IL ROCK E’ MORTO?/!
Di Max Salari
Partendo dal concetto che la musica rispecchia sempre la società del momento e che è l’evento che muta il modo di agire della società, potremmo anche dire che il Rock non è morto ma tramortito. Si perché la musica non muore mai, neppure i generi che la compongono, piuttosto mutano con i suddetti eventi, compresa la tecnologia che avanza. Siamo noi che restiamo avvinghiati ai ricordi ed alla musica che ci fa tornare alla mente il primo amore, la gioventù etc. Tutto ci sembra fermo li, impossibile pensare che la musica a venire sia più bella. Ascoltate i vostri nonni e vi diranno che la musica degli anni ’50 era la migliore, così i vostri genitori, per loro la migliore è quella anni ’60 o ’70, a seconda dell’età e via dicendo. Inopinabile che sono esistite mode orribili, suoni di plastica e amenità varie, ma tutto serve per portare al dna della musica di oggi un qualcosa che ci dice “così è meglio di no”. In parole povere, anche il brutto è servito. Non dimentichiamo che anche nel Metal c’è stato il momento dei sintetizzatori e quant’altro, persino i padri JUDAS PRIEST li hanno usati in “Turbo”. Sacrilegio o evoluzione ? E quindi li…il Rock è morto?
Oggi il Rock è solo tramortito, perché di artisti validi ci sono sempre, il genio non muore mai, si adatta ai tempi.
Mentre una volta negli anni ’60/70 per fare un disco spendevi soldi, fra sala d’incisione, manager, distribuzione, pubblicità, permessi etc, dovevi essere un pazzo a non voler dire qualcosa di buono, oggi invece con un pc, due strumenti, un buon programma e social network, sei produttore di te stesso, puoi registrare e camuffare ciò che vuoi a spesa quasi zero. Risultato, una volta uscivano 20.000 dischi al mese, oggi ne escono 2.000.000 al mese! Ma gli artisti che hanno qualcosa da dire ci sono sempre, solo sotterrati da tonnellate di immondizia sonora. E’ matematico.
Questione soprattutto di CULTURA. La musica è un evento, una volta si comperava un disco e lo si ascoltava a casa con gli amici per commentarlo, studiarlo, coglierne i particolari, era un movente di relazione e ritrovo. Una gara a chi ne sapeva di più, conoscendo gli stili, l’evoluzione della musica e dell’autore in considerazione. Si spulciava.
Oggi la musica si scarica, il lavoro di un artista ha valore zero per il 90% degli italiani, un fugace ascolto, magari in macchina, nulla di più, non ci si ritrova, non si apprezza l’artwork, non si capisce nemmeno più il valore qualitativo del suono, la musica compressa (orribile) è tollerata.
Mordi e fuggi, la società corre, non ha tempo di soffermarsi su chi ha qualcosa di diverso da esporre, così anche i media snobbano i “diversi” e questi spesso fanno ROCK. Ciò accade soprattutto qui in Italia, perché all’ estero la CULTURA musicale è completamente differente.
Intanto suonano Rock e non lo sappiamo.
Allora, in conclusione, CHI E’ MORTO IL ROCK O IL NOSTRO CERVELLO?
RECENSIONE
Questa settimana diamo risalto ad un cantautore fabrianese: MARCO SONAGLIA
MARCO SONAGLIA – Il Pittore E’ L’Unico Che Sceglie I Suoi Colori…
Ars Live Records – Genere: Cantautore – Supporto: cd – 2013
A chi ha una certa età come la mia, quando si dice “cantautore”, vengono alla mente artisti come Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Eugenio Finardi, Ivan Graziani e così via, la crema degli anni ’70 a venire. Perché questo preambolo? Semplicemente per rimarcare l’impegno che questi musicisti mettono nei testi e nelle musiche. Spesso con loro si pesca nel sociale, come con De Andrè o Guccini. Quest’ultimo è anche punto di riferimento di molti cantautori a venire, anche dei nostri tempi e chi ne è rimasto colpito, ci resta indelebilmente legato.
Uno di questi è Marco Sonaglia, giovane cantautore marchigiano che nutre passione ed ideologia nei confronti di un maestro come Francesco Guccini (ma non solo).
“Il Pittore E’ L’Unico Che Sceglie I Suoi Colori…” è un album che vive proprio a cavallo dei due contesti e ciliegina sulla torta, resta appunto la bonus track de “Il Vecchio E Il Bambino”, dove tutto lo spirito Gucciniano fuoriesce nel suo splendore.
