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Diasen al Politecnico di Milano – “Forme della bellezza: i materiali del benessere e l’architettura mediterranea”

Milano- Sono 145 i miliardi di metri cubi costruiti ad oggi sulla superficie terrestre e nei prossimi 15 anni,da qui al 2040, ne saranno costruiti altri 73. L’edilizia oggi è responsabile di circa il 30% del consumo energetico globale e fino al 39% delle emissioni di Co2 legate all’energia. Quella che viviamo è una fase di grande trasformazione e di responsabilità. Oggi un’architettura moderna, sostenibile e attenta non può prescindere dal legame empatico tra il benessere individuale e l’utilizzo di materiali naturali negli ambienti abitativi, lavorativi e sociali.

Sono alcuni dei temi emersi dall’incontro “Forme della bellezza: i materiali del benessere e l’architettura mediterraneaorganizzato da Diasen, azienda leader nel settore della bioedilizia specializzata nella produzione di malte e pitture biofiliche e innovative, basate sulla sostenibilità dei materiali mediterranei e sulle virtù rigenerative del sughero, presso gli spazi del Politecnico di Milano e in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano.

All’incontro, moderato da Paolo Bovio, managing editor di Will Media, sono intervenuti Diego Mingarelli, CEO di Diasen, l’industrial designer Giulio Iacchetti e l’architetto Fabrizio Barozzi, co-fondatore dello studio Barozzi Veiga. Si è discusso dell’importanza dei contesti fisici, delle forme architettoniche, dei principi biofilici e dell’architettura Mediterranea, intesa come rielaborazione moderna della tradizione, mediata dalle nuove tecnologie.

Per Fabrizio Barozzi, architetto italiano con base a Barcellona, i progetti devono coniugare la valorizzazione del contesto locale con una concezione di bellezza che integra funzionalità, estetica e prestazioni. Alla base dell’architettura c’è un’idea di autenticità, di continuità che ha in sé gli elementi della tradizione che, se messi insieme in un certo modo, possono svelare qualcosa di nuovo, un nuovo paesaggio. Giulio Iacchetti, due volte Compasso d’Oro, ha rilanciato il “diritto al tatto”, l’importanza dell’impatto multisensoriale delle superfici, assicurato dal ricorso a materiali naturali. Per lui la forma deve fare un passo indietro in favore della pelle”, cioè il rivestimento di un organismo abitativo, che è la prima cosa che si percepisce nell’esperienza dell’architettura.

Diego Mingarelli ha introdotto il concetto di CorkPhilia, la sfida biofilica lanciata da Diasen, in cui il rapporto empatico tra uomo e natura viene mediato dai materiali a base di sughero progettati e realizzati dall’azienda. Anche grazie alla scoperta dell’architettura biofilica, abbiamo capito che i materiali hanno un elemento di correlazione profonda con il benessere degli spazi. Avendo incentrato la nostra idea di architettura sul sughero, abbiamo adottato la CorkPhilia come elemento che ci caratterizza, che fa vivere l’emozione sensoriale del contatto con la natura, creando un benessere realeha dichiarato Diego Mingarelli, CEO Diasen. Mettere il sughero al centro dell’architettura riprende e attualizza la sapienza del Costruire Mediterraneo perché è un materiale rinnovabile, dalle proprietà termiche, deumidificanti e acustiche, che alimenta un habitat irripetibile e concorre a tutelare e mantenere un delicato ecosistema.

Agli interventi è seguita una tavola rotonda su Forme della bellezza: empatia e materiali dell’architettura mediterranea, a cui, oltre ai tre relatori, ha preso parte anche la professoressa Ingrid Maria Paoletti, docente di Tecnologia dell’Architettura presso il Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito (ABC) del Politecnico di Milano, esperta di materiali con una particolare attenzione all’innovazione tecnica nel progetto di architettura e all’uso di nuove tecnologie e strumenti informatici per coniugare ideazione e realizzazione.

La correlazione tra benessere e natura sembra essere la via per reinterpretare in chiave moderna una tradizione del passato. Ilbacino del Mediterraneo può ambire a un recupero di centralità come spazio e metafora di un costruire confortevole e sostenibile. Come modello di saperi, culture e esperienze millenarie capaci di tenere insieme e fondere tradizione e modernità grazie a una storia di insediamenti umani, civiltà architettonica e risposte efficaci alle grandi sfide ambientali di un’area climatica soggetta a cambiamenti destinati a modificare il modo di vivere di milioni di persone.

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