Fabriano e le sue memorie storiche: L’Intervista al dottor Sandro Boccadoro

Nato a Fabriano nel 1931, il dottor Sandro Boccadoro rappresenta una risorsa quale memoria storica della città di Fabriano. Nonostante abbia lasciato Fabriano negli anni ’50, vive a Firenze, ma rimane in collegamento con la sua città natale attraverso la redazione di articoli per il settimanale L’Azione ed attività di ricerca storica con LabStoria. Nel corso della sua carriera professionale ha ricoperto importanti incarichi come Direttore sanitario negli Ospedali e nell’Azienda sanitaria di Firenze, è stato libero docente presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università di Firenze, membro del Consiglio Superiore di Sanità, Presidente della Croce Rossa del Comitato di Firenze e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Giovanni Michelucci. Ha effettuato ventiquattro consulenze sanitarie per la progettazione di ospedali e altre strutture sanitarie. Ho contattato Sandro, di cui mi ha colpito l’entusiasmo e la disponibilità nel raccontare la nostra Città, donando ai nostri lettori ricordi indelebili di un luogo caro che custodisce nel cuore.

Sandro che ricordi ha del periodo trascorso nella città della carta?

Sono nato a Fabriano in via Leopardi nel 1931. Sono quindi in grado di descrivere come era la città prima della seconda guerra mondiale. Infatti ho in mente le immagini di quelle zone che sono state distrutte nel corso dei bombardamenti e che oggi si possono vedere soltanto nelle vecchie cartoline e nella rassegna fotografica di Fabriano Storica. Nei primi dieci anni abitavo in via Mazzini. Ho trascorso le ore liete dei giochi infantili nei giardinetti di Porta Pisana e nel grande giardino comunale che aveva al centro una bella vasca circolare. Tra i ricordi più ricorrenti c’è quello degli studi liceali. Nell’immediato dopoguerra ho frequentato il Liceo Classico Stelluti che allora aveva sede a San Benedetto. Mi fa piacere ricordale il professore Romualdo Sassi, che ho avuto come insegnante negli ultimi anni della sua carriera scolastica. Voglio ricordare anche il professore Renzo Armezzani, che invece era nei primi anni di insegnamento. Ho ottenuto la maturità classica nel 1950. Dopodiché mi sono trasferito a Firenze dove ho conseguito la laurea in medicina. In questa città ho formato la mia famiglia e ho svolto la mia vita professionale. Sono stato un Direttore sanitario negli ospedali di Firenze e, al termine della mia carriera, il Direttore sanitario della Azienda Sanitaria che annoverava trentatrè Comuni con ottocentomila abitanti.

Ha vissuto anche il primo bombardamento di Fabriano nel 1944. Quali emozioni prova ripensando a quel tragico evento?

L’ 11 gennaio ero a pranzo in casa dei nonni, costruita in via Cialdini, sopra il ponte dell’Aera. Era adiacente al cinema Giano, là dove oggi c’è la farmacia Boselli. Quando abbiamo sentito lo scoppio delle prime bombe cadute sulla stazione, abbiamo fatto appena in tempo a rifugiarci nella cantina che si trovava nella parte posteriore della casa.  Siamo stati immersi in un denso accumulo di polvere che ricopriva i vestiti e imbiancava i capelli. Ma eravamo miracolosamente illesi perché la casa è crollata sul fronte strada. Uscendo dalle macerie, ho visto lo spettro terrificante delle rovine causate dalla bomba che è scoppiata nell’incrocio tra via Cialdini, piazza Garibaldi e via del Corso. Ho sentito i lamenti di alcune persone gravemente ferite. Lo sgomento era attenuato dal sollievo che provavo per essere sopravvissuto in questa drammatica vicenda.

Collaborò anche con l’allora Usl n°11 di cui era presidente Leandro Mariani ai tempi della costruzione dell’ala nuova dell’ospedale Engles Profili. Come nacque quella collaborazione?

