L’ABBAZIA DI SAN VITTORE NEL PARCO DELLA GOLA ROSSA

Ci troviamo nel Parco della Gola Rossa, chiamato il “cuore verde” delle Marche, dove la spettacolare unicità sta nella natura incontaminata e nel ventre della terra. Questo è il Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi, oltre 10 mila ettari di flora e fauna, la più grande area protetta della Regione che fanno da guscio alla Gola e alle sottostanti Grotte di Frasassi. Il fiume Sentino ha eroso la Gola di Frasassi per millenni, modellandone i dirupi rocciosi e, grazie al fenomeno del carsismo e alle sorgenti sulfuree, ha permesso la creazione del regno sotterraneo delle grotte. All’abbazia di san Vittore delle Chiuse si accede attraverso il ponte romano sul Sentino, ben conservato, fortificato con una torre di guardia di epoca successiva. Essa sorge agli estremi confini nord-orientali dell’allora Ducato di Spoleto, nel territorio di Castel Petroso, sulla destra del fiume Sentino, a poca distanza dalla confluenza con l’Esino. Essa risale alla fine del X secolo e inizio XI secolo, in pieno anno mille, vero gioiello dello stile romanico marchigiano, con il suo aspetto sobrio ed essenziale.

Inizialmente intitolata a San Benedetto, la chiesa venne affidata a monaci benedettini e successivamente dedicata anche a S.Maria e S.Vittore, per poi prendere la denominazione de clusis. La prima volta che compare l’appellativo “ de Clusis”, cioè “delle Chiuse” aggiunto a “ San Vittore” è in un documento del gennaio 1184. Nel 1187 il monastero è documentato come possedimento di Fonte Avellana, influenzato dalla predicazione di San Romualdo. Donazioni e lasciti tra XI e XII secolo arricchirono il suo patrimonio rendendolo sempre più autonomo nei confronti dei nobili feudatari che lo proteggevano. Nel 1200 alle sue dipendenze vi erano circa ben 42 chiese. La chiesa è a croce greca di matrice bizantina con volta a botte. L’esterno è compatto con ben 5 absidi con le decorazioni delle lesene ed archetti pensili di derivazione lombarda, due sono le torri campanarie adiacenti alla facciata. L’interno ha quattro colonne, nove campate a volte a crociera. La volta centrale è sormontata da una cupola. La luce entra attraverso monofore che si aprono nelle absidi e nel tiburio che ha forma ottagonale. Ci troviamo in un sito storico particolare dell’Appennino, per stato di conservazione, per l’incredibile suggestione del rapporto che la lega al paesaggio, l’abbazia è annoverata tra i più spettacolari monumenti e gemme d’arte della Regione Marche e del Centro Italia, il tutto in un territorio dove la natura regna incontrastata, un’immersione in un luogo che sembra fermo nel tempo tra storia, spiritualità, vegetazione e paesaggio montano. Buone vacanze a tutti i lettori, ci vediamo a settembre!

Francesco Fantini