I Chiavelli e la devozione ai Santi

La rubrica Il Milione ritorna dopo la sosta estiva, sfogliando con attenzione la ricca, documentata e interessante pubblicazione “De Clavellis de Fabriano” di Giovanni Ciappelloni sulla famiglia storica dei Chiavelli, signori di Fabriano in epoca di Basso Medioevo, tra i vari capitoli, mi ha incuriosito il loro rapporto con la religione e la loro forte devozione verso alcuni Santi. I Chiavelli o meglio i De Clavellis hanno esibito nei loro primi anni fabrianesi una evidente devozione verso due santi, San Michele in un primo momento e San Domenico dopo il loro inurbamento.
Sicuramente la devozione verso San Michele appartiene alle loro origini ed alla provenienza dal Nord della Francia. Non dimentichiamo questa cosa: che i De Clavellis sono uomini del Nord Europa, mentre altro aspetto interessante è che la devozione verso San Domenico è invece una prova di vicinanza, ancora una volta francese, agli Angiò che in quegli anni avevano iniziato a proteggere l’Ordine Domenicano e questo lo vediamo in modo evidente a Napoli con la presenza dei re Angioini. Da qui l’importante complesso di San Domenico nella città partenopea, dove hanno girato personaggi come Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Tommaso d’Aquino. San Domenico, basilica importante presente anche a Fabriano con diversi capolavori, tra cui la scultura di metà ‘400 del San Pietro Martire di Donatello e della sua scuola.

A questi Santi, Chiavello Chiavelli aggiunse San Francesco al quale era particolarmente devoto e del quale aveva munificamente favorito l’ordine acquistando l’antico monastero di Val di Sasso presso Valleremita ristrutturandolo e dando la possibilità ai frati minori, che lo avevano ricevuto in dono, di vivere serenamente tramite le sue donazioni. Da ricordare anche che il bellissimo Polittico di Valle Romita del Gentile, 1410, venne commissionato per questo monastero, per dargli quella fama poi celebrata anche da Raffaello Sanzio stesso, la commissione al Gentile venne proprio da Chiavello, che aveva deciso di avere proprio lì la sepoltura con la moglie Lagia. Sarebbe da chiedersi se la presenza degli “Spirituali” detti anche “Fraticelli” che avevano ottenuto sicura ospitalità da parte dei francescani di Val di Sasso fosse il motivo della vicinanza all’Eremo da parte di Chiavello. I Fraticelli avevano solide radici nel territorio tra Fabriano e il Massaccio, l’odierna Cupramontana e il loro movimento traeva ispirazione dalla prima regola, oggi smarrita, di San Francesco e legittimazione dal riconoscimento di Celestino V oltre ad essere protetto in Fabriano e da Ludovico il Bavaro in quanto funzionale alle politiche dell’Impero contro la Chiesa Romana. A Fabriano li chiamavano i “boccasotto” per l’abitudine di camminare a testa bassa con il cappuccio francescano calato sugli occhi, si ispiravano si a San Francesco, ma erano separati dall’Ordine dei Minori. La loro dottrina si appoggiava agli evangeli e alle Epistole di S. Paolo.

Sarà Papa Nicolò V, nel suo periodo fabrianese nel 1449, a reprimere i Fraticelli considerandoli eretici e attaccando il movimento considerato ereticale, dando ascolto alle parole atroci contro loro di San Giacomo della Marca, che fu vicino anche a Martino V e di Giovanni da Capistrano. In conclusione poi, ammirando la Santa Maria Maddalena riprodotta nel Polittico di Valle Romita, essa sembra essere dipinta in maniera particolare con una certa ricercatezza nelle vesti e nei gioielli come il diadema di pietre preziose sul capo, capelli leggermente sciolti e con uno sguardo devoto ma non sottomesso. L’aspetto matronale della Maddalena ci fa dedurre che sembri essere la consorte di Chiavello, il signore di Fabriano, poi accomunare una santa protettrice degli Angiò a una sposa dei De Clavellis, molto vicini agli Angioini, va a configurarsi come opera lecita e molto gradita. Torneremo con la rubrica Il Milione in futuro con altri racconti sui De Clavellis, famiglia che ha segnato le sorti del medioevo fabrianese.

Francesco Fantini