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“Dio si manifesta e si comunica dal nostro sorriso”

Fabriano – E’ festa per la Diocesi di Fabriano-Matelica. Il cardinale Marcello Semeraro, inviato da Papa Francesco, oggi pomeriggio nella cattedrale Basilica di San Venanzio, a Fabriano, ha beatificato madre Maria Costanza Panas, superiora delle clarisse cappuccine che, per tutta la sua vita religiosa, è vissuta nel monastero di clausura di San Bartolomeo, in via Cavour. La monaca, al secolo Agnese Pacifica, è nata il 5 gennaio 1896 ad Alano di Piave (Belluno) e morta il 28 maggio 1963 a Fabriano, dove è tutt’ora è sepolta. Dopo il riconoscimento del miracolo è avvenuta la proclamazione da parte Congregazione delle Cause dei Santi. Il Decreto, infatti, è stato firmato dopo aver accertato la guarigione di una neonata (oggi adulta e presente alla celebrazione) di San Severino Marche affetta da “grave sofferenza fetale da anemia feto-natale ed emorragia cerebrale; insufficienza multiorgano”. Ora la madre badessa, di cui molti ancora ricordano la profondità delle sue corrispondenze epistolari, visto che ha fatto voto, nella sua vita, di scrivere sempre e solo di Gesù Cristo, è beata. Il grado successivo? Il processo canonico che porterà alla canonizzazione, per farla diventare Santa.

E’ festa per la diocesi di Fabriano e per tutte le clarisse che sono arrivate, da tutto il mondo, nella città della carta. Con il cardinale Semeraro hanno concelebrato il cardinale Edoardo Menichelli, il vescovo diocesano, Francesco Massara, l’emerito, Giancarlo Vecerrica, i religiosi e i sacerdoti della chiesa di Fabriano-Matelica. Presenti le autorità civili, politiche e militari. All’inizio della celebrazione mons. Massara ha ricordato “che in cielo c’è una stella che brilla per l’umanità” e che la cerimonia “è un grande evento per la chiesa locale”. Per il presule “la religiosa, punto di riferimento per molti sacerdoti della città e non solo, è una donna di Dio che ancora oggi parla al cuore dell’umanità”. Massara ha poi ringraziato il pontefice per aver parlato della beata nel corso dell’Angelus domenicale. La penna e un suo scritto è la reliquia che è stata portata in processione in Cattedrale per la venerazione. La sua immagine è stata scoperta dopo che il cardinale ha letto in latino la formula di Beatificazione. Nell’omelia il cardinale Semeraro ha fatto riferimento ad alcuni scritti della Beata dove Madre Costanza parla della Messa perché “nel rito vedeva il movimento di compassione e di infinita bontà di Dio”. In un passaggio ha evidenziato come Madre Costanza Panas “ha creduto e si è donata: è stato il programma della sua vita”. E rivolgendosi ai fedeli ha concluso: “Siate portatori di gratitudine per trasmettere la speranza”. Il vescovo diocesano, monsignor Massara, al termine della celebrazione, ha ringraziato i presenti: “La chiesa è in festa. Madre Costanza è stata la penna di Dio: anche noi dobbiamo diventare una bella penna per scrivere la bellezza di Dio, dell’amore, della carità e del sentirsi cristiani”. Le clarisse emozionate: “La santità di Madre Costanza è forte. Ha cercato Dio ogni giorno. Penna e libri sono stati suoi strumenti di grazia. Cogliamo nella sua storia un monito per andare avanti. Che la sua vita sia di esempio per tutti noi”. La giornata di festa si è conclusa con l’Oratorio Sacro, dedicato alla Beata, diretto da don Umberto Rotili, in una chiesa parrocchiale della Misericordia gremita di fedeli.

Panas 

La Venerabile Serva di Dio Maria Costanza Panas, al secolo Agnese Pacifica, nacque ad Alano di Piave, in provincia di Belluno nel 1896. Fin dall’infanzia non si lascia trascinare dalla spensieratezza e, come lei stessa ricorderà: “Ho sempre pensato che la vita è un compito da svolgere nel modo più serio; che è preparazione a grandi cose”. Nel suo diario racconta la sua maturazione spirituale, giungendo a fare il voto della penna: non scrivere per il resto della vita che per Gesù e di Gesù. Entrò nel monastero di Fabriano l’11 ottobre 1917. Il 18 aprile 1918 divenne suor Maria Costanza, clarissa cappuccina. Nel 1927, a 31 anni, è eletta Maestra delle novizie e dal 1936 Madre badessa, compito che svolgerà per 16 anni consecutivi fino al 1952, poi dal 1955 al 1963. Per molti anni accolse le persone che bussavano al monastero, prediligendo i sacerdoti, alcuni dei quali divennero suoi figli spirituali e allargando l’apostolato attraverso la grata conventuale con una fitta corrispondenza. Nelle sue lettere insegnava a scoprire il senso di certe situazioni, specialmente dell’aridità o nelle oscurità, con quella finezza e affabilità di chi ha esperienza di simili purificazioni e ha imparato a camminare nella pura fede. E’ morta, dopo anni di malattia, a Fabriano il 28 maggio 1963.

Marco Antonini