La fabrianese Marta Paraventi è il nuovo assessore alla Cultura del Comune di Ancona
Storica dell’arte, giornalista, docente di Storia dell’arte, Marta Paraventi è il nuovo assessore alla Cultura del Comune di Ancona. Fabrianese, si è laureata in lettere moderne e specializzata in storia dell’arte e delle arti minori all’Università degli studi di Bologna, perfezionandosi in gestione e valorizzazione dei beni culturali nel contesto territoriale con la Scuola Normale di Pisa. Docente di ruolo presso il Liceo Artistico Edgardo Mannucci di Ancona, attualmente insegna Storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. L’abbiamo raggiunta per capire su quali progettualità indirizzerà i lavori del suo assessorato nel capoluogo dorico.
Assessore, dopo aver ricoperto per venti anni il ruolo di funzionario della Regione Marche nel settore musei mostre, spettacoli ed attività culturali è arrivato questo assessorato. Quali saranno i progetti a cui lavorerà in via prioritaria?
La prima fase del mio lavoro prevede un approfondito ascolto del tessuto culturale cittadino, un passaggio fondamentale per comprendere le reali esigenze della comunità e costruire un progetto solido e condiviso. Questo significa analizzare e valorizzare le attività culturali di proprietà e gestione comunale, ma anche instaurare un dialogo costante con le numerose associazioni che animano la città, perché rappresentano un patrimonio inestimabile di idee, energie e competenze. Inoltre, è essenziale individuare e sostenere progetti innovativi che possano dare forma alla mia visione di sviluppo culturale per Ancona, affinché la città non sia solo custode della propria storia e tradizione, ma anche un laboratorio di sperimentazione e crescita. Alcune questioni non sono semplici progetti, ma vere e proprie urgenze. La riapertura della Pinacoteca e della Biblioteca rientra tra queste, perché si tratta di due luoghi fondamentali per la vita culturale della città. Tuttavia, non basta restituirli alla fruizione pubblica: bisogna ripensarli come spazi dinamici, capaci di generare conoscenza, confronto e contaminazioni tra diverse forme d’arte e discipline. La cultura non deve essere intesa solo come un prodotto da consumare, ma come un processo di educazione e crescita collettiva. Ancona deve riappropriarsi di questi luoghi con una visione contemporanea, trasformandoli in centri di aggregazione, innovazione e scambio.
Il Comune di Ancona ed il sindaco Silvetti stanno investendo molto nella valorizzazione della città in termini di accoglienza, spettacoli ed iniziative culturali. Quanto conta, secondo la sua esperienza, una vivacità culturale per rendere la città appetibile anche dal punto di vista turistico?
Credo in una programmazione organica, diffusa nel tempo e nello spazio, che valorizzi la città in modo strutturato e sostenibile. L’obiettivo è quello di realizzare un calendario di eventi culturali non elitario, accessibile a tutti e capace di posizionare Ancona sul mercato culturale e turistico a livello nazionale e internazionale. In questa direzione va il Festival Popsophia che da quest’anno si terrà presso il Teatro delle Muse dall’8 all’11 maggio. Questo significa lavorare su format diversificati, coinvolgere i cittadini, creare occasioni di partecipazione attiva e mettere in rete le realtà culturali esistenti. La Mole sarà un punto di riferimento imprescindibile per la programmazione culturale della città. Non solo continuerà ad ospitare eventi e iniziative di livello, ma verrà valorizzata come spazio di produzione culturale– La mia intenzione è garantire una presenza costante di attività che non siano episodiche, ma che possano radicarsi nel tempo. Dobbiamo fare della Mole un motore culturale capace di attrarre pubblico, artisti e investitori, un luogo di sperimentazione e di incontro tra diverse espressioni artistiche.
Tra le sue deleghe rientrano le Fondazioni Culturali, le Politiche Comunitarie e la Macroregione Adriatico Ionica. Come intende rapportarsi ed intervenire in questi settori così cruciali per il suo assessorato?
Le Fondazioni Culturali rappresentano un pilastro fondamentale per la vita culturale di Ancona e vanno valorizzate con una visione strategica e integrata. Intendo lavorare per rafforzare il loro ruolo nella produzione e diffusione culturale, incentivando sinergie con le istituzioni locali, il tessuto associativo e il mondo dell’impresa creativa. La mia priorità sarà garantire continuità e sostenibilità ai progetti già esistenti, promuovendo al contempo nuove iniziative capaci di ampliare il pubblico e rendere Ancona un punto di riferimento nel panorama culturale nazionale e internazionale, del teatro e della lirica. Per quanto riguarda le Politiche Comunitarie, è essenziale sfruttare al massimo le opportunità offerte dai fondi europei. Lavoreremo per intercettare finanziamenti destinati alla rigenerazione urbana, all’innovazione culturale e alla digitalizzazione, coinvolgendo attivamente il territorio in progettualità di ampio respiro. Infine, la Macroregione Adriatico Ionica è una straordinaria occasione per rafforzare il ruolo di Ancona come capoluogo, città portuale, culturale e strategica nel Mediterraneo. Collaboreremo con le città e le istituzioni che fanno parte di questa rete per sviluppare progetti condivisi in ambito artistico, turistico e imprenditoriale. L’obiettivo è far emergere Ancona come un nodo cruciale nelle relazioni tra Italia, Balcani e area mediterranea, valorizzando il nostro patrimonio culturale e promuovendo scambi e iniziative che possano portare benefici concreti alla città e ai suoi cittadini.
