FABIO MARCELLI: RIFLESSIONI SU CULTURA E TURISMO AI TEMPI DEL COVID

Le difficoltà del comparto turismo, cultura e spettacolo, una visione concreta sulle potenzialità dei siti artistici della città di Fabriano nell’ottica di un nuovo modo di interpretare il turismo culturale nel nostro comprensorio. Ne parliamo con Fabio Marcelli, ricercatore e professore aggregato di Storia dell’Arte, Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia.

Professore, stiamo vedendo una piccola luce di ripresa, dopo un difficile anno in cui l’emergenza pandemica ha colpito il mondo intero. Quali effetti di ritorno ha subito il settore culturale ed artistico?

L’Istat ha stimato la perdita di 500 mila contratti di lavoro nel comparto cultura-turismo, ma in questo dato vive una delle anomalie italiane che ci rendono deboli: il nostro sistema culturale fonda sul precariato, spesso sottopagato, massiccio il ricorso a volontari e tirocinanti. I precari non beneficiano di ammortizzatori e per loro la crisi è stata esiziale. A fronte di “pochi” privilegiati, vivono professionisti in perenne attesa, salvo poi arrendersi. Ciò significa rinunciare a talenti sulla cui formazione abbiamo investito e al loro prezioso contributo per lo sviluppo del paese.

Come si sta preparando questo settore alla ripresa delle attività?

La filiera cultura/spettacolo – turismo può generare milioni di posti di lavoro e garantire agli addetti continuità professionale, invece paghiamo scelte politiche ignoranti e miopi, dannose per la cultura come per l’economia. A differenza di ciò che avviene all’estero, sono limitate le risorse pubbliche per le istituzioni culturali (musei, teatri, biblioteche, scuole e università). I politici, che spesso paventano la bellezza o l’economia della cultura, non hanno mai portato la nostra ricchezza sui tavoli di concertazione internazionali ed europei come, invece, accade da decenni per le politiche agricole. L’Italia deve custodire un patrimonio di valore planetario. Lo sforzo per conservarlo e renderlo fruibile deve essere condiviso, almeno fino a quando non smetteremo di sprecare tante risorse economiche. E quando parlo di Italia, mi riferisco anche al patrimonio che la stessa Conferenza Episcopale, con fatica crescente, è chiamata a gestire e salvaguardare. Non investire nella conservazione e promozione del patrimonio culturale e ambientale, significa mostrare un paese decadente, meno ospitale, privandoci di servizi di accoglienza, promozione e mediazione culturale d’eccellenza. La cultura è espressione dell’uomo e testimonianza di una società, per questo, a fronte di tanto fascino verso le esperienze “immersive”, resta fondamentale la mediazione “umana” affidata alla sensibilità e alla preparazione dei professionisti. Lo sappiamo bene a Fabriano, poiché non si può certo sostituire la meraviglia di veder nascere, dal vero, un foglio di carta.

Parliamo di Fabriano, in molti auspicano una “conversione” del nostro territorio, cosa manca secondo lei a Fabriano per diventare una città a vocazione turistica, con un forte appeal in ambito culturale ed artistico?

Allo stato attuale nessun comparto, se visto da solo, potrà essere la panacea del dramma sociale ed economico che vive Fabriano. Eccellenza, innovazione, visione internazionale o sostenibilità, devono essere declinati nel turismo come nelle produzioni o nei servizi emergenti. A esempio, ho letto che l’Umbria insedierà un polo per le nanotecnologie nell’area Ex-Merloni, in rete con altri asset come la produzione di idrogeno, l’ingegneria aerospaziale, gli acciai speciali o la farmaceutica. Il patrimonio artistico e le istituzioni culturali di Fabriano sono un tutt’uno con gli altri attrattori del nostro territorio (natura, enograstronomia, borghi montani e rurali). Il segmento turistico trainante, anche a Fabriano, è, e sarà il turismo all’aria aperta. Il rapporto 2021 sul Turismo Outdoor documenta come camping, villaggi, agriturismi e alberghi diffusi, con le attività e i servizi connessi, hanno resistito meglio degli altri segmenti alla crisi. Anche per il 2021 saranno vincenti lo svago e il contatto con la natura che genera benessere psico-fisico, la salubrità degli ecosistemi e dei luoghi meno affollati. Per il 2021 gli analisti prevedono la riduzione della distanza negli spostamenti, privilegiando mete domestiche o nazioni confinanti. Dentro questo scenario, anche Fabriano e il suo comprensorio torneranno a generare nuova economia.

Quali siti della Città e del comprensorio secondo lei meriterebbero una maggiore promozione?

Tra le varie criticità, spero che sarà possibile restituire a una conservazione e una fruizione degna la chiesa di Santa Lucia e in primis la sua sagrestia affrescata. Nel 2017, suggerii al dottor Arteconi di inserire nella sua candidatura a Sindaco l’impegno a far riconoscere lo status nazionale per il Museo della Carta, entrando nella rete dei musei e dei centri scientifici (Trento, Milano, Bologna, Napoli), apprezzo, perciò, che l’Assessore Venanzoni intenda perseguire questo riconoscimento. Piuttosto, speriamo che ciò sia di stimolo a dotare il Museo di uno statuto, di un direttore esperto e di alto profilo, oltre che di un comitato scientifico, avviando una programmazione dello sviluppo e della missione culturale di questa istituzione.

In base alla sua formazione ed esperienza, ha mai pensato ad un progetto di sviluppo per Fabriano che potrebbe inserire la nostra città in un circuito artistico e culturale a livello internazionale?

Fabriano è Città Creativa Unesco per l’artigianato artistico dal 2013, titolo che fonda su una visione produttiva concreta e aperta al mondo, sostenuta dai passati splendori. Non capisco perché le città Unesco non siano beneficiarie di incentivi per accogliere le “imprese creative”. Fabriano, i nostri parlamentari, dovrebbero portarla avanti questa interlocuzione con il Governo. Nel 2009, presentai un’idea di lavoro per il riconoscimento della tradizione cartaria quale patrimonio immateriale Unesco, incentrata su un comitato promotore di altissimo profilo. Illustre e degno presidente poteva essere Umberto Eco. Da un anno la Fondazione Carifac e il Comune, con merito, hanno istruito la candidatura Unesco, quindi, personalmente, spero che si chieda di supportare la candidatura di Fabriano a vari intellettuali di notorietà internazionale, i quali credono nella storia e nel futuro della carta. Quando ho collaborato al programma del dottor Arteconi, ho proposto l’idea di Fabriano come “University Hub”, partendo dal presupposto che la città è vicina a 5 Atenei, 3 Accademie di Belle Arti e 1 Conservatorio musicale, senza dimenticare le Fondazioni Merloni, Fedrigoni, IsTAO o Nemetria. Ora, la Fondazione Merloni, con gli Atenei e altre Fondazioni dei territori coinvolti, ha promosso “Hub Abruzzo, Marche, Umbria”, una risorsa di dialogo, stimolo e ricerca preziosa, per disegnare una visione di sviluppo concreta e innovativa.

Gigliola Marinelli