Ciao Concetta, l’ultimo saluto a Cerreto d’Esi

Cerreto d’Esi – La città si è fermata, per non dimenticare. Anche il meteo è stato clemente. Una bara bianca con sopra una foto, rose rosse, fiori bianchi e blu, al centro della navata della Chiesa Collegiata di Cerreto D’Esi, gremita. Sindaci del territorio, con in testa il Primo cittadino di Cerreto, David Grillini, istituzioni, rappresentanti di Associazioni come Artemisia, tanti cittadini cerretesi e non solo. Ad officiare le esequie il vescovo della Diocesi Fabriano-Camerino, mons. Francesco Massara, insieme al parroco della Collegiata, don Ferdinando Dell’Amore, a don Umberto Rotili, don Marco Strona, don Gabriele Trombetti. Tutti intervenuti per tributare l’ultimo saluto a Concetta Marruocco, la 53enne infermiera, uccisa dal marito, Franco Panariello, dal quale si stava separando, intorno alle 3 del mattino del 14 ottobre scorso. Accanto ai figli di Concetta, tutta la famiglia della donna colpita a morte dall’ex marito. Ma è tutto un territorio che si è stretto loro intorno per testimoniare affetto e vicinanza. «Una terribile tristezza ci ha sorpresi con inaudita violenza e, ora, fa traboccare i nostri cuori di un dolore indescrivibile. L’omicidio di una donna, di una moglie e di una madre che, stavolta, si chiama Concetta, colpita per mano di un uomo che ha compiuto contro di lei un irreparabile ed assurdo gesto di morte» le parole del Vescovo, Massara. «Con tutta la sincerità e la delicatezza che il momento richiede, voglio dire che non ho parole all’altezza di tanto dolore. Mi trovo qui con tutti voi, soprattutto con i familiari e i tanti amici di Concetta, innanzitutto per condividere lo strazio di questo tremendo dolore, ma anche per restare al cospetto di questo ennesimo tragico evento del quale, ancora una volta, ci domandiamo il senso e la sproporzione. Dal profondo del dolore e dell’angoscia, la nostra voce, pur rotta dall’emozione, ha la forza di gridare perdonaci Signore perché ancora una volta, come comunità umana, sociale e religiosa, non abbiamo saputo fare tutto il necessario per evitare che l’ennesima crisi familiare sfociasse in tanto pianto, dolore, sangue, oscurità e morte. Signore Gesù, aiutaci a non rassegnarci di fronte all’ennesima vittima innocente della più assurda violenza, quella che può generarsi nella solitudine di alcune nostre famiglie. La strada – fatta di autenticità nelle relazioni e di solidarietà tra di noi – è l’unica percorribile se vogliamo interrompere qualsiasi spirale di odio e rancore, se non vogliamo più piangere il sogno di una vita prematuramente spezzata, i sogni di questa donna che era compagna, sorella e madre, e desiderava semplicemente un luogo, una vita in cui potersi sentire amata nella sua unicità irripetibile». Infine, «ascolta Signore la voce della mia e nostra preghiera, affinché la tua misericordia possa raggiungere tutti coloro che sono particolarmente coinvolti in questo dramma, vittime e carnefice, nessuno escluso», ha concluso mons. Massara.

I ricordi

Al termine delle esequie, il feretro è stato portato sul sagrato della chiesa Collegiata di Cerreto D’Esi. Nonostante la pioggia e il forte vento, tutti in raccoglimento e in silenzio ad ascoltare le parole della famiglia, delle colleghe di lavoro e della rappresentante dell’associazione Artemisia, alla quale Concetta si era rivolta per chiedere aiuto e supporto. «Titti tu avevi un gran cuore, nella vita e nel lavoro hai aiutato sempre tutti», l’inizio della lettera di un familiare indirizzata direttamente a Concetta. «Ti sei sempre battuta per un mondo migliore. Ti sento accanto, eri il continuo della mia voce, avevi sempre una parola buona per tutti. Eravamo e saremo quelli che non giudicano. Volevamo un mondo migliore», alcune sue frasi lette con grande emozione. «Ti ricorderemo sempre per la tua generosità e coraggio verso di noi. Cara Titti riposa in pace e aiutaci ad andare avanti, averti incontrato è stato un dono», le colleghe infermiere. «Siamo legate tutte da quel patto di sorellanza per il quale Concetta è e rimarrà in ognuno di noi. La ricordiamo con le sue parole dopo la testimonianza in tribunale nel settembre scorso: “È stato difficile raccontare anni di soprusi. È stato pesante. Adesso è arrivato il momento di diventare combattiva. Adesso basta. Lei era stata precisa, puntuale, lucida. Si stava riappropriando della propria vita. Ci addolora, ci fa rabbia, non doveva finire così. Se tutti avessero ascoltato la sua voce, forse non sarebbe finita così. Vi chiediamo di pensare a quante volte giustifichiamo la violenza o mettiamo in dubbio le parole delle donne. Nessuna donna deve essere violata. Resterai nei nostri cuori e ci darai la forza di continuare», hanno concluso dall’Associazione Artemisia. Mentre il feretro, insieme alla famiglia e ai parenti più stretti, proseguiva verso il cimitero cittadino per la tumulazione, alcuni palloncini blu sono volati verso il cielo carico di nuvole e di pioggia.

Il sindaco David Grillini

Da Sindaco e da cittadino di Cerreto d’Esi non è facile oggi e, in generale, in questo periodo, parlare e affrontare con la dovuta lucidità la vicenda. L’intera comunità è stata oltremodo scossa da quanto accaduto; i cittadini, le istituzioni e tutti quelle persone che gravitano nella nostra comunità hanno risentito direttamente o indirettamente del tragico epilogo verificatosi. Tuttavia, oggi non vi parlo solo come primo cittadino o come cerretese ma anche come padre; ed è giusto che questo tragico evento, che la scomparsa della nostra cara Titti non venga dimenticata dopo questo giorno di lutto e partecipazione. E che soprattutto, il veleno che è fuoriuscito da questa profonda ferita e che ne è stato anche la causa, si trasformi in qualche modo in una cura per il futuro di tutti. Eventi di questa portata infatti non si limitano a interessare solo il luogo geografico ove avvengono ma si estendono anche alle coscienze di chi soffre, di chi ama e di chi combatte giorno dopo giorno per la tutela di situazioni simili.Dobbiamo pertanto conservare la giusta memoria affinchè eventi del genere non accadano
più. Oggi più che mai dobbiamo imparare dagli errori di una società troppo spesso stereotipata e machista. E da padre, appunto, dobbiamo insegnare ai nostri figli il valore della vita, della famiglia e dei ricordi; la perdita della nostra Titti non dovrà essere dimenticata, lei non dovrà essere dimenticata. L’intera comunità di Cerreto è vicina alla famiglia e la famiglia sa che potrà sempre contare sulle istituzioni che oggi rappresento. Grazie.

Marco Antonini