IMELCA, 40 ANNI DI SUCCESSI. PARLA FEDERICA CAPRIOTTI

Presidente del Raggruppamento di imprese del fabrianese di Confindustria Marche Nord, Federica Capriotti, amministratore delegato di Imelca Srl, racconta con passione quarant’anni di successi della sua azienda di famiglia, leader nel settore degli impianti elettrici residenziali ed industriali, automazione industriale e green energy.

Federica, sei da anni alla guida dell’azienda di famiglia che vanta una lunga storia imprenditoriale ed una costante e radicata presenza nel territorio. Quanto lavoro e passione si celano dietro al successo di Imelca Srl?

Mio padre ha sempre avuto una grandissima dedizione per il suo lavoro ed evidentemente una gran parte di questa innata passione me l’ha trasmessa. Il 2008 è stato l’anno del cambiamento per la mia azienda e per la mia vita professionale. Il territorio fabrianese e l’intero tessuto produttivo Italiano entravano nella crisi più profonda della loro storia recente e mio padre si ritirava dal lavoro, lasciandomi libero arbitrio sul mio futuro: “Se hai passione e sei convinta prosegui…. se hai anche il minimo dubbio, lascia tranquillamente e realizzati nelle tue aspettative”. La voglia di non arrendermi davanti alla difficoltà del momento storico ed il desiderio di proseguire nella nostra passione familiare mi hanno portato, non solo a proseguire sulla mia strada, ma addirittura a rimodulare l’azienda, fino a quel momento a conduzione familiare, trasformandola in una S.R.L. per divenire più innovativa, competitiva e rimanere al passo dei tempi, pur mantenendo inalterata la filosofia della “Grande famiglia”. I collaboratori della ditta Imelca srl non sono numeri; sono persone con una loro storia, con un loro vissuto e con una loro famiglia che, tutti i giorni, si fondono insieme in un unico corpo, lavorando fianco a fianco, puntando diritto sulla qualità del lavoro e sulla continua crescita professionale e personale. Nessuno in azienda timbra il cartellino perché ogni singolo lavoratore sa che il bene dell’azienda coincide con il suo bene e con quello dei suoi familiari e non riesco a concepire altro lavoro se non quello di lavorare in squadra. Ci sono stati periodi di crisi e di forte sofferenza come, non ultimo, quello legato all’emergenza sanitaria, ma che ho sempre cercato di interpretarli e viverli come stimolo per migliorarmi ed ampliare i miei orizzonti professionali.

L’emergenza sanitaria da Covid 19 come ha modificato, anche in termini di sicurezza, la vostra organizzazione aziendale?

Come tutti i miei colleghi imprenditori, abbiamo messo in atto le misure previste dai protocolli per la sicurezza in azienda, con grande senso di responsabilità. Noi imprenditori siamo i primi ad avere a cuore la salute dei nostri collaboratori e dispiace constatare come in questi mesi, così difficili per tutti, spesso siamo stati attaccati da chi diceva che le fabbriche erano luoghi di contagio. E’ vero il contrario e colgo l’occasione per ribadirlo anche oggi: l’azienda è il luogo più sicuro dove stare perché tutti noi imprenditori abbiamo messo in atto dei protocolli rigidissimi come l’utilizzo di dispositivi di protezioni individuali, il distanziamento, i turni di lavoro, gli ingressi alternati, la sanificazione.

La politica nazionale ha supportato adeguatamente le aziende e gli imprenditori in questa fase drammatica che il Paese intero ha vissuto e continua a vivere tutt’oggi?

Non mi piace mandare messaggi negativi, ma certo non possiamo affermare che siamo stati supportati come aziende. A marzo, in allineamento con le posizioni di Confindustria nazionale, avevamo chiesto un piano shock per far ripartire l’economia e invece già il primo decreto aveva profondamente deluso le nostre imprese: ci saremmo aspettati più coraggio e risorse decisamente maggiori, sarebbero servite misure efficaci e immediate invece di tante promesse. Il vero problema è che lo Stato non ha mai considerato l’impresa per quello che è veramente: un bene comune e sociale che porta benessere diffuso per tutti. Poi c’è stato anche il problema della liquidità e anche su questo fronte gli aiuti sono stati decisamente insufficienti: solo garanzie invece di liquidità immediata come in altri paesi europei e una mancata semplificazione delle procedure bancarie. In sintesi, un’assoluta prevalenza di misure “assistenziali” su quelle strutturali. Dulcis in fundo il decreto agosto con l’ennesima, eccessiva, frammentazione delle risorse.