Lei è nata a Fabriano, una città ed un comprensorio montano che stannosubendo da anni una forte crisi economica ed occupazionale. Secondo lei Fabriano potrebbe avere le carte in regola per guardare al turismo culturale come possibile volano di sviluppo?
Non solo credo che Fabriano abbia tutte le potenzialità per diventare una destinazione culturale di rilievo, ma ritengo che questa sia una necessità per il futuro economico della città come sviluppo complementare, capace di attirare nuove forme di imprenditoria e investimenti in diversi settori. Le città che hanno investito con decisione in cultura e turismo hanno visto un effetto positivo sull’intero tessuto sociale ed economico. Fabriano possiede già un patrimonio di contenuti straordinario, una splendida pinacoteca, musei diffusi, chiese ricche di opere d’arte, un territorio dove natura e storia sono intrecciati, il riconoscimento UNESCO; ora deve dotarsi di una strategia chiara e ambiziosa per affermarsi come destinazione culturale di riferimento.
Su quali aspetti Fabriano dovrebbe puntare per valorizzare le sue risorse artistiche e paesaggistiche per essere “appetibile” in ambito turistico e di accoglienza?
E’ necessario lavorare su più fronti. Innanzitutto, serve una strategia di valorizzazione del brand territoriale, che posizioni Fabriano non solo come città della carta ma anche come destinazione culturale. Fabriano è già un brand nel suo nome ed essere città creativa Unesco sono le basi solide su cui costruire tale obiettivo Occorre puntare su percorsi che combinino arte, storia e natura, coinvolgendo le eccellenze locali e offrendo esperienze immersive. Un altro aspetto cruciale è il miglioramento della qualità dell’accoglienza: potenziare l’ospitalità diffusa, supportare le strutture ricettive e incentivare la formazione degli operatori per garantire un’offerta turistica competitiva. La digitalizzazione deve giocare un ruolo centrale, con un portale aggiornato che faciliti la prenotazione di esperienze e promuova le risorse del territorio attraverso contenuti multimediali. Fabriano, a mio parere deve diventare un modello di turismo sostenibile, capace di attrarre un pubblico interessato alla qualità dell’esperienza e alla scoperta autentica del territorio. L’esperienza della Città Appenninica ad esempio va in quella direzione, cosi come la sinergia da potenziare con le Grotte di Frasassi.
Per molti anni si è parlato di isolamento della zona montana rispetto alla costa. Crede che sarà possibile per Fabriano fare rete e sinergia con il capoluogo marchigiano attraverso iniziative culturali comuni?
L’isolamento della zona montana rispetto alla costa è una questione storica, ma oggi abbiamo la possibilità di superarlo attraverso una visione strategica che metta in rete i territori. Fabriano e Ancona hanno caratteristiche complementari e potrebbero trarre grande beneficio da una sinergia culturale strutturata. La chiave sta nella creazione di progetti condivisi che valorizzino il patrimonio di entrambe le città, evitando la frammentazione delle iniziative e puntando su eventi di respiro regionale e nazionale. Penso, ad esempio a itinerari culturali che colleghino la costa all’entroterra e una collaborazione attiva tra musei, fondazioni e istituzioni culturali per sviluppare esposizioni e rassegne tematiche itineranti. Io sono a disposizione e come fabrianese sarà per me anche un onore poter dare il mio contributo.
Un suo sogno da realizzare per Ancona attraverso il suo assessorato?
Il mio sogno per Ancona è quello di trasformarla in una città che sappia raccontarsi con forza e autenticità, diventando un punto di riferimento culturale nel panorama nazionale e internazionale. Vorrei che Ancona fosse percepita non solo come una città di passaggio, ma come una destinazione viva, dove la cultura, il mare e la storia si intrecciano in un’esperienza unica per cittadini e visitatori. Uno degli obiettivi fondamentali è dare continuità e identità agli eventi culturali, rendendoli parte di un sistema coerente che valorizzi le eccellenze locali e attiri artisti, creativi e investimenti. Ma il vero sogno è che ogni anconetano si riconosca nella propria città, sentendola accogliente, stimolante e ricca di opportunità. Una città dove la cultura non sia solo intrattenimento, ma anche formazione, crescita e identità.
Gigliola Marinelli