenza il suo asset politico.
Sottolineo che le richieste dei privati sono rispondenti alle “attuali” leggi, che tra l’altro prevedono realizzazioni in siti come: aree industriali, zone a destinazione agricola con distanza max da aree a destinazione industriale entro i 500 metri, in discariche e cave dismesse, ecc…
Ribadisco, che le norme di legge attuali, costruite dietro il dogma della sovranità energetica e transizione ecologica, consentono questi investimenti, lasciando poco spazio alle Amministrazioni locali di interloquire e di pianificare soprattutto il proprio territorio. Se poi ci si mette l’incapacità dell’Amministrazione, di capire cosa potrebbe succedere su un territorio come quello di Fabriano, allora veramente dalla definizione di città della carta e delle lavatrici, transiteremmo a città dei “campi” fotovoltaici, perché tra l’altro, sono in preparazioni altri progetti viste le potenziali aree industriali presenti nel Comune la maggior parte a campo verde, ovvero in aree mai edificate. Di cui il 90 % di queste aree, sono ubicate nelle frazioni, dove allo stato attuale, nessuno oramai realizzerà opifici, per i tanti motivi che conosciamo. È legittimo che i proprietari di quelle aree se trovano offerte, valorizzino i propri beni. Anche perché la remunerazione dell’affitto, allo stato attuale, è maggiore del reddito prodotto annualmente dall’attività di coltivazione.
In questi mesi, chi governa la città e il suo cerchio magico, invece di atteggiarsi a figli del famoso marchese del Grillo e nascondere le situazioni, avrebbe dovuto coinvolgere i potenziali investitori, la politica (anche se la sua maggioranza politica è muta e sottomessa) e la cittadinanza e trovare uno schema di realizzazioni, che portasse benefici a tutti gli attori in gioco (impresa, amministrazione e cittadini). Invece fino ad una settimana fa, nessuno sapeva nulla, compreso il maggior partito di questa maggioranza, quando invece la prima Conferenza di Servizi con la Provincia, per avviare l’iter amministrativo, compresi gli eventuali espropri, si è svolta ben sei mesi fa. Alla faccia della partecipazione tanto sbandierata.
Io capisco che le contestazioni, che stanno avvenendo nella contigua Sassoferrato spaventano e spero, che sia questa la motivazione, ma quando si Amministra, ci vuole coraggio e visione. E non fare i Ponzio Pilato, lasciando “governare” lo sviluppo di queste vicende, che tra l’altro hanno un forte impatto sul territorio, alla sola iniziativa privata, che fa il suo mestiere e non il Buon Samaritano, invece la politica non fa il suo mestiere.
Faccio uno scenario spero assurdo, impegnando le aree industriali del territorio comunale e magari le aree agricole collegate, senza prendere altri provvedimenti compensativi, potrebbe generarsi la situazione in cui gli standard urbanistici del PRG, con cui sono calcolate le destinazioni, vadano a “pallino”, mettendo di fatto in pericolo eventuali sviluppi futuri. Senza poi parlare del forte impatto sul paesaggio. Considerando, che queste attività, non è che producano grande occupazione, anzi direi il contrario, mentre occupano territorio e sono visivamente brutte. E soprattutto cerchiamo di evitare gli errori che abbiamo fatto in passato, distribuendo a macchia di leopardo le realizzazioni, come abbiamo fatto con gli opifici industrialo -artigianali, che quelli almeno costruivano occupazione.
Se poi noto la trascuratezza con cui è stata redatto il verbale della Conferenza dei Servizi del 6 settembre 2023 tra Comune, Provincia ecc. per dare il parere sulla procedura per il primo impianto richiesto, ove si riporta tra i presentì in videoconferenza, come uno dei rappresentanti il Comune di Fabriano, addirittura un tecnico del Comune di Sassoferrato, che non era presente, perché non ha nulla a che fare con questa pratica allora mi preoccupo ancora di più, per le modalità di gestire le situazioni in quanto stiamo parlando di atto pubblico e anche delicato.
Non parlo da sprovveduto, sia per storia professionale, che per quella amministrativa.
Personalmente, sono stato sempre favorevole alle energie rinnovabili: dall’eolico, al fotovoltaico sui tetti, ma su quello a terra solo in casi particolari, perfino al nucleare. Basta vedere gli atti del Comune di Fabriano, nel 2009 con tanto di discussione in Consiglio Comunale, avevamo avviato con i privati, trattando con pari dignità, la realizzazione di un campo fotovoltaico di 5,5 MW, nell’azienda agraria del Comune utilizzando in buona parte il terreno rimodellato dallo sfrido di rifiuto della galleria delle FS di Bellaluce.
Il tutto con un adeguato ristoro o indennizzo, come lo si vuole definire, per la collettività.
Come era stato autorizzato lo studio eolico in una frazione fabrianese. Purtroppo, progetti non più andati in porto, per scelte non dipendenti dall’Amministrazione, nel primo caso e nel secondo per difficoltà tra componenti della Comunanza e discussioni sull’impatto dell’impianto sul paesaggio. Ma con una grande differenza rispetto a quello che sta accadendo oggi, l’Amministrazione non si era “nascosta” e prima di cominciare i percorsi, oltre con la politica che rappresenta la collettività, era andata a discutere con i cittadini interessati in modo trasparente.

Roberto Sorci