Dalla Russia con amore: Lo chef Marco Iachetta si racconta a Radio Gold
Ambasciatore della cucina italiana a Mosca, personaggio eclettico e creativo, lo chef Marco Iachetta racconta in questa intervista la sua storia umana e professionale fino ad arrivare al grande successo del suo locale “La Scarpetta”. Un momento di riflessione anche sulla guerra in Ucraina, un ricordo partecipato della grande storia del Fabriano Basket e nuovi progetti, come il locale “Al posto giusto”, inaugurato nel 2022 a Mosca.
Marco, da quanti anni vivi a Mosca e cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia per questa sfida così impegnativa?
Sono a Mosca dal novembre 2002. Dopo alcune brevi esperienze all’estero, ero pienamente coinvolto nel ristorante di famiglia (La Vecchia Cartiera) ma sentivo il bisogno di confrontarmi in ambienti impegnativi e stimolanti, lontano dalla mia comfort zone e mettermi alla prova, unito al desiderio di conoscere il mondo al di fuori di Fabriano.
Parliamo del tuo gioiello, il ristorante “La Scarpetta”. Cosa distingue il tuo locale dagli altri e perché è così tanto amato ed apprezzato a Mosca?
“La Scarpetta” era un obbiettivo che mi ero posto come traguardo da raggiungere a conferma della maturazione professionale, dopo aver contribuito al successo di alcuni ristoranti della capitale, in qualità di chef. “La Scarpetta” è amata dal pubblico per la sua italianità, che vuol dire un ambiente in cui si vive la cultura italiana del mangiar bene in un clima a conduzione familiare e per questo si distingue da altri, a gestione più manageriale e commerciale, che offrono un ambiente meno caloroso. Con la speranza che anche” Al Posto Giusto”, un altro ristorante aperto di recente, possa ottenere lo stesso successo de “La Scarpetta”.
Il conflitto bellico, che attualmente vede ancora coinvolte Russia ed Ucraina, ha avuto ripercussioni nel tuo lavoro e nella tua quotidianità?
Nel lavoro certamente sì. L’instabilità emotiva, perchè ovviamente italiani, russi, ucraini, nessuno è contento di questo conflitto, riduce la voglia di uscire a divertirsi a cui si aggiunge una certa incertezza economica contribuiscono a contrarre la domanda del pubblico. Personalmente vivo la usuale tranquilla quotidianità. Non nascondo, però, che mi fa paura il distacco con cui si ostenta l’apparente tranquillità, ben sapendo che al fronte si consuma un dramma. Fa paura, inoltre, sentire le notizie dei bollettini quotidiani che riferiscono di morti, feriti e richieste incessanti di invio di ulteriori armi, quando preferirei che ci fossero solo aggiornamenti sugli sforzi che ambo le parti dovrebbero fare per una trattativa di pace.
Quale tipologia di clientela frequenta abitualmente “La Scarpetta” e quali tuoi piatti della tradizione italiana sono più gettonati?
Prima del 24 febbraio 2022, circa il cinquantacinque per cento dei clienti era russo e quarantacinque internazionale, ovvero un pubblico di chi, oltre agli italiani, ricercava un ambiente in cui sentirsi in Italia lontano dall’ Italia. Attualmente, le proporzioni sono per una stragrande maggioranza di pubblico locale mentre si è molto ridotta la presenza dei clienti internazionali. Tante aziende straniere e a maggioranza di personale straniero, hanno lasciato l’area di Mosca. A “La Scarpetta” si può incontrare dall’oligarca al semplice turista o privato cittadino, perché resta un ristorante accessibile a tutti. La regina della pasta, la carbonara, rimane il piatto più gettonato, in un menù ampio, che offre piatti tradizionali e più elaborati o sofisticati.
Nel tuo passato non c’è solo la passione per la cucina ma tanche tanto amore per il basket. Ci sono dei personaggi del grande basket fabrianese che conservi particolarmente nel cuore?
