CARNI ROSSE: NON SONO TUTTE UGUALI
La CNA Alimentare della provincia di Ancona esprime preoccupazione per l’allarmismo lanciato dall’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro: prima di emettere questi proclami bisognerebbe capire di che carne parliamo! La carne rossa e in particolare gli insaccati sono pericolosi quanto l’alcool e il fumo? Questo dice la recente ricerca dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) che punta il dito, indicandole come cancerogene, in particolare contro le carni rosse lavorate, quelle salate, essiccate fermentante e affumicate e inserisce il consumo di altra carne rossa (maiale, vitello, agnello, etc.) nella lista dei probabili alimenti cancerogeni. Sempre secondo l’Iarc vi sono evidenti prove scientifiche che dimostrano il legame tra carni rosse e tumori al colon, pancreas e prostata. La Cna Alimentare della provincia di Ancona esprime però forti perplessità sull’argomento, chiedendosi in primo luogo se l’Agenzia abbia preso in considerazione le metodologie di preparazione e la presenza di sale nelle carni, ma soprattutto quali sono i dosaggi e la durata temporale oltre le quali il rischio diventa reale e non solo teorico.
“Siamo tutti coscienti – dichiara Andrea Moroni, presidente provinciale Cna Alimentare – che un consumo di carne rossa eccessivo e prolungato nel tempo non è salutare, ma l’allarme lanciato con queste modalità dall’IARC è ritenuto irresponsabile, in particolare perché non tiene conto del fatto che un consumo moderato non è da ritenersi pericoloso”. “E’ da sconsiderati lanciare un allarme di questo genere, pronunciando esiti di una ricerca scientifica che non tiene minimamente conto dello stile di vita del consumatore né delle quantità di consumo – continua Moroni -. Le carni rosse infatti non sono tutte uguali! Esiste una tradizione italiana vecchia di secoli che non ha mai ucciso nessuno. Si spara per fare allarme e confusione. Ritengo questo modo di procedere non solo dannoso per i consumatori, ma anche irresponsabile nei confronti di chi fa del settore alimentare il proprio mestiere. Fare i conti con la crisi è un conto, dover affrontare anche questo tipo di notizie allarmistiche e sensazionalistiche è un altro: non è possibile uscirsene pubblicamente così senza minimamente chiedersi quali effetti si può provocare sull’opinione pubblica”.
cs