Il tuo ruolo in Confindustria Ancona ti ha messo in contatto con molteplici realtà imprenditoriali regionali e nazionali. Quali sono a tuo avviso le necessità e le priorità che hai riscontrato da parte delle piccole e medie imprese marchigiane?

La mia esperienza in Confindustria è stata e continua ad essere molto formativa e arricchente, sia dal punto di vista personale che professionale. Frequentando l’associazione ho iniziato ad approfondire i rapporti con i colleghi imprenditori e il confronto continuo con loro è stato parte del mio percorso di crescita. Tanto più oggi che ho l’onore di rappresentare i miei colleghi fabrianesi essendo alla guida del Comitato territoriale di Fabriano. Vedi, l’imprenditore si trova spesso da solo a combattere in trincea e la vicinanza di chi fa il tuo stesso mestiere e capisce le tue difficoltà e i tuoi problemi è sicuramente di aiuto. Le Pmi del nostro territorio, come in tanti altri, necessitano prima di tutto di un contesto favorevole a fare impresa: un sistema bancario che sia in grado di supportarle negli investimenti, un sistema politico locale che favorisca l’innovazione e l’internazionalizzazione, un sistema formativo che riesca a soddisfare le loro richieste in tema di risorse umane qualificate e competenti.

Il distretto industriale fabrianese sta attraversando da diversi anni una crisi economica ed occupazionale inquietante. La carenza nelle infrastrutture rende difficile il collegamento tra la costa e le aree montane, la storia infinita della Quadrilatero è da tutti conosciuta. Quali sono gli effetti di ritorno per le imprese locali di queste negatività prolungate nel tempo?

Il tema delle infrastrutture per noi fabrianesi è ancora più grave rispetto al resto della Regione: siamo un territorio talmente marginalizzato e privo di collegamenti e stiamo drammaticamente perdendo ogni attrattività verso l’esterno, sia in termini di potenziali nuovi insediamenti di attività produttive, sia in termine di attrazione di talenti. Hai detto bene tu: la Quadrilatero è una storia infinita, una grande incompiuta. Con il risultato che ad oggi ci troviamo un’arteria fondamentale per i trasporti di persone e merci nella nostra provincia che di fatto è ad una sola corsia per senso di marcia, piena di ostacoli e rallentamenti. Fabriano è più vicina a Perugia che a Jesi o ad Ancona e questo è davvero inaccettabile. Per non parlare di infrastrutture “soft”: gran parte del nostro territorio ancora non è stato raggiunto dalla banda ultra larga e anche questa carenza ha un impatto pesante sulla produttività delle nostre aziende e, di conseguenza, sulla loro capacità competitiva.

Credi che Fabriano abbia saputo sfruttare al meglio l’imponente vetrina internazionale offerta dall’Annual Conference della Città Creative UNESCO del 2019 o abbiamo perso un’occasione importante per mantenere i riflettori puntati su Fabriano ed il comprensorio?

Tenere i riflettori puntati a lungo su Fabriano, mi rendo conto, non è facile. Quello che posso dire è che come Confindustria abbiamo organizzato una mostra, Fabriano Industry Elements, che per la prima volta raccontava la storia dell’industria fabrianese ed è stata un successo al di là delle nostre aspettative: prima di tutto abbiamo fatto conoscere ai tantissimi visitatori la nostra realtà imprenditoriale, fatta non solo dalle grandi aziende note ai più, ma da tantissime piccole aziende, dinamiche e innovative, che tengono alto il nome di Fabriano in Italia e nel mondo. Ma non solo: da questa mostra sono anche scaturite molte collaborazioni con le scuole del territorio che hanno portato le classi in visita alla mostra e hanno organizzato laboratori per gli studenti. Da qui sono nati protocolli d’intesa con gli istituti scolastici per lavorare insieme sulla formazione dei ragazzi, così da far coincidere la richiesta formativa delle aziende con l’offerta scolastica. Forse i riflettori su Fabriano si sono spenti un pò presto, ma le sinergie importanti che si sono create sul territorio ci fanno ben sperare per il futuro del nostro comprensorio.

Gigliola Marinelli