La passione per la pallacanestro non è solo nel mio passato ma anche nel presente, tanto che “La Scarpetta” è una meta di riferimento per tanti giocatori delle squadre locali Cska e Kimky che frequentano il locale con le loro famiglie. Per Hackett e famiglia, una eccezione particolare, il locale era una seconda casa, ma anche Spissu e Coldebella presenti in pianta stabile a Mosca erano abituali, mentre fino a febbraio2022, quando viaggiavano a Mosca, anche Gherardini e Carmenati facevano tappa fissa. Del grande basket fabrianese ricordo gli amici con cui avevamo creato il gruppo ’Alta Tensione’, ovvero Davide Bergamo, Cristian Rapanotti, Simone Strinati, vivendo intensamente sugli spalti ogni emozione con un particolare ricordo per le trasferte pazze al seguito della squadra. Porto nel cuore Gianni Quaresima, che ha anche avuto l’onore di allenarmi (ride ndr), indimenticabili i briefing pre-allenamento in cui si parlava di basket a 360 gradi, dalla prima divisione alla NBA. Un altro personaggio a me caro è Roberto Carmenati, che ha guidato il Fabriano Basket nella tragica stagione della retrocessione, ma che mi ha regalato la soddisfazione della storica vittoria sulla Virtus Bologna (+34 punti) di inizio stagione e che è stata la mia ultima gara vissuta sugli spalti, con gli amici de l’Alta Tensione, prima del trasferimento a Mosca.
Se ti chiedessi di ipotizzare una tua squadra cittadina ideale di basket, chi sceglieresti tra le vecchie glorie come giocatori, allenatori e tecnici?
I nomi sono accuratamente selezionati tra coloro con cui ho vissuto una interazione personale. Guardie: Roberto Olestini, Stefano Servadio, Dennis Williams, Rodney Monroe. Ali: Leo Sonaglia, Rodolfo Valenti, Sam Mitchell. Ali Forti e Centri: John Turner, Danilo Del Cadia, Stanislao Metta. Menzione d’onore per Ryan Lortridge, Chandler Thompson, Cristian Vico e PierPaolo Perulli. Allenatore: Roberto Carmenati. Direttore Sportivo: Luciano Mari. Team Manager: Roberto Monti. Addetto Stampa: Stefano Valenti.
Fabriano è una città particolare. Glorifica ma molto spesso dimentica chi anche oggi nel mondo tiene alto il nome della Città della Carta. La famosa locuzione latina “Nemo propheta in patria” l’hai mai sentita addosso sulla tua pelle?
A volte ho sentito questa locuzione latina sulla mia pelle, ma è normale lavorando a Mosca da tanto tempo. Pur non cercando la gratificazione dai fabrianesi, il mio interesse è di far conoscere il più possibile Fabriano, Cerreto d’Esi, le Marche a più persone nel mondo. Il mio lavoro è il miglior veicolo per poterlo fare. Spero che le Amministrazioni sappiano valorizzare al meglio il nostro fantastico territorio e, con esso, tutte le aziende eno-gastronomiche locali che non hanno niente da invidiare a quelle di altre regioni. In passato ci sono stati errori a riguardo, che avevo pubblicamente stigmatizzato, mi auguro che non si ripetano più, scrollando via quella sorta di complesso di inferiorità tipico di noi marchigiani.
Pensando al futuro, hai desiderio di rientrare prima o poi in Italia o hai ancora qualche progetto in mente sempre in Russia?
Il desiderio di rientrare è sempre presente. Il sogno obbiettivo è quello di avere un ristorantino da cui si possa ammirare la torre di Cerreto, ma per ora questo progetto è nel cassetto. “La Scarpetta” ha otto anni, “Al Posto Giusto” è stato aperto a settembre del 2022 e sono mie creature. Limitatamente, in qualità di chef, sono anche impegnato in questi giorni nella inaugurazione del ristorante “Yarden”, situato dentro una sinagoga e in cui, per la prima volta, mi cimenterò nella cucina Krosher. Sono anche piuttosto impegnato in consulenze e collaborazioni a Cipro, in Armenia e Giorgia e questo mi terrà ancora lontano dai fornelli di Cerreto ancora per diversi anni!
Gigliola Marinelli