Nel corso della mia carriera ho svolto ventiquattro consulenze sanitarie per la progettazione di ospedali. Mio cugino, Manlio Bolzonetti, essendo a conoscenza di questa mia competenza, ne parlò con Leandro Mariani di cui era amico. Egli venne a Firenze insieme al Direttore Amministrativo e mi propose di partecipare come consulente sanitario alla progettazione per l’ampliamento dell’ospedale, che era stato allestito un secolo prima nell’ ex convento di Sant’Agostino. Dopo aver preso visione del progetto preliminare e dopo un sopralluogo di confronto con il personale ospedaliero, presentai la mia relazione con la quale prospettavo che era superata la tipologia degli ospedali a padiglioni separati, ancorché collegati tra loro. Sarebbe stato opportuno realizzare un modello tipologico ormai ricorrente: il monoblocco accentrato. Fabriano avrebbe avuto un ospedale moderno e funzionale, simile a quello che qualche anno dopo la Regione Umbria ha fatto costruire in località Branca per sostituire i vecchi presidi di Gualdo e di Gubbio. Il rapporto di consulenza non ebbe seguito, per motivi che il Presidente Mariani mi riferì a suo tempo. Pertanto la parte nuova dell’ospedale Engles Profili fu costruita sulla base del progetto preliminare con una tipologia che era fin da allora superata.

Oggi il nostro ospedale ha subito diversi tagli. Non si nasce più a Fabriano ed è chiuso il reparto di pediatria. Secondo lei l’ospedale di Fabriano avrà un giorno la speranza di essere una struttura sanitaria capofila per la zona montana?

Premetto che per rispondere adeguatamente alla sua domanda dovrei conoscere e seguire l’evoluzione della programmazione regionale in materia di sanità. Rispondo quindi, in base alle mie competenze professionali e in base a quanto leggo su L’Azione, che riporta spesso le proteste dei cittadini e di varie Associazioni. Ho scritto anch’io alcuni articoli in merito, nei quali sostengo che l’importanza dell’ospedale che ha sede a Fabriano deriva dal fatto che di questo unico presidio si avvale il vasto comprensorio montano dell’entroterra marchigiano.  Da Jesi al mare sono dislocati una decina di ospedali, molti concentrati sulle città della costa. Tenendo conto di queste considerazioni, l’ospedale Engles Profili dovrebbe avere tutte le specialità di base e quindi anche i reparti di pediatria e di ostetricia-ginecologia. Nella programmazione regionale si deve tener conto anche di determinati parametri per razionalizzare la rete ospedaliera. Tuttavia un’Amministrazione avveduta non si limita ad applicare rigidamente i vincoli degli standard regolamentari perché deve assicurare anzitutto la sicurezza della popolazione. Potrebbe quindi concedere deroghe, tenendo conto della tipologia territoriale e delle comunicazioni viarie, spesso impervie e disagevoli.  Questa riflessione vale per la soppressione del punto nascita. Il provvedimento di chiusura dovuto alle disposizioni nazionali può essere oggetto di deroghe. Inoltre la disattivazione incide sulle spese che la Regione sostiene per fare fronte alla cosiddetta mobilità passiva delle partorienti verso l’ospedale in località Branca della Regione Umbria.

Ha lasciato Fabriano negli anni ’50 alla volta di Firenze, ma ha continuato a seguire le vicende cittadine. Guardando Fabriano dalla finestra, che suggerimenti si sente di dare per migliorare la nostra città?

Ho letto su L’Azione il programma annuale riferito dal sindaco Daniela Ghergo. Esprimo il mio apprezzamento per i molteplici interventi che sono previsti per migliorare l’assetto urbano e la vita dei cittadini. Tuttavia, ritengo di poter avanzare una riserva, non essendo stati presi in considerazione i problemi dell’ospedale. E’ pur vero che le competenze in materia attengono al Governo regionale, ma l’Amministrazione comunale dovrebbe farsi carico di segnalare alla Regione una situazione a mio avviso non trascurabile. I padiglioni costruiti negli anni ’80 non hanno i requisiti di sicurezza sismica previsti dalla normativa vigente. Il “masterplan” regionale per l’edilizia sanitaria è finalizzato anche per la messa in sicurezza degli ospedali, quantomeno per valutare le condizioni di vulnerabilità di quelli che sono diventati più vetusti.

Sarà presente a Fabriano il prossimo 3 maggio per un appuntamento con LabStoria. Può darci qualche anticipazione?

La conferenza è titolata “Storia ed eventi dell’ospedale di Fabriano”. Gli argomenti della sua storia, dalle origini ad oggi, saranno trattati dal giornalista Ferruccio Cocco. Io parlerò degli eventi che hanno caratterizzato la sua esistenza, concludendo con la situazione in cui si trova attualmente dal punto di vista funzionale e strutturale.

Gigliola Marinelli