PULLINI (FIOM): “VIVERE E LAVORARE A FABRIANO”

Di Pierpaolo Pullini, Segreteria Provinciale Fiom Ancona

E’ passato più di un anno e mezzo da quando la Fiom, con una iniziativa pubblica, lanciava un grido
di allarme ed un appello a tutte le forze del territorio, avanzando una proposta che voleva essere solo il
punto di partenza di una discussione ampia, con il fine della salvaguardia e del rilancio economico ed
industriale del territorio di Fabriano, con una prospettiva più ampia su base provinciale a nazionale.
Oggi più che mai quell’appello, che non fu raccolto , risulta attuale e le ultime vertenze che si sono
aperte dimostrano un grandissimo ritardo ed una mancanza di progettualità.

Si parlava di come risultasse indispensabile costruire i presupposti affinché ciò che ancora è presente,
da un punto di vista industriale, sul fabrianese restasse qua e si mettesse in condizioni le aziende di
non andarsene ,ma di puntare sulle conoscenze e le competenze del territorio, a cominciare dalla rete di
fornitori e dalla filiera qualificata, puntando sull’innovazione anche dentro la circolarità e la
sostenibilità dell’economia.

I repentini cambiamenti dettati dall’emergenza sanitaria hanno portato sconvolgimenti in settori come
l’Elettrodomestico, prevalente nell’area fabrianese, e la riorganizzazione delle grandi multinazionali,
ma anche di quelle più piccole, rischia di accentuare ed accelerare i processi di desertificazione
industriale e di spopolamento già in atto da anni, spesso in nome di logiche esclusivamente finanziarie.
Oggi più che mai risulta improrogabile un intervento legislativo che fermi le delocalizzazioni, diventa
vitale individuare strumenti e soluzioni per rendere il territorio appetibile per le imprese che già ci
lavorano a restare, incentivando investimenti, formazione, finanziamenti agevolati, anche attraverso
crediti di imposta, con strumenti normativi già esistenti ma anche con progetti dentro il recovery plan,
e premiando chi il lavoro lo mantiene, lo porta sul territorio anche attraverso operazioni di reshoring.
La cosa drammatica e paradossale è costituita dal fatto che, anche in presenza di forti richieste di
volumi da parte dei mercati, rischia di aumentare a dismisura il numero di posti di lavoro che possono
andare persi, soprattutto con la fine del blocco dei licenziamenti, con un aumento della
disoccupazione, della precarietà, dell’impoverimento e con seri rischi di tenuta sociale nel territorio e
nel Paese.

In questo contesto la vertenza Elica può diventare un modello e la lotta delle lavoratrici e dei
lavoratori deve essere sostenuta da tutte le Istituzioni con tutti i mezzi, anche innovativi e coraggiosi,
per convincere l’azienda a rivedere le sue strategie e a puntare sul territorio, anziché abbandonarlo!