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Caritas Diocesana, don Marco Strona: Il punto sul Rapporto delle Povertà 2023

Grazie al contributo dei fondi 8 per 1000, il progetto “Lavoro&Dignità” per l’inserimento lavorativo di persone disoccupate attraverso percorsi di accompagnamento, in tre anni ha finanziato una trentina di tirocini presso le aziende del territorio fabrianese. Ne parliamo con don Marco Strona, Direttore della Caritas Diocesana Fabriano-Matelica, che ci illustrerà anche i risultati di questo progetto diocesano che sono stati presentati a Fabriano il 30 novembre scorso al Convegno “Lavoro&Dignità”, i cui lavori sono stati introdotti dal Vescovo della Diocesi Fabriano-Matelica Monsignor Francesco Massara.

Don Marco, possiamo fare il punto aggiornato su povertà ed inclusione sociale in base ai dati raccolti e pubblicati sul Rapporto delle Povertà 2023 di Caritas Italiana?

Nell’ultimo Rapporto sulle povertà presentato da Caritas Italiana si sottolinea come, ad oggi, in Italia vive in una condizione di povertà assoluta il 9,7% della popolazione, praticamente una persona su dieci. Complessivamente si contano 5 milioni 694mila poveri assoluti, per un totale di oltre 2 milioni 217mila famiglie (l’8,4% dei nuclei). Il dato, in leggero aumento rispetto al 2022 su base familiare e stabile sul piano individuale, risulta ancora il più alto della serie storica, non accennando a diminuire. Se si guarda infatti ai dati in un’ottica longitudinale, dal 2014 ad oggi la crescita è stata quasi ininterrotta, raggiungendo picchi eccezionali dopo la pandemia, passando dal6,9% al 9,7% sul piano individuale e dal 6,2% all’8,4% sul piano familiare.

Riguardo il nostro territorio, i dati seguono proporzionalmente il quadro nazionale?

Si, possiamo dire che ci troviamo in linea con i dati nazionali. Nello specifico possiamo evidenziare questo dato. Dall’inizio del 2021 (epoca Covid) ad oggi abbiamo registrato un incremento del 24,2% di persone assistite. Gli interventi della Caritas diocesana, in questa fascia temporale, sono aumentati del 76,7%.

Quali sono le emergenze e criticità a cui la Caritas Diocesana territoriale deve far fronte nel quotidiano?

La povertà è un fenomeno complesso, multifattoriale e dalle molteplici cause, che interessa persone di tutte le età e si manifesta in modi diversi a seconda del gruppo demografico coinvolto. Presso i nostri Centri di Ascolto continuano a crescere le richieste di sostegno dettate da insufficienza di reddito, di disponibilità di risorse economiche sufficienti a garantire una dignitosa qualità di vita. Quest’ultimo dato introduce una tra le tendenze più chiare colte dal Rapporto 2023: la conferma della rilevanza del fenomeno del “lavoro povero”. Il 20,30% delle persone che accedono presso i nostri Centri di Ascolto hanno una posizione lavorativa. Nonostante questo, stentano ad arrivare “a fine mese”. Il 47% è rappresentato da persone disoccupate. Il Report, inoltre, conferma che le famiglie con figli minori hanno una maggior probabilità di cadere in povertà, e rappresentano il 79% di quelle che si rivolgono presso i nostri Centri. Per quanto concerne i migranti, il fatto che la loro presenza nei Centri di Ascolto torni ad essere più accentuata, in termini percentuali, è testimonianza del fatto che chi dispone di minori reti sociali, minori capacità di orientarsi nel labirinto delle burocrazie e, in generale, di minori opportunità, tende a rimanere più stabilmente impaludato nello stagno della povertà e dell’esclusione sociale.

Nel convegno che si è tenuto il 30 novembre avete presentato i risultati del progetto “Lavoro&Dignità”.  Possiamo fare un bilancio di questo progetto e fornire qualche numero delle borse lavoro messe a disposizione dalla Caritas?

“Lavoro&Dignità” è un progetto nato a partire dall’ascolto e dall’analisi del territorio, ferito ulteriormente soprattutto durante la pandemia Covid-19. Per poter rispondere, come Chiesa, alla crescita sempre più esponenziale della mancanza di lavoro, ispirandoci anche al lavoro fatto in altre diocesi, abbiamo presentato un progetto, di durata triennale, all’Ufficio Nazionale di Caritas Italiana. Il progetto è stato approvato e ci ha permesso di svolgere un percorso che abbiamo potuto raccontarvi in diverse occasioni. Il progetto ha inteso (e intende) favorire l’inserimento lavorativo di persone disoccupate attraverso percorsi di accompagnamento personalizzati, a seguito della presa in carico del Centro di Ascolto, con una particolare attenzione rivolta a coloro che vivono in condizione di disagio-economico. Grazie al contributo dei fondi 8×1000 della Chiesa Cattolica è stato possibile finanziare, nel corso di questi anni, numerosi tirocini lavorativi presso le aziende del territorio. Non si tratta di semplici “borse lavoro”, bensì di “tirocini formativi”. Il dialogo, promosso dalla Caritas, tra il futuro lavoratore, l’azienda e l’agenzia lavorativa è volto, infatti, ad una possibile assunzione del lavoratore, dopo i 6 mesi di tirocinio. La prospettiva del progetto, quindi è quella di un accompagnamento verso un’autonomia sempre più piena. A fianco ai tirocini, “Lavoro & Dignità” si è anche sviluppato in un progetto denominato “Hai un’idea per la tua impresa”. Un progetto che ha previsto l’accompagnamento e la formazione rivolta a giovani ragazzi e ragazze per poter realizzare la loro idea imprenditoriale. In sintesi. Dal 2021 al 2024: 350 colloqui effettuati; 42 tirocini attivati; 53 persone occupate tramite il progetto, di cui: 14 assunti direttamente con contratto; 17 assunti al termine del tirocinio; 22 assunti a tempo determinato tramite il progetto di Agricoltura Sociale.

