SORCI: ‘IL SAN PIETRO MARTIRE NELLA CHIESA ‘PINACOTECA’ DI SAN DOMENICO”
La statua lignea di San Pietro Martire, una volta terminato il restauro, dovrà tornare nella sua collocazione originale, la chiesa di San Domenico, nel quartiere Piano di Fabriano. E’ quanto sostiene l’ex sindaco Roberto Sorci che, nei giorni scorsi, ha fatto ulteriori passi in attesa di ufficializzare la sua candidatura per le elezioni comunali dando il nome ‘L’altra Fabriano’ alla sua probabile lista. Al logo, quindi, manca solo una conferma da parte di Sorci che, al momento, preferisce non commentare. Sul turismo, invece, ha le idee chiare. E’ stato proprio lui, insieme allo storico Fabio Marcelli, ad approfondire, quasi dieci anni fa, la questione della statua di San Pietro, “per molti considerata brutta”. Sorci l’ha fatta studiare da esperti di fama nazionale che hanno confermato lo studio di Marcelli ed stata attribuita a Donatello. Un possibile gioiello, quindi, da valorizzare nel migliore dei modi. Su questo si concentra l’attenzione di Roberto Sorci.
Il turismo
“A Fabriano manca il concetto di ospitalità – ha detto – e per salvarci dobbiamo riuscire a lavorare in rete. Sono finiti i tempi in cui ogni organizzatore è principe di se stesso”. L’ex sindaco per due mandati, guarda in lontananza e definisce la chiesa di San Domenico, per tutti nota come Santa Lucia, una “piccola grande Pinacoteca”. Come dargli torto? “Con le cappelle gotiche, la sagrestia e la statua di San Pietro – ha precisato – la chiesa è uno scrigno d’arte da valorizzare bene stringendo sinergie con tutti i protagonisti del settore, con i commercianti e studiando un biglietto unico cumulativo che ti permetterebbe di visitare tutta Fabriano. San Domenico testimonia un periodo d’oro dell’arte fabrianese che oggi, a distanza di secoli, potrebbe farci uscire dalla crisi. Il punto – ha concluso – non è chi o perchè deve finanziare il restauro, ma come valorizzare questo complesso con quell’ulteriore opera inestimabile al suo interno. Forse non servirebbero molti investimenti, ma solo la volontà di sedersi tutti intorno allo stesso tavolo per il bene della città”.
Marco Antonini