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DISTOPIE E PREFIGURAZIONI

Non è vero che esistono società ottimistiche o epoche storiche che abbiano fiducia nel futuro. Ogni tempo ha configurato il futuro in modo diverso ma sempre con una speciale emozione legata più allo spaesamento che alla certezza. Anche il secolo progressista per eccellenza il ‘700 ha pensato al futuro in modo angosciante e per nulla fiducioso, col risultato che i pessimisti hanno superato di gran lunga gli ottimisti

Ma una speciale paura del futuro è legata all’idea che il progresso e la tecnica abbiano in mano potenzialità gigantesche e impensabili in grado di cambiare la stessa immagine dell’uomo. Non a caso è sempre quel segmento temporale che va dalla seconda metà del ‘700 alla prima metà dell’’800 ad aver fondato l’idea di una letteratura avveniristica, ambientata in un tempo successivo a quello dell’enunciazione e che propone problematiche, sfide e paure ancora non ben catalogate e circoscrivibili. Così nasce il primo testo di fantascienza che gli Anglosassoni rubricano con la sigla S.F. cioè “science fiction”.

Così è stato per il Frankenstein di Mary Shelley che nata come storia di fantasmi conquista il cuore dell’Europa per l’atmosfera allucinata e la presenza di una creatura prodotta dalla mente malata di un medico prometeico e sacrilego e poi orrendamente abbandonata al suo destino. Così è per gli incubi a cielo aperto dell’epoca nucleare degli anni ’70 di R. Bradbury o I. Asimov, fino alle paure legate alle tematiche del doppio dell’intelligenza artificiale e dell’impero delle macchine di P. K. Dick o di J. Ballard. Se volessimo poi trovare una linea italiana non sarebbe difficile in quella letteratura impropriamente detta “fantastica” che va da Buzzati a V. Evangelisti. Sta di fatto che quasi sempre i sogni di gloria che l’opinione pubblica nutre intorno alle magnifiche sorti e progressive della tecnica si rovesciano in distopie cioè in utopie al contrario il cui scopo è mantenerci attenti e vigili intorno ai pericoli della sbornia tecnologica. Per questo ogni innovazione ha sempre uno specifico effetto di senso letterario ed emotivo che risuona nella mente di chi scrive.

Pronta a scrutare nelle viscere del futuro, nei suoi misteriosi scenari e nelle paure che suscita il nuovo millennio è anche la Carboneria Letteraria che presenta la sua ultima antologia “Alla periferia della galassia stanca” sabato prossimo 13 gennaio alla Libreria Pandora, con la partecipazione di Gian Pietro Simonetti. Potrebbe essere un’occasione per parlare di futuro e letteratura con gli appassionati e la città.

Alessandro Cartoni