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PICENI, CELTI E I LORO COMBATTIMENI: DUE CULTURE NELLO STESSO TERRITORIO

Ultima conferenza del ciclo “Piceni, Celti & dintorni” organizzata dall’Archeoclub d’Italia, Sede di Fabriano, presso il complesso museale San Benedetto di Fabriano, dove è allestita la mostra archeologica “Piceni e Celti lungo le rive del Giano”. L’incontro è stato tenuto dalla dottoressa Silvia Ercoli che ha incentrato il suo intervento sulle armi da offesa e da difesa nelle civiltà picena e celtica. Un confronto interessante ha offerto l’occasione per approfondire una delle tematiche più accattivanti e discusse relativamente a questi popoli di età pre-romana. La nostra regione registra la presenza dell’uomo già dal Paleolitico, ma sono i Piceni dal I millennio a.C. che per primi assegnano alle Marche una patente di civiltà sotto forma di organizzazione sociale, di culto religioso e di produzione artistica. In seguito, fin dal VI secolo a.C., la posizione geografica e la naturale vocazione marittima favoriscono il contatto con la civiltà greca mentre l’arrivo dei Romani, nel III secolo a.C., fa sorgere le prime città presso le foci dei fiumi (Sena Gallica, Pisaurum, Potentia) o sui più sicuri rilievi collinari (Firmum, Aesis, Auximum). Ritrovamenti archeologici suggeriscono già attorno al 500 a.C. la sporadica presenza di Galli nella zona attorno al Conero. Ma nessun autore antico afferma che i Senoni, popolazione celtica, avessero preso già a quella data possesso di alcune sedi. I Piceni ed i Celti sono i nostri antenati, lasciano un segno indelebile nella storia della nostra cultura e ciò va trasmesso alla popolazione fabrianese e alle giovani generazioni, spesso ignare del ricco passato del loro territorio. Durante la conferenza si è analizzato il combattimento descrivendo quindi le armature e le armi dei soldati celti e di quelli piceni. Un curioso confronto che è stato da stimolo per considerazioni antropologiche riguardanti lo stile di vita e le caratteristiche fisiche di queste popolazioni. Varie immagini sono state proiettate per tutto il pubblico presente all’incontro, piccole statuette e vari ritrovamenti archeologici hanno permesso ai presenti di comprendere meglio la struttura del combattimento e il vestiario dell’antico soldato che nelle nostre terre si scontrava per il possedimento di nuovi territori. Non può mancare lo scudo al soldato celtico dall’aspetto così rigido da terrorizzare l’avversario: i ritrovamenti archeologici dimostrano che questi combattenti erano alti e di grande presenza. Ai Piceni si attribuiscono armi da parata e per piccoli scontri: corte spade per il combattimento ravvicinato e punte di lancia di bronzo, coltellacci ed altre corte spade di ferro. Questi sono anche gli oggetti che caratterizzano le sepolture maschili, mentre le tombe femminili sono ricche di oggetti d’abbigliamento; fibule di bronzo e d’ambra si aggiungono agli altri ornamenti come lunghi pendagli pettorali, riproducenti il motivo mitologico di tradizione protovillanoviana della barca solare. Nonostante fossero due diverse popolazioni strutturate in modo diverso, per osmosi, molti furono i punti di contatto dai quali si è poi formata la nostra civiltà e la cultura del nostro territorio.

Francesca Agostinelli