Unitalsi e Casa Madonna della Rosa: Viaggio nel mondo del volontariato con Francesco Giardini

Volontario da ventitrè anni e presidente da nove anni dell’Associazione Casa Madonna della Rosa, che gestisce l’omonima struttura psichiatrica, Francesco Giardini è anche da due anni presidente della Sottosezione di Fabriano dell’UNITALSI. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sulle attività della Casa Madonna della Rosa e dell’Unitalsi.

Francesco, lei si occupa della Casa Madonna della Rosa di Fabriano. Quanti sono attualmente gli ospiti?

Attualmente ospitiamo venti persone, che rappresenta il massimo della capienza delle due case in cui è strutturata la comunità, portatrici di diverse tipologie di disagio mentale, pur essendo formalmente riconosciuti a livello regionale come comunità psichiatrica.

Quali attività vengono svolte in questa struttura e quanti collaboratori avete all’interno di questi spazi?

Essendo una realtà ove assume un ruolo fondamentale sia l’aspetto educativo che quello sanitario con gli ospiti, è fondamentale la presenza di personale professionale, e di fatto l’organizzazione si basa su un team completo: direttore sanitario, psichiatra, psicologa, coordinatrice operativa, 14 educatori professionali, 4 infermieri, 4 OSS, 1 cuoca, 1 ausiliaria. Il volontariato è il valore aggiunto che consente a tutta l’organizzazione di lavorare al meglio, facendosi carico di tutti quegli aspetti di gestione tecnica e amministrativa, consentendo così di liberare risorse economiche da riversare nelle attività laboratoriali e relazionali che presuppongono un approccio professionale. Nella pratica il personale operativo cura con tecniche opportune, in base al livello di autonomia degli ospiti che ci sono stati affidati, da un lato il mantenimento delle autonomie di base degli ospiti meno autosufficienti e dall’altro la riattivazione di processi mentali positivi negli ospiti ove si intravede un possibile progressivo reinserimento nel tessuto del proprio territorio. E tutto questo attraverso modalità e tecniche sia individuali che di gruppo che scandiscono con le relative attività le giornate della struttura. Come dicevo, in questo contesto il volontario si inserisce in quanto “competente” in ruoli specifici che l’equipe operativa non può sostenere, dalla gestione amministrativa a tutte le esigenze di manutenzione della struttura e degli spazi esterni.

Riguardo l’Unitalsi, sottosezione di Fabriano, quanti sono i volontari in attivo?

Oggi i soci dell’Unitalsi di Fabriano sono una trentina a cui si aggiungono alcune persone che danno un contributo fattivo in alcuni momenti di necessità. Ma di questi solo una quindicina sono attualmente in grado di svolgere effettivo ruolo di volontariato.

Avete necessità di inserire in organico nuovi volontari?

Ovviamente si! In particolare di giovani, ma anche di persone adulte, capaci di portare vitalità, entusiasmo, freschezza di idee, voglia di fare.

Quali caratteristiche sono necessarie per diventare volontario Unitalsi e dove è possibile ricevere informazioni ed eventualmente sottoscrivere la propria adesione?

Una caratteristica molto semplice, possedere quel carisma che San Paolo chiama Carità. La carità è un’arma potentissima che sa guidare ogni singola azione del volontario affinché chi beneficia del suo servizio possa sentirsi aiutato, compreso, in definitiva amato per quello che è. Saper in sostanza rispondere al messaggio evangelico: “Tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. L’Unitalsi è un ente ecclesiastico a livello nazionale. Attraverso il sito istituzionale è possibile sia accedere a tutte le informazioni, iniziative, progetti, sia a come poterci contattare a livello locale. La sede che tanti anni fa ci è stata assegnata è abbastanza fatiscente e quindi poco praticabile. Ci avvaliamo pertanto del contatto telefonico per tutte le informazioni specifiche. Un numero utile è il mio cellulare personale: 335-6400487.

I giovani del territorio si avvicinano al mondo del volontariato o prevalgono volontari di età più adulta?

