DISTURBI ALIMENTARI, 40MILA CASI NELLE MARCHE

In programma per giovedi 26 maggio alle ore 21:00 presso il Teatro della Misericordia a Fabriano l’incontro “EAT ME” organizzato da Heta, Centro Multidisciplinare per i Disagio Psichico ed i disturbi alimentari. EAT ME è un mediatore culturale, un documentario, un portale, una vera e propria campagna sui disturbi alimentari volto a parlare dei disturbi alimentari per aiutare a riconoscerli e favorirne una diagnosi precoce. EAT ME ha alle spalle operatori di lunga esperienza ed un’equipe che attraverso un approccio terapeutico-psicoanalitico sono di concreto aiuto alle persone che vivono questa sofferenza ed alle loro famiglie. Il documentario EAT ME,attraverso video e testimonianze dirette, si rivolge in particolare agli adolescenti, alla famiglia, alle scuole e a tutte le realtà che hanno come centro di interesse i giovani. Nel portale internet molti anche i contributi di testimonial del mondo dell’arte , della cultura, della musica e dello spettacolo al fine di favorire una cultura della possibilità e del cambiamento rendendo condiviso un problema molto spesso personale e vissuto in solitudine. La dottoressa Giuliana Capannelli del Centro Heta di Ancona dichiara: “La gente dovrebbe capire che non c’entra l’esteriorità”. Con queste parole si vogliono denunciare i giudizi e pregiudizi che esistono, ancora oggi, sui disturbi alimentari. Epidemia moderna di una sofferenza antica che tocca l’uomo nell suo punto di esistenza, prima ancora che nei suoi comportamenti. “Perché non so chii sono”, ricerca di un’identità che sfugge sempre e che, in queste patologie, tramite il controllo del corpo e del cibo, alla ricerca di una misura per il proprio essere. Anoressia, bulimia, sono malattie che colpiscono – si stima – il 4% della popolazione italiana e che coinvolge bambini, giovani e adulti. E’ un dato allarmante e purtroppo non è che la punta di un iceberg sommerso. Con il progetto EAT ME abbiamo voluto proporre un documentario in presa diretta con le storie di ragazzi e genitori che attraversano questo tunnel e offrire la possibilità di comprendere quello che sta dietro il disturbo, nelle vita e nei pensieri di queste persone. La finalità del progetto è duplice, da una parte fare prevenzione (il documentario verrà portato nelle scuole superiori e sarà oggetto di una campagna di sensibilizzazione e promozione della salute per il 2016-17) e dall’altra favorire i percorsi di cura per chi il problema lo sta attraversando. Dal mese di marzo sono stati organizzati numerosi incontri dibattito che prendendo spunto dal docufilm “Eat Me” stimolano un importante confronto tra gli specialisti del Centro Heta, gli operatori e i genitori dell’associazione Fanpia, i medici della Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Salesi di Ancona ed il pubblico, che partecipa numeroso.

Per completare il documentario “Eat me” e sostenere le spese di produzione c’è però bisogno del contributo di tutti. Per farlo si può accedere alla piattaforma di crowdfunding sul sito http://it.ulule.com/eat-me e partecipare con una donazione liberale. Abbiamo raccolto l’intensa testimonianza di Paola Giorgi (FOTO): ”Mi definisco una ex anoressica ed in questa descrizione di me ciò che amo di più è quell’“ex”. Non è nostalgia, è testimonianza. L’anoressia ha gestito la mia vita per molto tempo, più di vent’anni fa. Le tappe della discesa agli inferi sono state le stesse di tante ragazze e voglio ricordarle, perché è importante conoscerle per riconoscerle. Era un periodo molto positivo della mia vita, presa dai miei studi di recitazione, d’estate avevo deciso di lavorare per conquistare un po’ di autonomia: molto attiva avevo perso qualche chilo e la nuova forma era molto apprezzata, da me e dagli altri. Così, quando sono tornata a Roma, a scuola, ho iniziato a fare attenzione a ciò che mangiavo, per non ingrassare. Ho iniziato eliminando i dolci, poi il pane, poi la pasta, poi quello, poi quell’altro… praticamente non mangiavo più, ma mi sentivo forte ed invincibile. Poi, all’improvviso, la forza svanisce e l’inganno appare. Non controlli nulla, sei totalmente in balìa di qualcosa che si è impossessata di te, sei una marionetta in un teatrino che mano a mano si svuota…e rimani sola, tu e lui, il cibo. Il pericolo mortale, la tua ossessione. Vivevo per non mangiare ed eliminare qualsiasi cosa che, disgraziatamente, avevo ingerito. Ginnastica fino allo stremo, lassativi, diuretici, vomito e solitudine. Le mestruazioni erano sparite e la mia anima libera finita in gabbia. Quella ragazza vivace, ambiziosa, perfezionista, esigente, sognatrice, sepolta sotto una coltre che non ho mai individuato, ne sentivo il peso enorme, ma non ne vedevo la forma e non ho mai accettato che nessuno mi aiutasse a vederla, nonostante il disperato tentativo della mia famiglia di aiutarmi. Invece è fondamentale chiedere aiuto, so che è difficile, perché viene vissuto come una forma di debolezza e poi perché significa mostrare la parte più intima del proprio essere, la paura. Ho lottato come un leone, purtroppo in gabbia, ho sofferto, ma ne sono uscita. Quell’ “ex” è la mia vittoria, alla soglia dei cinquant’anni sono consapevole che la mia esperienza possa servire, l’ho messa a disposizione perché sull’anoressia c’è tanto, troppo da sapere. Conoscere per riconoscere: credo molto nel progetto EAT ME, è diretto, crudo, privo di sovrastrutture, animato da persone competenti, come la Dott.ssa Capannelli. Magari ci fosse stato allora…”. Geremia Medori, rappresentante delle famiglie DCA, dichiara: ”A distanza di un anno dall’approvazione della Delibera Regionale sui DCA il tavolo di lavoro si è riunito due volte per affrontare e definire la situazione. I punti salienti sono rafforzare gli ambulatori territoriali e strutturarli con personale formato, mettere in rete ambulatori multidisciplinari come indicato nella delibera,stipulare convenzioni per residenzialità ove si necessiti fino a quando non sarà individuata una struttura idonea nelle Marche. Questi sono alcuni degli aspetti presi in considerazione nella delibera. Ad oggi le aree territoriali a cui si può fare riferimento sono tre: Provincia di Pesaro Fermo ed Ancona, presto Macerata. L’insediamento del tavolo di lavoro di coordinamento regionale ha consentito l’inserimento di un rappresentante dei genitori delle associazioni dei genitori come garante. Gli incontri avvengono con cadenza mensile e ci auguriamo di attuare il progetto in minor tempo possibile anche se dobbiamo purtroppo fare i conti con la solita burocrazia e reperimento fondi. Ricordiamo che la malattia non da tregua ed è compito dei politici e della Sanità non ostacolare le cure ma agevolarle. Un numero parla da sé:40.000 casi accertati nelle Marche!”

Gigliola Marinelli