DICAPRIO, IL ‘PIGLIO VERDE’ E LA STATUA DELLA PUBERTA’
Da circa 60 ore Twitter è listato a lutto. Dopo 23 anni di stalking, inseguimenti, missive e cuoricini, Leonardo DiCaprio (che da 23 anni è sempre DiCaprio e non Di Caprio) ha acciuffato sto benedetto Oscar. Condannando 123 milioni di utenti del social cinguettante a cure incrociate di Prozac e Cipralex. E soprattutto, a rifarsi una vita, dopo annate di gif, freddure sciatte, fotomontaggi cretini e “meme” spassosi quanto uno speciale “Elisir” sull’alluce valgo, tutti volti a sfottere il poliedrico losangelino. Che non aveva certo bisogno dell’aurea statuina per entrare nel gotha dell’actor studio, ma tant’è: pare che i chirurghi del Cedar Hospital le stiano tentando tutte per staccarglielo dalla mano sinistra. “Lo volevo impugnare sin dalla pubertà” – dice (astenersi malizie).
La prima a rallegrarsi con lui? Kate Winslet, la stronzetta che nel ’97 lo lasciò crepare a mollo tra le platesse dell’Atlantico col Titanic spaccato in due (come un PD qualunque) sullo sfondo e le litanie di Celine Dion in sottofondo. Tutti si aspettavano fiumi di champagne e scene di giubilo, e invece no. Il prode Leo è sprofondato in un pippone ambientalista che a confronto una “lectio magistralis” del professor Giuliacci sulla tramontana può sembrare pura letizia. Riscaldamento globale, clima, biodiversità, amore per la natura: per uno che nel suo film ha prima accoppato un orso e poi sventrato un cavallo per dormirci dentro (oltre a trangugiare pesci vivi e frattaglie varie a ogni piè sospinto), una bella svolta.
Il pippone però ha avuto l’effetto dell’atropina: incerto il numero delle vittime in sala. Per evitare il sonno, Morricone ha preso a colpi di oboe un cd dei Subsonica, Stallone si è messo a picchiare Jennifer Lawrence scambiandola per Ivan Drago e gli “Hateful Eight” da 8 sono passati a 88. Per mettere fine allo stillicidio, Lady Gaga è stata costretta a interpretare a cappella l’ultimo singolo di Lorenzo Fragola. Solo lì Leo si è stoppato. Dopo cotanta omelia, la Rai ha annunciato che da settembre DiCaprio condurrà Linea Verde insieme a Daniela Ferolla.
Sui social, il primo a congratularsi con l’attore per la svolta “green” è stato il capo di governo meno ambientalista sulle terre emerse. “Bravo Leo, e complimenti per il tuo primo Pallone d’oro!” – ha detto Matteo Renzi sottolineando che “anche l’Italia non è mai stata così “green”. Già. Tanto che poche ore dopo il reuccio fiorentino ha spedito lo scudiero Anzaldi a tirare le orecchie a Riccardo Iacona, giornalista reo di aver preso a picconate su PresaDiretta l’ipocrisia nostrana sugli OGM. Che sono in tutti i prodotti di cui ci strafoghiamo (dalle spinacine al topping alla mela cotogna, passando per la colla di pesce), ma per volere del Parlamento non possono essere studiati dagli scienziati. Ma in fondo… sti cazzi: ambientalista fa figo. Specie in campagna elettorale. Là si mena un po’ sulla mobilità sostenibile, si sparano quattro filastrocche sulla raccolta differenziata, si fanno due-tre boccacce alle polveri sottili e il gioco è fatto. E guai a toccare gli animali: si crocifigge in sala mensa lo chef Carlo Cracco per aver cucinato un piccione in tv (le nostre nonne sarebbero tutte a Rebibbia a quest’ora) e tanti applausi. Poi, una volta a Palazzo Chigi, si rintrona tutta la fauna ittica dell’Adriatico sparando bordate in mare con l’AirGun, si glissa di fronte allo strazio dell’Ilva e si piazza qualche ZTL qua e là. E se lo smog morde, sei ave marie, tre glorie al padre e due giorni di targhe alterne. Senza dimenticarsi di piazzare al ministero dell’Ambiente una fantasmino alla Galletti, noto all’opinione pubblica quanto l’assessore alle luminarie natalizie del comune di Capodolcino in Valle Spluga.
Fabriano non fa eccezione, con le sue fabbriche incollate da 50 anni a scuole e chiese, il suo fiume martoriato (sul quale ora ci si accapiglia per salvarlo) e i suoi cittadini che chiedono di “depennare” le auto dal centro, ma che poi con la Clio ci vanno pure al cesso. Tanto poi c’è Facebook, e lì tra gattini, orticelli e pannelli fotovoltaici il “green” acchiappa. Con le nuove “reactions” anche tanti “wow”.
Valerio Mingarelli