Avete raccolto delle testimonianze da parte dei tirocinanti e degli imprenditori che li hanno accolti nelle loro aziende. E’ stata un’esperienza reciproca soddisfacente?

L’esperienza di far dialogare, quindi farsi promotori dell’incontro tra lavoratori e azienda è stata per noi Caritas un’esperienza nuova ma sicuramente feconda da diversi punti di vista. In primo luogo perché ci ha permesso di cogliere meglio e in profondità le istanze e le storie presentate da coloro che, magari per la prima volta, si sono presentate nei Centri di Ascolto. In secondo luogo ci ha permesso di tessere una rete collaborativa tra le varie aziende del territorio, facendole anche interagire tra di loro. In terzo luogo perché abbiamo potuto sperimentare come il dialogo sociale, faticoso ma necessario, risulta essere uno strumento prezioso e fondamentale per la crescita e il rinnovamento del territorio.

Il progetto “Lavoro&Dignità” era a base triennale e si è chiuso quest’anno. Come Caritas avete intenzione di proseguire e di rinnovare questa opportunità?

Si abbiamo intenzione, e anche il dovere, di proseguire con il progetto. Il tema del lavoro, soprattutto in questo momento, deve essere al centro della nostra attenzione.  La durata triennale del progetto ci ha permesso di farlo conoscere in diocesi, e i feedback che abbiamo ricevuto sono altamente positivi e propositivi. Sicuramente quindi proseguiremo il progetto.

Riguardo gli imprenditori, avete avuto segnali di disponibilità nel rinnovare questa opportunità per altri tirocinanti in futuro?

Gli imprenditori che si sono coinvolti nel progetto hanno dimostrato, in linea generale, la loro disponibilità nel proseguire il progetto. Bisogna anche dire, però, che in questo periodo storico, è evidente la fatica e la paura, soprattutto in ambito imprenditoriale, di guardare eccessivamente oltre. Come Caritas vogliamo prima di tutto dimostrare la nostra vicinanza ai lavoratori e agli imprenditori, cercando di essere, per quello che è possibile, un luogo di speranza.

Il comprensorio fabrianese sta attraversando un momento difficile con le drammatiche vertenze Fedrigoni e Beko, si prospetta un importante aumento del numero di disoccupati. Avvicinandosi il Natale, quale messaggio di speranza desideri inviare ai lavoratori ed alle loro famiglie?

Il messaggio è quello della Speranza e del Coraggio.  La Speranza. Vorrei qui riprendere le parole che Papa Francesco ci rivolge nella Bolla in indizione del Giubileo. Al n. 4 scrive: “San Paolo è molto realista. Sa che la vita è fatta di gioie e di dolori, che l’amore viene messo alla prova quando aumentano le difficoltà e la speranza sembra crollare davanti alla sofferenza. Eppure scrive: «Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza» (Rm 5,3-4). Per l’Apostolo, la tribolazione e la sofferenza sono le condizioni tipiche di quanti annunciano il Vangelo in contesti di incomprensione e di persecuzione (cfr. 2Cor 6,3-10). Ma in tali situazioni, attraverso il buio si scorge una luce: si scopre come a sorreggere l’evangelizzazione sia la forza che scaturisce dalla croce e dalla risurrezione di Cristo”. Le angosce, i timori e le paure che scaturiscono in tempi di deserto, in piene tenebre, hanno la possibilità di essere illuminati da quella Luce che non conosce tramonto, la luce di Dio che, per primo, si incarna in questa storia travagliata, decidendo di camminare e amare a fianco dell’umanità. La seconda parola è coraggio. Letteralmente “essere all’altezza del proprio cuore”. Il coraggio non è un atto eroico, spensierato o irrazionale. È piuttosto la capacità di essere fedeli al proprio cuore, alla propria storia. La crisi economica e sociale è brutale, e giustamente fa paura. Ma solo se torniamo al cuore, alle nostre radici possiamo, forse, trovare la chiave per tessere insieme un futuro diverso, fecondo. Ri-tornare sempre al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, “abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune” (Dilexit Nos, n. 217).

Gigliola Marinelli

Foto di copertina: Studio Cico