La fortezza reggia dei Farnese

Siamo nella Tuscia, alto Lazio, a Caprarola, borgo che si stende lungo una strada dritta in leggera pendenza che divide in due il borgo. Superate abitazioni medievali e palazzetti rinascimentali, arriviamo a Palazzo Farnese, uno dei capolavori dell’architettura e dell’arte manierista laziale. Lungo la salita si incontrano botteghe, si aprono scorci sui Monti Cimini e sull’intatta natura circostante, noccioleti caratterizzano le colture del territorio. La potente famiglia romana dei Farnese ha avuto per secoli, in questa zona isolata, il centro del proprio potere. Così, intorno al 1530, Alessandro Farnese che diventerà nel 1534 Papa Paolo III, celebre tra l’altro un suo ritratto opera del Tiziano conservato a Capodimonte, dà incarico ad Antonio da Sangallo il Giovane di costruire una fortezza a Caprarola. Alessandro Farnese si sentiva sicuro, vicino a Roma, e in un territorio ricco e dall’aria buona. Con l’elezione a Papa, la costruzione si ferma, ma viene ripresa un po’ di tempo dopo dal nipote Alessandro Farnese che passa l’incarico al Vignola di continuare la costruzione a pentagono abbozzata dal Sangallo. Ma ai Farnese non bastava costruire una residenza magnifica: voleva che avesse anche un ingresso trionfale, da qui anche le ampie scalinate d’accesso. All’interno troviamo un ampio e ben conservato ciclo di pittura manierista con la mano di Taddeo e Federico Zuccari e Antonio Tempesta. Notevole gli affreschi con Minerva e Hermes che formano la raffigurazione dell’Ermatema, opera sempre dello Zuccari, le carte geografiche, che affrescano la splendida Sala del Mappamondo, furono invece realizzate da Giovanni Antonio da Varese.

Scaloni elicoidali, ampie sale, giardini, l’architettura e l’ingegno del Vignola, Baldassarre Peruzzi, senese, importante architetto militare che, nello stesso periodo, stava realizzando all’Argentario le fortezze dello Stato dei Presidi e Antonio Sangallo il Giovane si impegnarono per realizzare questo incredibile palazzo, un vero e proprio esempio di magnificenza della famiglia Farnese, pregevoli gli effetti decorativi illusionistici e gli affreschi araldici. Quando da fortezza si passò alla trasformazione in palazzo signorile, venero tolti i massicci bastioni, con funzione anti cannoneggiamento, che furono sostituiti da terrazze e giardini, in puro stile rinascimentale, per certi aspetti nel giardino sono piuttosto evidenti alcune similitudini con il Giardino dei Boboli in Firenze. Lo Stemma araldico dei Farnese con i 16 gigli ci accompagna nella visita delle sale del Palazzo a dimostrazione della potenza e magnificenza dell’antica famiglia nobiliare. Un sito assolutamente da visitare e da conoscere per la sua arte e storia, in un territorio, la Tuscia che ha molto da raccontarci.

Francesco Fantini

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