I MOVIMENTI POLITICI E IL FARMACO SALVAVITA – di Alessandro Moscè

Nascono nuovi gruppi in Consiglio comunale. Si tratta di scelte che manifestano prese di distanza dalla politica partitica, la quale evidentemente non riesce più ad accomunare le persone. Il dato, di per sé, non è irrilevante, se si pensa che rispetto ai nastri di partenza dell’amministrazione Sagramola una buona parte degli eletti sugli scranni di Palazzo Chiavelli ha cambiato casacca. Segno che c’è malumore, che le appartenenze non determinano unione ma discordia, che i continui litigi a livello nazionale comportano ricadute anche sul locale. E se i partiti da tempo sono gusci vuoti, chi si organizza partendo dal basso aggrega con più facilità. Nessuna etichetta, poche idee ma forti, non ideologiche e che sfumano da una versante all’altro dell’arco costituzionale. Fabriano è il centro motore di un’attività poco istituzionale e raccolta intorno alla vita frenetica della polis. Un movimento si focalizza su uno o due temi urgenti sottovalutati dai partiti. Nasce per adesione spontanea e quindi è privo di un’organizzazione complessa. Chiama in causa i partiti e pretende soluzioni adeguate al problema che segnala, vigilando sulla loro adozione. Non partecipa direttamente alle elezioni, ma persegue l’obiettivo di far inserire i propri temi nei programmi dei partiti stessi. Invece un partito tradizionale non lavora sul singolo problema, ma su un programma con varie tematiche per definire una sorta di modello sociale.  Non si esaurisce in una campagna elettorale, ma opera per cambiamenti strutturali e di medio-lungo termine. Si dota di una organizzazione definita, ma che ha finito per relegare  la partecipazione ad evento straordinario per evitare che diventi elemento quotidiano. Detto questo, assistiamo sempre più al fallimento dei partiti di maggioranza e di minoranza. A Fabriano i programmi elettorali della maggioranza non sono stati realizzati e il modello al quale si faceva riferimento ha disilluso i cittadini. Nei movimenti attuali c’è più libertà. Temiamo, però, che non saranno la panacea di tutti i mali, ma solo uno strumento temporaneo per controbattere l’inefficacia della politica e una crisi economica asfissiante. L’ultima considerazione attiene allo stato di salute di Fabriano e del comprensorio: non si vede alcun segno di ripresa. Il malato versa in condizioni gravi e stazionarie. Manca un farmaco salvavita. Ci auguriamo che arrivi, prima o poi, chissà da quale ambiente vicino o lontano.

Alessandro Moscè