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LA PASSIONE DI CRISTO VISTA DAL CARAVAGGIO

Siamo nella Settimana Santa che ci porta alla Pasqua, l’arte di Caravaggio il modo migliore per rivivere, attraverso l’arte, la passione di Cristo, forte del suo realismo, della rappresentazione della sofferenza in una scena reale come nessun altro è stato in grado di fare. La Flagellazione di Cristo del Caravaggio è un olio su tela di cm 286 x 213, opera monumentale conservata al Museo di Capodimonte a Napoli. Caravaggio fugge nel 1606 da Roma sotto la minaccia di condanna a morte, è tra gli artisti più famosi e celebri della città, arriva a Napoli, una grande città non lontana da Roma, una delle più popolate d’Europa percorsa da correnti artistiche, nuove idee, fremiti di rivolta, una città dove subito trovò spazio, dove subito riuscì ad entrare in sintonia con l’ambiente caldo, movimentato, vivo. Giovan Pietro Bellori ci ha tramandato che quest’opera venne eseguita nel 1608 per la famiglia De Franchis, per la precisazione per la loro cappella presso San Domenico Maggiore. Qui il Merisi riprende il tema proposto da Sebastiano del Piombo, il dipinto è organizzato intorno ad una colonna alla quale è legato Cristo, dove si dispongono due torturatori ai lati, mentre il terzo è posto in primo piano chino nella sua plasticità nell’atto di legare il flagello alla stipe. La luce elemento portante nel chiaroscuro caravaggesco pone Gesù illuminato che in una posizione tortuosa, quasi in un movimento danzante, elegante, sembra contrastare le movenze rozze, grezze e rigide dei suoi torturatori, ripresi come persone provenienti dalla strada, nella loro realtà, nella loro durezza, sporcizia e crudeltà, il popolo dei vicoli. Opera di forte drammaticità, tra le più strazianti del Caravaggio, massima espressione della passione di Cristo. Un Caravaggio sorprendente che con il suo barocco forte trasmette emozione ed intensità compiendo davvero un capolavoro. Siamo in conclusione, approfitto per augurare a tutti i cari amici lettori del Milione, un buon proseguimento una serena e felice Pasqua.

Francesco Fantini