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Da Fabriano a Pergola, viaggio sul binario che riprende vita

Fabriano – La “Ferrovia della speranza”. Così è stata soprannominata la linea Fabriano-Pergola chiusa dal 2014 che da settembre ospiterà i treni turistici, per alcune domeniche, in attesa di una riapertura l’anno prossimo. Nell’entroterra, dove manca il lavoro e le infrastrutture, nemmeno il treno riesce a garantire la sua presenza di un tempo. Questi “rami secchi” abbandonati potrebbero dare nuova linfa a un comprensorio che deve investire ancora di più nel turismo per sopravvivere. Si, la ferrovia della Speranza, lo stesso sentimento che avevano i minatori di Cabernardi e gli operai del gruppo Merloni che percorrevano la linea, tutti i giorni. Eppure, nonostante tutto, di dare uno slancio all’entroterra non ci pensa nessuno. Una volta la linea arrivava a Urbino. Oggi, quando percorri a piedi l’area della stazione ferroviaria di Pergola, trovi una galleria con l’ingresso murato. La linea definita da molti la più bella da punto di vista paesaggistico d’Europa non ospita più, sui binari, né lavoratori, né turisti. Inaugurata il 28 aprile 1895 è stata utilizzata quotidianamente come principale mezzo di trasporto. Anche la seconda guerra mondiale c’ha messo del suo. Nel 1944, infatti, la tratta subì pesanti danni ad opera dei tedeschi in ritirata, compreso il percorso oltre Urbino, non ancora completato. Al termine del conflitto, solo la sezione tra Pergola e Fabriano venne riattivata, nel 1947, mentre le rimanenti tratte furono abbandonate, ad eccezione del breve tronco tra Fermignano e Urbino. Questo ultimo venne riaperto il 2 febbraio 1956 allo scopo di collegare direttamente Urbino a Fano impiegando la ferrovia Fano-Urbino. La chiusura, poi, arrivò nel gennaio 1987. Da Urbino, oltre allo snodo per Fano, i treni avrebbero dovuto mettere la marcia direzione Pergola e poi Fabriano, quindi Roma. Un collegamento non secondario. Se da qui si fosse collegata, come auspicato da tanti, alla linea Albacina-Civitanova Marche, avrebbe messo in tre pure il mondo dell’istruzione. Le università di Urbino, Camerino e Macerata, oltre alle sedi distaccate, sarebbero state in rete. E la “ferrovia della speranza” sarebbe diventata la linea delle Università.

La tratta

Percorriamo insieme la tratta. I binari sono ancora visibili lungo il tracciato mentre son ostati asfaltati i passaggi a livello vista l’assenza di treni in circolazione. Potrebbe essere una vera metropolitana di superfice. Si parte da Fabriano, si supera il quartiere Borgo, dove sorgeva l’unico passaggio a livello all’interno della città della carta. La prima stazione è a Marischio-Ca’Maiano, sede ex fabbrica Lorev e Whirlopool. Dopo nemmeno un chilometro c’è la stazione di Melano-Marischio, dove i merci caricavano gli elettrodomestici presso l’ex Indesit. Il treno, infatti, entrava in stabilimento. Quanti ricordi di quei treni carichi di piani cottura o frigoriferi che obbligava gli automobilisti delle frazioni a stare fermi minuti e minuti in attesa del passaggio del treno, quando ancora c’era l’operatore che azionava, sul posto, le sbarre del passaggio a livello (18 in tutto)! Poi superata la fermata dismessa di Bastia-Rucce arriva a Sassoferrato, percorre la valle del torrente Marena e supera poco dopo la galleria di Fontanaldo, detta anche di Colpeloso. Sorpassa la galleria Morello, lunga 1,1 km e qui, tocca il punto più alto del percorso a 431 metri. Tocca Bellìsio-Solfare dove i minatori caricavano la merce e dove scendevano per andare a casa, nelle storiche case dei minatori a Cantarino. Passa sotto il convento Madonna del Sasso in un percorso naturalistico spettacolare ed arriva a Pergola. Come il grande viadotto sul torrente Sentino alle porte di Sassoferrato, quello di Falcioni.

Il futuro

Rimetterla in funzione permetterebbe spostamenti più fluidi, ma solo se collegata bene con le altre linee, quelle per Ancona, Roma e Civitanova. Fino al 2014 c’erano solo due coppie di treni che facevano su e giù, eppure non era facile conciliare gli orari delle rotaie con quello dei pullman che dovevano fare coincidenza e proseguire per Urbino. A conti fatti è semplice riaprirla se c’è l’investimento della regione Marche e un progetto turistico serio, come quello che sta cercando di portare avanti il fabrianese Giancarlo Bonafoni che vuole riattivarla e portarci anche i treni a vapore. La linea è a binario semplice non elettrificato. L’infrastruttura e gli impianti ferroviari sono gestiti da Rete Ferroviaria Italiana. La lunghezza complessiva dei tratti riattivati nel secondo dopoguerra (Urbino-Fermignano e Pergola-Fabriano), è di 37,186 km di cui 5,586 km tra Urbino e Fermignano e 31,6 km tra Pergola e Fabriano. In origine la lunghezza complessiva era di 79,4 km. Velocità massima di 75–90 km/h.

Marco Antonini