SAN VINCENZO DE’ PAOLI: IL BILANCIO DEL PRESIDENTE FABRIZIO TIBERI

“I poveri li avete sempre con voi” (Mc14,7). Il Vangelo secondo Marco ci insegna alla presenza costante e quotidiana del contatto con la povertà nella nostra vita. Il rischio è di lasciare spazio all’indifferenza nei confronti di coloro che hanno bisogno di una mano tesa, di un supporto, di un aiuto concreto. La tragicità del momento storico che stiamo vivendo ha portato alla ribalta la necessità di essere presenti, oggi più che mai, con un conflitto bellico di una tragicità disarmante che ha colpito il cuore dell’Europa. Operativa nella nostra diocesi dal 1931, la San Vincenzo De’ Paoli assicura l’inclusione sociale e si fa garante della restituzione della dignità che la perdita di ogni mezzo di sostentamento genera in ogni donna e uomo, condizione spesso da dover affrontare in completa solitudine. Lo spettro di una “nuova povertà” sta coinvolgendo anche coloro che non avrebbero mai pensato di dover un giorno chiedere aiuto ad altri per affrontare con dignità la propria esistenza quotidiana. Ne parliamo con Fabrizio Tiberi, presidente della San Vincenzo De’ Paoli, per conoscere le attività dei volontari che generosamente prestano servizio di assistenza nella nostra diocesi.

Presidente, in base alle richieste di conforto e solidarietà che arrivano alla vostra associazione, riusciamo a delineare un quadro, dati alla mano, sulla situazione della povertà nel nostro comprensorio?

La situazione di povertà, già presente nel nostro comprensorio dopo la crisi industriale, con la pandemia e la guerra attuale si è accentuata. In diocesi seguiamo 100 famiglie (circa 390 persone). Il 60% sono stranieri e il 40% italiani del nostro territorio. Ma siamo consapevoli che lo stato di disagio è più ampio, viste le grandi richieste di alimenti all’emporio Caritas.

Attraverso quali attività di volontariato la San Vincenzo De’ Paoli riesce ad essere di supporto alle richieste dei più bisognosi?

Veniamo a conoscenza delle situazioni di povertà attraverso richieste dirette o segnalazioni da parte di cittadini e dei servizi sociali. Per capire le necessità concordiamo, con la famiglia, una visita a domicilio. Questo ci permette di instaurare un rapporto di amicizia e relazione per effettuare interventi, come il pagamento di utenze e servizi vari. Poi siamo in contatto con la Caritas e Ambito 10, periodicamente con il “Tavolo delle povertà”, per agire insieme e cercare di rimuovere lo stato di bisogno.

Parliamo della Casa di Accoglienza, operativa dal 1996. Da chi viene gestita, come è strutturata e quante persone ospita al momento?

La Casa di Accoglienza è una risposta concreta alla richiesta di ospitalità che proviene dai fratelli più poveri, in particolare da quelli senza fissa dimora che vivono alla giornata. Nel 2021 abbiamo festeggiato 25 anni dalla fondazione, grazie ai Monaci Benedettini Silvestrini che hanno messo a disposizione la loro struttura in via Mamiani. L’attività della Casa di Accoglienza è possibile grazie all’importante contributo economico donato da S.E. Monsignor Francesco Massara. Per la gestione abbiamo un custode residente e volontari per servizio di cucina, pulizia e manutenzioni varie. Da gennaio ad oggi sono stati erogati 360 pasti e 195 pernottamenti. La casa dispone di 12 posti letto, ridotti a 7 causa pandemia. Attualmente abbiamo 6 ospiti.

Si parla spesso di nuova povertà, senza identificare in concreto chi appartiene a questa categoria. Chi sono oggi, di fatto, i “nuovi poveri”?

Trovarsi oggi in stato di povertà è più rapido che in passato. Basta perdere il lavoro all’interno di una famiglia monoreddito, per non riuscire a sostenere le spese correnti. Nuovi poveri sono anche le persone separate, chi vive nel precariato e chi sopravvive con una misera pensione. Giovani senza lavoro, dove gli interventi governativi non sono sufficienti per restituire alle persone il proprio posto nella società.

Avete ricevuto richieste di aiuto anche in sostegno dei rifugiati ucraini nel nostro territorio?

Non in modo diretto. I rifugiati ucraini nella nostra diocesi sono accolti dall’Associazione Pace in Terra. Abbiamo aderito alla richiesta di aiuti proveniente dalla San Vincenzo Internazionale, presente anche in Ucraina a Kharkiv e a Kiev, e con sedi in 152 paesi del mondo.

Quanto conta il servizio dei volontari per sostenere un impegno così importante quale quello offerto dalla San Vincenzo De’ Paoli?

La Società San Vincenzo De’ Paoli, attiva nella diocesi sin dal 1931, è attualmente operante con 68 volontari presenti a Matelica, Cerreto, Genga, Sassoferrato, Fabriano. Il loro servizio è essenziale per portare avanti le varie attività. Il volontario vincenziano non è solo erogatore di risorse, ma è anche accompagnatore di relazioni allargate, che tende alla soluzione globale del problema avendo la persona al centro dell’attenzione.

Esiste un ricambio generazionale nel mondo del volontariato? I giovani si avvicinano a queste forme di associazionismo?

Nonostante gli sforzi per attrarre i giovani, purtroppo non c’è ricambio generazionale. Abbiamo dei ragazzi che vengono presso la Casa di Accoglienza ma non per scelta, solo come alternanza scuola lavoro. Infatti nessuno rimane come volontario. Altri giovani si rendono disponibili solo per brevi periodi, per esempio durante la distribuzione del “Fiore che non marcisce” presso i cimiteri della città.

Gigliola Marinelli

Ingresso della Casa di Accoglienza di Fabriano