IL SOCCORSO ALPINO INCONTRA GLI ALUNNI NELLA BASE DI “ICARO 2”

di Marco Antonini

Fabriano – “Montagna sicura, sempre!” Il progetto del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico della Regione Marche è arrivato a Fabriano. Nei giorni scorsi due classi di 5 elementare delle scuole Civitanova hanno fatto visita alla base di elisoccorso di San Cassiano. Gli alunni sono stati accompagnati all’interno dell’hangar dove staziona l’elicottero del 118 denominato Icaro 2 in forza al Servizio sanitario regionale. I piloti hanno accolto le maestre e i ragazzi ed hanno spiegato come funziona il mezzo, quali sono le mansioni, come si svolgono le missioni di soccorso del team che è composto dai due piloti, da un tecnico vericellista, due 2 sanitari ed un tecnico di Soccorso alpino e speleologico. A metà mattina il trasferimento da Fabriano a Genga: destinazione Gola della Rossa. I ragazzi hanno continuato l’esperienza nel vedere operare in diretta la squadra di Soccorso Alpino e Speleologico di Macerata che ha simulato una calata con recupero di un ferito attraverso una barella movimentata su terreno impervio, con corde appositamente allestite dai soccorritori predisposti lungo una linea di calata delle pareti rocciose presenti nella Gola. “La prevenzione degli incidenti in montagna – riferiscono gli addetti del Soccorso Alpino – è un compito primario per la nostra associazione. Sono state coinvolte anche le scuole elementari e medie dell’entroterra per raccontare come è importante frequentare l’ambiente montano in tutte le stagioni e soprattutto come bisogna affrontarlo in totale sicurezza”. Il progetto arriva a meno di un mese dal lungo intervento dei soccorritori a Frasassi per salvare una speleologa caduta in una grotta.

 

Così l’abbiamo salvata – dal nostro archivio – 2 ottobre 2018

Genga – “Una volta arrivati sul posto a Frasassi, all’imboccatura della grotta, sul fiume Sentino, abbiamo dovuto prima stendere un cavo telefonico per circa un chilometro per comunicare con l’interno, poi l’occorrente per illuminare. Poi l’infortunata è stata medicata e ci siamo attrezzati per la risalita trasportando la barella lungo il cunicolo. Non è stato facile, c’è voluto tempo. Siamo arrivati a Genga alle 16, il recupero della speleologa bloccata nella Grotta del Fiume è iniziato, una volta allestito il tutto, alle 20 e alle 2 di notte l’operazione si è conclusa positivamente”. E’ il racconto dei medici e tecnici del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico Marche che sono stati impegnati dal pomeriggio di domenica 30 settembre nel recupero della 24enne di Piobbico che era scivolata ed aveva riportato diversi traumi agli arti inferiori tanto da restare bloccata. Sul posto sono arrivati i soccorritori volontari del Soccorso Alpino, in tutto 60 tra tecnici e operatori specializzati, i vigili del fuoco di Fabriano che hanno illuminato la zona interessata e il percorso dall’uscita della grotta fino alla strada con una serie di fari, i carabinieri della stazione di Genga e i sanitari del 118.

La giovane speleologa era entrata domenica mattina, insieme a un istruttore, nel complesso ipogeo di San Vittore, per percorrere un percorso parallelo a quello turistico. L’ingresso si trova sul fiume, sotto la strada provinciale. Qualcosa, dopo aver attraversato la grotta del Vento, non ha funzionato e la giovane è scivolata. Un volo di 5 metri l’ha immobilizzata a terra. Vista la gravità della situazione è stato richiesto immediatamente l’intervento combinato di medici e tecnici del Soccorso Alpino. In totale le operazioni di soccorso, andate avanti per circa 12 ore, hanno richiesto l’impiego di 60 tecnici ed operatori specializzati, di cui una decina alpini. Alle 2 di notte la consegna del ferito all’ambulanza del 118, dopo aver portato la barella per quasi un chilometro. La giovane è stata trasportato all’ospedale regionale di Torrette. Qui è rimasta in osservazione diverse ore. Ieri mattina è stata dimessa: ha riportato traumi agli arti giudicati guaribili in 30 giorni. Sul posto anche i soccorritori Speleo provenienti dalle regioni Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo, Campania e le commissioni operative nazionali: quella medica e quella disostruzione per il coordinamento dei volontari. Un’operazione particolare.

“In quella grotta – riferiscono i soccorritori – non c’è illuminazione e i telefonini non hanno segnale. Il cavo mobile che abbiamo portato dentro ha permesso di comunicare con l’esterno dove c’erano anche due medici anestesisti rianimatori e un infermiere del soccorso alpino e speleologico”. Un percorso, lungo la Grotta del Fiume, non particolarmente difficile perchè con non ha grossa profondità. L’unico rischio è quello di perdersi visti i vialetti a mò di labirinto che si formano lungo le grotte. La ragazza indossava l’equipaggio adatto, aveva il casco, la corda assicurata, abbigliamento per resistere alle basse temperature e le attrezzature per la salita e discesa. Un’escursione non particolarmente facile si è conclusa nel migliore dei modi grazie all’intervento dei soccorritori che hanno riportato alla luce la donna rimasta intrappolata, per 12 ore, nel complesso ipegeo conosciuto in tutto il mondo.