Ma partiamo dall’artwork che mette in luce la creatività non solo di chi propone, ma anche di chi acquista l’opera e spiegherò il perché. Sotto il titolo si evince una virtuale tavolozza di colori ed una palla di cartapesta e DAS in bianco e nero. Essa rappresenta alcuni passaggi del disco, come il brano “Hanno Rubato L’Urlo Di Munch”, proprio con il famoso volto gridante al centro della palla. All’interno del disco c’è un poster che rappresenta la copertina con la quale si può colorare la palla a proprio piacimento, magari proprio mentre si ascolta la musica, così da essere interattivi con l’arte di Sonaglia. La scultura si chiama “Il Mondo Di Sonny” ed è di Nikla Cingolani, anche fotografa assieme a Paolo Farina. Nel corso del disco, l’autore si coadiuva di numerosi special guest, per fare alcuni nomi Marino e Sandro Severini dei Gang, Gastone Pietrucci (La Macina), Michele Gazich al violino e Massimo Priviero alla voce.
Le tracce sono dieci e si comincia con “Gauguin Drogato”, una vera ballata che ricorda Francesco De Gregori ed il ritmo è quello di un treno in corsa. Un malinconico violino apre “Il Piccolo Soldato” assieme alla fisarmonica di Giuliano Stacchiotti. Veli di nostalgia si alternano a giocose ballate su testi importanti e descrittivi in stile De Andrè. Amara descrizione del razzismo in “Mississippi 6 Luglio 1873”, conclusa su un bel solo di chitarra elettrica. “Mamma Ro” è un equilibrio emotivo fra sensazioni Castelnuovo/De Andrè, giornate raccontate in maniera approfondita e fotografica. Le parole di Sonaglia infatti sono piccole fotografie di vita, ma viste con l’ottica del fotografo professionista, cogliendo particolari che altri non vedono. Il ritmo sale in “2004 (Circa)”, dura ed amaramente sarcastica, un buon duetto di chitarra acustica ed elettrica la impreziosisce.
Più ricercata “La Festa Di San Giovanni” con la tromba di Samuele Garofoli a fare da intramezzo ai testi, mentre “Gli Occhi Di Lucia” è una dolce ballata, uno dei momenti più belli del disco grazie anche ad un buon arrangiamento di piano e violino e con un ritornello toccante. “Hanno Rubato L’Urlo Di Munch” è per tendenza un brano in stile Graziani, non per l’opera rubata che nel caso del teramano è la Monna Lisa, piuttosto come metrica lirica non del tutto convenzionale, quella di “Scappo Di Casa”. Chiude ufficialmente l’album un’altra dolce ballata, “Stasera La Luna”.
Musica che dona riflessione, profondità poetica ed emotività questa di Marco Sonaglia, un debutto che un fans del vecchio cantautorato e dei nomi citati in precedenza non si deve lasciar sfuggire. In un mondo musicale dove tutti gridano e corrono, c’è anche un attimo per fermarsi a riflettere, o per meglio dire…. Ad ascoltare. MS
MARCO SONAGLIA – Il Vizio Di Vivere
Accademia Cantautori Di Recanati
Genere: Cantautore – Supporto: cd – 2015
Ritorno con estremo piacere a parlare del chitarrista Marco Sonaglia, mio concittadino fabrianese dell’entroterra marchigiano. Il fatto di giocare in casa, nella realtà porta in me il dovere di essere più obiettivo possibile, e lo sarò in quanto mentire o per meglio dire enfatizzare un qualcosa che potrebbe non essere, farebbe solo del male ad un artista e ad un amico oltre che alla mia credibilità critica. Per cui il mio pensiero è qui ancora una volta disinteressato e sincero come sempre e più che mai!
Detto questo c’è da iniziare analizzando la realtà dei fatti in ambito “cantautori”, in Italia sono sempre di meno e meno impegnati non tanto per loro colpa, ma in quanto la società è cambiata, sempre più mordi e fuggi, non propensa a soffermarsi ad ascoltare e soprattutto a pensare. Il coraggio di dire ciò che si pensa, magari anche con ironia, analizzare la vita quotidiana, lo stato sociale, alcuna letteratura, è fatto oramai raro. Sonaglia con il secondo album dopo il buon “Il Pittore E’ L’’Unico Che Sceglie I Suoi Colori” datato 2013, ritorna in versione acustica e in formazione trio. “Il Vizio Di Vivere” sceglie questo tipo di percorso sonoro in quanto volenteroso di dare risalto ai testi di Giorgio Tintino e Francesco Urbinati, e ci riesce in maniera garbata e molto spesso con classe. Sonaglia è amante del cantautorato anni ’70, spazia da Guccini a Lolli, passando anche per Nomadi, questo lo si evince spesso dall’ascolto dei brani dell’album di esordio. E dopo due anni?
