Alla riscoperta delle ricette della nonna: I segreti della Cesarina Angela Romano
Questa settimana spazio al food con una particolare storia che ha origine nel passato. Parliamo delle Cesarine, la più antica rete di cuoche casalinghe d’Italia che aprono le porte della propria casa a viaggiatori provenienti da tutto il mondo. In Italia si contano oltre 500 Cesarine distribuite in ben 450 destinazioni italiane che offrono pranzi, cene, corsi di cucina ed esperienze gastronomiche speciali come degustazioni, aperitivi e visite ai produttori locali. Dal 2019 Cesarine è comunità diffusa Slow Food con la speciale mission di salvaguardia e condivisione della conoscenza delle tradizioni locali e delle ricette della cucina tradizionale italiana. Abbiamo incontrato Angela Romano, Cesarina operativa nella frazione fabrianese di Valleremita, per raccontarci questa esperienza così unica e particolare.
Cesarina Angela, come nasce la tua passione per la cucina e quando hai deciso di entrare nella rete delle Cesarine?
Per me cucinare è un atto d’ amore, un donarsi al prossimo attraverso un piatto. La passione nasce da lontano, fin da piccola la mia mamma non amava particolarmente cucinare, preparava il cibo solo per la necessità primaria di alimentarsi e così, nel tempo, ha iniziato a delegarmi tutte le incombenze relative alla preparazione del pranzo e della cena per la famiglia. Inizialmente amavo preparare i dolci per il mio papà, ora trovo più soddisfazione nel cucinare ricette salate perché sono più creative ed amo molto sperimentare, con accostamenti a volte azzardati.
Raccontiamo ai nostri lettori la storia delle antiche Cesarine?
All’epoca della fondazione, “Le Cesarine” erano solo una decina di esperte cuoche casalinghe desiderose di valorizzare la cultura della cucina casalinga attraverso un servizio di “ristorante domestico”. Negli anni l’associazione è cresciuta, arrivando a circa cinquecento cuoche/cuochi su base nazionale, di cui una trentina in Emilia Romagna, tutti accomunati dalla voglia di portare in tavola i piatti della cucina casalinga autentica.
Esiste un percorso di formazione da intraprendere per diventare Cesarina e far parte della rete nazionale?
Il reclutamento delle Cesarine si articola su più fasi, a partire dalla presentazione di ricette del territorio. Fondamentale è che siano ricette originali e rappresentative della località. In seguito il candidato deve rispondere a un test con domande su vari argomenti, dalle materie prime alle ricette, produrre della documentazione visiva su come vengono preparate le pietanze, l’impiattamento e la descrizione della ricetta. Una volta comprovata la capacità del candidato, si procede con la richiesta delle autorizzazioni HACCP e successivamente, superato il corso per l’idoneità alla somministrazione, viene anche valutata la location dove gli ospiti saranno accolti. Fondamentale è la conoscenza delle lingue.
La tua attività ha sede a Valleremita, hai una struttura di accoglienza in loco?
La mia personale struttura, dove amo accogliere gli ospiti da tutto il mondo, è la casa di famiglia ristrutturata dei miei amatissimi suoceri a Valleremita. Abbiamo ricreato un ambiente accogliente ristrutturando vecchi mobili, dando loro nuova vita; abbiamo conservato antichi strumenti da lavoro e oggetti vari della vita quotidiana contadina. Tutto in tono con l’ambiente bucolico del paesino.
Quali esperienze nel settore food offri ai tuoi visitatori?
Propongo la riscoperta delle ricette della tradizione contadina che, man mano, stanno purtroppo scomparendo lasciando il posto a nuove ricette e nuovi sapori. Sono ricette tramandate dalle nonne con la sapienza dell‘ esperienza, quindi sempre molto personalizzate. Ho ritrovato vecchi ricettari, ho sbirciato quelle ricette che per le nostre nonne erano la quotidianità fatta di caldai, brace e focolari domestici.
Le tue proposte culinarie seguono anche la stagionalità dei prodotti e la centralità di produzione nel territorio?
Certamente, è fondamentale la stagionalità ed è il punto fermo dell’offerta culinaria proposta perché tiene conto della freschezza del prodotto ed una filiera corta. Cerco di reperire i vari prodotti grazie alla collaborazione con produttori, allevatori ed agricoltori locali, per portare in tavola tutte le tipicità del nostro territorio.
Quante Cesarine sono in attività nella Regione Marche?
Attualmente nella nostra regione le colleghe cesarine sono sei, maggiormente concentrate nelle zone litoranee della costa marchigiana. Nella nostra zona dell’entroterra sono presente solo io, mentre nella vicina Umbria sono operative tre Cesarine.
Valleremita è una frazione splendida, dominata dall’Eremo francescano di Santa Maria di Val di Sasso. Credi che questa tua attività particolare possa fungere da possibile volano per incrementare il turismo anche in realtà così piccole ma ricche di bellezze naturali ed artistiche?
Decisamente sì! La mia idea di coniugare per diletto questa nuova frontiera del food alla promozione turistica nasce dal piacere di divulgare e far apprezzare le bellezze naturalistiche di questo paesino incastonato tra le nostre montagne. Una piccola perla, con flora e fauna incantevoli, che lascia visibilmente stupefatti gli ospiti che non immaginano di trovare tanta bellezza in un sito naturalistico così avvolgente.
Un tuo progetto o sogno nel cassetto ancora da realizzare?
Un sogno nel cassetto c’è!! Mi piacerebbe consultare dei libri storici presenti presso la biblioteca comunale per scoprire le ricette antiche o cenni storici che descrivano i modi di preparare cibi o banchetti a partire dal Medioevo, per poterli raccontare agli ospiti e per far rivivere loro atmosfere antiche e fantasticare insieme. Dietro ogni ricetta c’è un mondo, non è solo “ingoiare o masticare un cibo”. Si troverebbero mille spunti per parlare ore e ore, rimanendo affascinati. Ogni volta che con una forchetta prendiamo un pezzettino di cibo, se proviamo ad immaginare la provenienza, come vengono coltivate e trasformate le materie prime, al loro ciclo produttivo, le varie filiere, gli stoccaggi, da quanto tempo vengono utilizzate nella storia nelle varie ere, la vocazione dei territori. Inoltre il clima idoneo per ogni coltivazione, a quante persone danno lavoro e sostentamento, a chi le trasporta, a chi viene delegata la vendita al dettaglio, a tutte le ricette in cui vengono utilizzate, a chi ci scrive libri di cucina e, per finire, a chi prepara il cibo per metterlo in tavola. E’ cosi che un semplice piatto di pasta al pomodoro diventa un viaggio che racconta mille storie!
Gigliola Marinelli
Nella foto: Cesarina Angela