LA STUDENTESSA FABRIANESE CHE AMA IL RITRATTO

Una giovane ritrattista fabrianese Federica Minelli, protagonista ad Urbino di un’iniziativa organizzata in occasione dell’inaugurazione dell’anno Accademico 2015/’16 dell’Unilit, Università libera Itinerante Collegata all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo.

Federica sei studentessa al terzo anno specializzata nella ritrattistica. Come nasce questa tua passione per i ritratti?

Ho conseguito il diploma accademico di primo livello in grafica all’Accademia di Belle Arti di Urbino, nel Febbraio 2015, ora sono iscritta al biennio specialistico di pittura. Penso che il volto di per sè sia molto intrigante quanto il corpo e l’essere umano, in esso ci sono tantissime componenti che collaborano nelle loro diversità per una resa armonica del viso che rappresentano.  La fascinazione del volto mi entusiasma e ispira da tempo, la sua struttura insegna molto, poter farne il ritratto mi da la possibilità di raccontare qualcosa di lui: poterlo capire, conoscere e cercare di cogliere le sue caratteristiche, con il tentativo di inserire ciò che è e come lo sento nel supporto. I lineamenti possono essere come una scrittura, uno di quei linguaggi che non hanno bisogno di parole, un linguaggio che può parlare di un tempo che passa, un tempo come tanti altri, che viene inciso e segnato dall’esperienza, un’esperienza di ogni tipo. Le fattezze del viso sono come dei grafismi, che con il mezzo del ritratto vengono raccontati. Perché ci sono due momenti molto importanti, quello della visione e quello dell’interpretazione: si parte dalla forma e l’abilità sta nel mettere insieme i due momenti, più difficile sarebbe se si dovesse ritrarre una persona conosciuta. Allo stesso tempo, mi viene da pensare che a volte sembra ancora più complesso poter mettere più soggettività e interpretazione se il soggetto lo si conosce appena, soprattutto se si cercano di estrapolare le caratteristiche di un personaggio famoso che personalmente non si conosce, quindi sorge la forte necessità di comprenderlo e di entrare il più possibile nella sua figura, nella sua storia e nei suoi perché quasi come fosse un “reperto” da esaminare e da raccontare. Tutto questo mi da la possibilità di conoscere e di conoscersi.

L’’iniziativa che ti vede coinvolta da chi è stata organizzata e con quali finalità?

Questa iniziativa è organizzata dal professor Gastone Mosci, nonché amico del vecchio rettore di Urbino Carlo Bo e docente a contratto nella Facoltà di Sociologia e nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Italo Mancini”e pensionato dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, ora consigliere/docente all’Unilit: Università Libera Itinerante – associata all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” ovvero Università della Terza Età. Il giorno 11 Novembre 2015 è avvenuta la cerimonia di inaugurazione del 28° Anno Accademico dell’Unilit e per questa occasione abbiamo stampato 100 tirature di ogni personaggio ritratto nel laboratorio della Scuola di Grafica dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, grazie alla presenza e disponibilità del docente e artista Giovanni Turria insieme ad altre tre ragazze del corso. I soggetti sono quattro:  Carlo Bo, Paolo Volponi, don Italo Mancini e Giancarlo de Carlo. Insieme a questi ritratti sono state realizzate 100 cartelle contenenti i quattro volti. Le stesse sono state presentate ed esposte, durante l’inaugurazione, dal professor Gastone Mosci e saranno poi consegnate come dono agli iscritti all’università della terza età.

Hai “graffiato” alcuni dei personaggi che hanno rappresentato la grande stagione culturale urbinate del secondo Novecento. Quale ritratto ti è rimasto nel cuore?

Quest’esperienza nasce da una ricerca che stavo elaborando sul vecchio rettore, durante l’ultimo anno del triennio, volevo indagare sulla sua figura, così ho realizzato un ritratto di Carlo Bo a matita, donato poi alla fondazione Carlo e Marise Bo. Successivamente ho realizzato i ritratti di Paolo Volponi, Don Italo Mancini e Gian Carlo de Carlo, approfondendo le loro figure; sono tutti disegni a matita su carta, successivamente impressionati su dei polimeri e stampati su carta con un torchio tipografico, chiamati anche “rilievi su carta”; inizialmente nati come progetto artistico della mia tesi chiamata “Orografie dell’anima”. Sento questi quattro volti, come altri lavori, molto vicini in particolare il ritratto di Carlo Bo; mi lega a questi anche il fatto che sono diventati una sorta di “promemoria” che ogni volta mi ricorda qualcosa per ognuno di loro, dagli aspetti negativi a quelli positivi.

Sono in previsione nuovi progetti che ti vedranno coinvolta?
Alcuni dei progetti che sto sviluppando sono si, ancora legati al volto, ma molti altri partono da punti di vista differenti, però dal punto di vista di studio e di ricerca.

Gigliola Marinelli