I giovani oggi sono attratti da altro, da una parte il mondo dei social che ha manifestato tutto il suo potere di chiudere il giovane su se stesso delegando ad un mondo virtuale la gestione del suo tempo, dall’altra il desiderio di lasciarsi coinvolgere da problemi di portata mondiale un po’ come moda del momento, seppur molto importanti. Qualche esempio, ieri l’ambiente, oggi la guerra in Palestina. Oppure gettarsi in attività di volontariato dove prevalente è il soddisfacimento di esigenze personali, come la necessità di sentirsi appartenenti ad un gruppo.

Perchè secondo lei si è arrivati a questo?

Forse è venuta a mancare la cerniera con le generazioni precedenti, di cui anche io faccio parte, che non hanno saputo trasferire la necessità di porre attenzione ai piccoli problemi da cui siamo fisicamente circondati, la persona bisognosa della porta accanto, del proprio quartiere, della propria comunità. Per dirla come Papa Francesco “gli scarti della società che ci circonda”. Non credo che i giovani abbiano perso il senso inconscio del bene. E’ un bene che deve essere fatto emergere, i giovani devono essere più coinvolti in progetti locali che diano un senso al concetto di volontariato. E questo è possibile solamente se le diverse istituzioni, la Chiesa, la Scuola, l’Amministrazione si parlano individuando iniziative concrete. La pace non è e non deve essere qualcosa di astratto. E’ un seme che si getta ogni giorno anche e soprattutto nelle relazioni con le persone che ci circondano e con il supporto ai loro bisogni. Il volontariato rimane quindi sempre più appannaggio di volontari di età più adulta il cui numero però si assottiglia sempre più, vuoi per l’età che avanza, vuoi perché sempre più gli adulti devono fare i conti con la necessità di aiutare i propri figli nelle tante difficoltà sopraggiunte con la congiuntura attuale. La carenza di volontari è un tema fondamentale per la sopravvivenza del volontariato, e nel particolare nell’Unitalsi, dove è sempre più a rischio la scomparsa di momenti, di gesti concreti di Amore verso le persone più bisognose, di affetto, di vicinanza, di supporto, in un contesto storico dove più che mai ce n’è bisogno.

Quali iniziative avete in programma con Unitalsi per quest’anno?

In primis i due pellegrinaggi a Lourdes, il primo regionale in aereo da Ancona dal 12 al 16 luglio, poi quello nazionale sia in treno che in aereo l’ultima settimana di settembre. Altre due date per noi molto importanti sono il pellegrinaggio regionale a Loreto dal 14 al 16 giugno e un pellegrinaggio solo per la nostra sottosezione a Collevalenza di due giorni nel primo fine settimana di novembre. Stiamo valutando l’opportunità di ulteriori iniziative mentre rimane una costante il nostro supporto nel consentire ad alcune persone di potersi recare a messa la domenica, aspetto che ci vedrà impegnati nell’opera di sensibilizzazione a livello parrocchiale.

Desidera lanciare un appello attraverso le nostre pagine rivolto a persone di buona volontà desiderose di inserirsi nel mondo del volontariato a vostro supporto?

Partecipare da volontario e non da turista religioso ad un qualsiasi pellegrinaggio, farsi cioè carico dei bisogni di chi non ha le risorse proprie per partecipare in modo autonomo, è qualcosa di incomparabile, dona pienezza alla propria esperienza. Ma ci sono dei luoghi, Lourdes in particolare, ma penso anche a Fatima oppure a Collevalenza, che è molto vicino a noi e ancora poco conosciuta, luoghi dove è tangibile la presenza divina, l’esperienza vissuta da volontario ti fa tornare a casa con quel senso di serenità, di gioia e di pace interiore. L’appello che voglio lanciare è molto semplice: “Venite e vedete”. Nulla sarà più come prima. Ed è questo il vero miracolo che non guarisce da un malanno fisico, ma qualcosa di più prezioso che è il proprio cuore.

Gigliola Marinelli


Nella foto: Fabriano, Casa Madonna della Rosa