SCUOLA DI CLASSE?

Mentre ferve la campagna elettorale più fantasiosa della storia e mentre alcune città italiane si risvegliano al suono delle marce neonaziste, rischia di passare sotto silenzio la questione delle pubblicità classista di “certi” licei nazionali. Nei RAV (rapporto di autovalutazione) di alcuni di questi, che sono poi le carte di presentazione attraverso le quali le famiglie scelgono gli istituti dove iscrivere i figli dopo le medie, sono comparse “dichiarazioni tecniche”, chiamiamole così, che evocano l’omogeneità, sociale, quando non etnica, e persino cognitiva dei loro gruppi classe.

Per capirci la corsa alle iscrizioni e la volontà di cattura di un certo ceto medio “affluente” – più immaginario che reale- ha condotto alcune istituzioni scolastiche a dichiarare la loro purezza sociale e nazionale. Così il classico romano Visconti scrive a proposito della composizione delle sue classi “tranne un paio, gli studenti sono italiani e nessuno è disabile”, mentre il genovese Doria sottolinea come l’assenza di “gruppi particolari” (ad esempio nomadi) offra ai ragazzi un “background favorevole”. Siamo alla frutta verrebbe da dire, evocando per contrasto l’articolo 3 della Costituzione italiana che recita: ‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge’. Dove l’avevano messa dunque la Costituzione quei dirigenti nel momento in cui autorizzavano dei RAV del genere? Il ministro Fedeli è andato su tutte le furie e pare abbia intenzione di comminare delle sanzioni a certi dirigenti per aver così platealmente disatteso il dettato costituzionale.

E tuttavia nell’attesa di sapere come andrà viene da giustificare in un certo qual modo il maldestro tentativo classista di queste scuole. Direte perché? Ma perché dopo quindici anni di marketing scolastico avremmo dovuto aspettarcelo. Perché a forza di seguire merito e competenze avremmo potuto prevedere la deriva aziendalista e fighetta di certi dirigenti. Perché a forza di dimenticare che la scuola è scuola quando avvia e forma la cittadinanza per sottolineare la sua capacità di avviare al lavoro era perfettamente chiaro cosa sarebbe successo. E che cioè qualcuna avrebbe seguito gli inviti dei gruppi di pressione quali Fondazione Agnelli ed altri. Per non parlare delle pressioni di certi ambienti ciellini. In fondo questo ennesimo incidente di percorso non è che la riprova del fallimento delle riforme.

Marta Nussbaum in un libro famoso “Non per profitto” ha messo in evidenza quali sono i pericoli dell’adorazione del PIL nei paesi emergenti o a capitalismo avanzato a discapito della formazione e della civilizzazione dei cittadini. La scuola ha un grande compito futuro: non rinunciare alla coltivazione delle individualità e della immaginazione che sono gli strumenti in grado di favorire il senso della qualità della vita. Il recupero dell’umanesimo nel senso più ampio del termine è parte di questo compito. Bisogna rispondere all’avanzata della tecnocrazia ribadendo il robusto apporto che danno all’uomo arte, cultura e filosofia. “Le arti sono un grande nemico dell’ottusità, e gli artisti (a meno che non siano del tutto sottomessi o corrotti) non sono i servi fidati di alcuna ideologia, neppure di una fondamentalmente buona: essi chiedono, sempre, all’immaginazione di superare i confini, di vedere le cose in modo nuovo”(M.N)

Alessandro Cartoni