Ma andiamo con ordine, Sonaglia si coadiuva del pianista ed arrangiatore milanese Onofrio Laviola e del chitarrista Edoardo Marani. Ci sono riferimenti di letterati al riguardo, con una scansione del secolo che passa attraverso Cesare Pavese e Franco Fortini, procedendo per un analisi a tratti malinconica e drammatica. Questa viene bene rappresentata anche in copertina dall’opera di Roberto Stelluti “Francesco Sulle Carcasse” del 1978. Una pila di auto rottamate in un precario equilibrio con uno scenario oscuro, sporco, trasandato, e sopra un bambino che guarda di sotto, e che non vuol cadere, destinato metaforicamente a un presente di certo non roseo. Ma anche in questo caso c’è un segnale di speranza, il bambino è circondato di luce, uno squarcio nel cielo plumbeo probabilmente di ottimistico auspicio.
Ed ecco il Marco che non ti aspetti, nei sette brani dell’album (esclusa l’ottava bonus track) l’autore fa capolino fuori del proprio guscio “Gucciniano”, mettendo a nudo anche altre sue predilezioni musicali, si fa coraggio e prende possesso delle proprie capacità e della personalità, amalgamando il tutto con garbo. In questo bel viaggio sonoro ho riscontrato molti particolari che possono condurre ad artisti come Banco Del Mutuo Soccorso (grazie agli arrangiamenti delle tastiere), Ivan Graziani (per alcune metriche liriche), Mario Castelnuovo, Francesco De Gregori, Fabrizio De Andrè, Claudio Lolli, Giorgio Gaber e anche del cantautorato francese. Davvero un calderone culturale elevato ed impegnativo.
Dopo ripetuti e ripetuti ascolti non riesco a estrapolare una canzone sopra le righe, il livello è notevole, sopra la media del genere in analisi, ed ecco che “Emilio”, “La Luna E Il Falò” e “Nella Terra Di Nessuno” ti scaldano la mente ed il cuore. “Il Buongustaio” è allegramente cinica, diretta, ruvida nella sua semplicità nell’esprimere il concetto di umanità: “Io sono un buongustaio, e alla crema della società preferisco come sapore la feccia dell’umanità”.
“Il Grande Inquisitore” è ottimamente arrangiata e si stampa facilmente in mente, con il suo clamoroso profumo anni ’70. Gradevole “L’Altro Saluto”, ancora una volta bene arrangiato da Laviola. Più Prog nell’intento è “Nella Terra Di Nessuno”, qui se posso sbilanciarmi in un consiglio vedo una buona strada per il futuro musicale di Marco, quando sarà definitivamente uscito a nudo con coraggio. Dolcissima e commovente “Vice Veris”.
Chiude la bonus track “Le Intermittenze Del Cuore”, omaggio a Claudio Lolli, unico brano non acustico dell’intero album, qui in versione più elettronica.
La direzione artistica è a cura di Lucia Brandoni, il progetto grafico è di Raffaello Cardinaletti, mentre la registrazione negli studi Klangstrm di Recanati, sotto la cura di Paolo Bragaglia rende giustizia all’intero lavoro con il suo suono caldo.
Ci si chiede all’interno del booklet se è ancora possibile un incontro fra musica popolare e poesia, la mia risposta è si, perché…perché voglio credere ancora che sia così, almeno il tempo di un album come questo. Il resto è consuetudine. MS
CANZONI CONSIGLIATE DELLA SETTIMANA
Ovviamente ci sentiamo di farvi ascoltare dei brani di Marco:
“Gauguin Drogato” https://www.youtube.com/watch?v=0qzAGBsFcP4
“Emilio” https://www.youtube.com/watch?v=_xO7yZGdVoU
Lasciatevi augurare anche BUON NATALE a modo nostro!
https://www.youtube.com/watch?v=8WeUNF800Jk
ROCK & WORDS sono Fabio Bianchi e Massimo “Max” Salari. Insieme raccontano la storia della musica Rock e dintorni, l’evoluzione e come nascono i generi musicali, tutto questo in conferenze supportate da audio e video . Assieme sono nel direttivo dell’associazione Fabriano Pro Musica.
FABIO BIANCHI: Musicista, suona batteria e tromba. Ha militato in diverse band fra le quali i Skyline di Fabriano e l’orchestra Concordia.
MASSIMO “Max” SALARI: Storico e critico musicale, ha scritto e scrive in riviste musicali di settore e webzine come Rock Hard, Flash Magazine, Andromeda, Rock Impressions, Musica Follia, Flash Forwards ed è gestore del Blog NONSOLO PROGROCK. Per sei anni è stato vicepresidente di PROGAWARDS, premio mondiale per band di settore Rock Progressivo e sperimentale.
PER CONTATTI: rockandwordshistory@gmail.it