C’ERA UNA VOLTA… IL CARNEVALE DI MARISCHIO

di Marco Antonini

Per 29 anni è stata una delle poche – se non l’unica – festa gratuita del comprensorio fabrianese. La domenica di Carnevale bisognava trascorrerla a Marischio, nella popolosa frazione famosa per la pineta, per le spuntature a cui è stata dedicata la sagra paesana e per la zona industriale ricca di fabbriche negli anni del boom della meccanica. Con l’avvento dei social e le spese in continuo aumento si è perso quel senso del bello e di comunità che faceva riunire tutti in una piazza e oggi, a cinque anni dall’ultima edizione, la nostalgia prende il sopravvento per un appuntamento che non doveva finire così. Ormai dal 2012, infatti, il Carnevale marischiano non è stato più organizzato. Gli sponsor sono diminuiti, il contributo dell’amministrazione comunale quasi azzerato e le spese sono rimaste a carico dell’organizzazione che ha dovuto prendere la drastica decisione di smettere una tradizione apprezzata da piccoli e grandi. Ogni anno servivano dai 4 ai 5 mila euro per lo svolgimento della manifestazione. Grazie ai sostenitori la mascherata era gratuita: i bambini, gli adulti e i gruppi pagavano una cifra simbolica per iscriversi alla sfilata in cambio di ricci premi. Tra tv, giochi di ogni tipo, animali vivi o controvalore centinaia di persone volevano gareggiare per portarsi a casa la coppa, l’atteso premio e la foto ricordo con gli organizzatori che facevano salire i primi classificati sul palcoscenico della piazzetta della parrocchia. Intorno, a gustarsi il pomeriggio di festa, nonostante il freddo, almeno un migliaio – ma anche di più – di persone di tutte le età che facevano il tifo per le maschere, che tiravano coriandoli e stelle filanti, che fotografavano le più belle.

A Marischio il Carnevale non era una mascherata come le altre. Il punto di forza è sempre stato il tema sociale scelto dal gruppo, formato da almeno tre o quattro persone, che decideva di vestirsi insieme. Ogni sfilata dei gruppi, infatti, lanciava un messaggio colorato: dalla pace nel mondo, al rispetto dell’ambiente, al divario tra ricchi e poveri, al contrasto tra società civile e politica, allo stop alle armi grazie all’originalità dei concorrenti. “Dietro ad ogni gruppo – raccontano alcuni anziani residenti della frazione – c’era un lavoro che durava almeno due mesi. Ci si incontrava a casa di qualcuno, si decideva, non senza difficoltà, un argomento da mettere in scena, poi bisognava ingegnarsi su come allestire la scenografia, le maschere, qualche frase che avrebbe spiegato meglio quanto rappresentato. Passata questa lunga fase – concludono sfogliando l’album dei ricordi – bisognava concretamente realizzare il tutto e ci si incontrava molte volte, fino alla prova generale!” Le maschere sono state sempre molto apprezzate perché avevano quel tocco di originalità. Oltre Arlecchino, Pulcinella e un pagliaccio, sempre belli da vedere, c’erano temi forti portati avanti da bambini e non che hanno sempre colpito nel segno. Il Carnevale è nato nel 1983 da un’idea della parrocchia San Sebastiano di Marischio guidata, allora, da don Libero Temperilli. “Il consiglio pastorale – confida Gianfranco Cofani, uno del comitato organizzativo dalla prima all’ultima edizione – stava cercando un’idea per fare comunità e trascorrere una giornata insieme. E’ nato questo evento che ricordiamo tutti con tanta nostalgia”. Negli anni alla parrocchia è subentrata la Società Cooperativa della frazione, con lo stesso spirito e stessi obiettivi. E’arrivata anche la Polisportiva e il Circolo Fenalc che deliziavano i presenti con più di 1 quintale di castagnole preparate dalle donne del paese e tanto vin Brulè. I paesi erano vivi e offrivano, anche d’inverno, un momento di festa in piazza senza bisogno di aprire il portafoglio. Quel senso di comunità che oggi si sta cercando di riscoprire. Per questo lancio l’appello nella speranza che qualche sostenitore, nei mesi, si faccia avanti: riprendiamo la bella tradizione del Carnevale di Marischio! (Nella foto un gruppo mascherato di bambini e ragazzi)