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Addio a Franz Beckenbauer, il Kaiser del calcio Mondiale

Ci sono quei personaggi, “miti” sportivi che ci accompagnano nella vita, nei racconti, grandissimi che non ho visto mai giocare, ma che ho seguito poi in altri loro ruoli o dai racconti di mio padre o attraverso immagini e documentari sportivi, campioni di un’altra era che se ne vanno, che hanno lasciato un segno e ricordi anche nelle generazioni venute dopo. E’ il caso di Franz Beckenbauer, classe 1946, scomparso il 7 gennaio scorso, un gigante della difesa, leader della Germania Ovest campione del Mondo del 1974, team forte quello tedesco capace di battere in casa in finale la temibile e rivoluzionaria Olanda di Johann Cruijff. Precedentemente al titolo mondiale, vinse anche gli Europei in Belgio nel 1972, la sua Germania sconfisse l’Unione Sovietica per 3-0. Fu anche tra i protagonisti della semifinale mondiale allo Stadio Azteca in Mexico ’70, la partita del secolo, tra Germania e Italia, terminata 4-3 per gli azzurri, dopo una partita infinita.

Classe immensa, duro, ma con colpi di raffinata tecnica, era soprannominato il Kaiser Franz, testa alta e classe pura, lui capitano e leader del Bayern Monaco, con cui ha vinto campionati e Coppe campioni, poi vincerà la Bundesliga anche con l’Amburgo. Giocatore elegante, di classe, grazie alla sua visione di gioco e alla sua abilità nei lanci aveva la possibilità di dare inizio alle azioni, senza preoccuparsi troppo degli avversari. Divenne insomma un “libero”, ruolo che aveva cominciato a essere utilizzato da molte squadre agli inizi degli anni Cinquanta, soprattutto nel campionato italiano, e che oggi è scomparso del tutto. Era certamente più di un libero, era un giocatore che occupava tanto spazio di campo, da davanti alla difesa a dietro l’attaccante. E in tutto quel campo metteva le sue tante idee impostando il gioco. Il cambio di posizione diede uno slancio ulteriore alla sua carriera: nel 1972 vinse il suo primo Pallone d’Oro, successo che avrebbe replicato quattro anni dopo.
A fine carriera non si fece mancare di giocare anche col grande Pelè a New York coi Cosmos, con cui vinse tre campionati nordamericani.

Da Commissario Tecnico guida la Germania a vincere il Mondiale a Italia ’90 battendo in finale l’Argentina di Maradona, è il primo successo internazionale della Germania unita. Dopo la fine della sua esperienza da allenatore, Beckenbauer divenne un dirigente di grande peso politico e influenza. Nel 2002 coprì il ruolo di direttore amministrativo del Bayern Monaco, club di cui sarebbe diventato presidente onorario nel 2009. Nel 2006 fu il presidente del comitato organizzatore dei primi Mondiali ospitati dalla Germania unita, gli ultimi vinti dalla nazionale italiana: le sue attività di lobbismo per assicurare alla Germania quell’edizione dei Mondiali furono molto criticate. Dal 2007 al 2011 divenne anche vicepresidente della Fifa quando il presidente era Sepp Blatter. Doveroso il ricordo di una leggenda, icona del football senza tempo, così Gianni Rivera lo ricorda facendo riferimento a quel famoso Italia – Germania: “C’era anche lui, lì davanti alla porta, quando segnai il 4-3. Ricordo la sua faccia, più arrabbiato di lui era solo il portiere, Maier. Poi però a fine partita ci salutò. Era un gran signore, anche fuori dal campo”.

Francesco Fantini