IL TERRORISMO E IL GIUBILEO – di Alessandro Moscè

Sono ancora una volta le parole del Papa a risuonare alte e solenni in questo fine novembre di orrore. Volato in Africa per incontrare le popolazioni più povere, si è espresso alla sua maniera: Francesco è arrivato in Kenya, prima tappa del suo XI pellegrinaggio internazionale che lo porterà anche in Uganda e nella Repubblica Centrafricana. Decollato dall’aeroporto di Fiumicino, dopo un breve e semplice congedo, è giunto nell’aeroporto internazionale di Nairobi. “Mungu abariki Kenya. Che Dio benedica il Kenya”, ha twittato poco prima di scendere dall’aereo. E ad un giornalista che gli chiedeva se fosse nervoso per il rischio di attacchi durante la sua visita, Bergoglio ha risposto ironicamente: “Sono più preoccupato per le zanzare”, aggiungendo: “Il terrorismo si annida laddove c’è povertà e mancanza di solidarietà tra i popoli”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato a Francesco un messaggio augurale: “Desidero farle pervenire il mio più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi nel momento in cui si accinge a partire per il viaggio apostolico in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana”. L’Italia e la comunità internazionale guardano dunque con grande attenzione al primo viaggio nel continente africano, il cui potenziale di crescita e sviluppo è ostacolato da guerre, instabilità politica, povertà e allarmanti disuguaglianze sociali. La presenza del Papa è di sostegno e incoraggiamento alle locali comunità cristiane e reca un importante segnale di pace, fraternità e dialogo ai paesi visitati e all’intero continente, fornendo altresì un prezioso messaggio di speranza per il futuro prossimo. Il Papa rilancia: “La violenza si alimenta con la sfiducia e la disperazione, che nascono per lo più dalla frustrazione”. In un clima sempre più terribile, dove le tensioni sociali vanno di pari passo con il piano sicurezza nei punti sensibili di tutte le città europee, l’imminente Giubileo resta un segno indelebile di unità anche per l’Africa. Papa Francesco vuole trasformarlo in un inno alla misericordia da ogni parte del mondo e in un appello alla penitenza sacramentale. Viene da pensare proprio alle stragi parigine: il perdono è un’indulgenza “aperta” a tutti, concessa non solo ai fedeli.