“Costanza, la carta e la penna”. L’Opera Moderna di don Umberto Rotili per Madre Costanza Panas

di Marco Antonini

Un’opera moderna, in vista della Beatificazione di Madre Costanza Panas. E’ l’ultima fatica di don Umberto Rotili, vicario pastorale del vescovo per la città di Fabriano, parroco della Misericordia, regista e scrittore fabrianese, da sempre appassionato di teatro, musica e tutto ciò che diventa arte, cultura e occasione di testimonianza. Il titolo è originale: “La carta e la penna”.

Partiamo dalla cosa più semplice. Che date segniamo in agenda?

Venerdì 23 settembre alle ore 21.30 nella Cattedrale di San Venanzio verrà eseguita per la prima volta questa Opera Moderna a lei dedicata, all’interno delle manifestazioni del Convegno Pastorale Diocesano. Poi domenica 9 ottobre dopo la Beatificazione (che sarà alle ore 17.30 in Cattedrale) presso la Chiesa della Misericordia.

Perché un’opera del genere?

Per amore ho scritto questa Opera Moderna (non la chiamo «Musical» perché non rispecchia le caratteristiche di tale spettacolo, e non la chiamo «Oratorio Sacro» per lo stesso motivo) che è un unicum nel suo genere: parole e musica si fondono per trasportare chi ascolta in un mondo surreale e onirico, fatto di presenze e di assenze, di santi e di persone concrete, di storie intrecciate che il tempo aveva separato e che nell’oltre di Dio si ritrovano. Le musiche, totalmente originali e composte dal bravissimo e talentoso M° Marco Ricco, un ragazzo splendido, celato dietro al suo essere nerd, che lo porta a nascondersi a volte in un mondo fatto di arte, sono capaci di trasportare chi le ascolta nel magico mondo dello Spirito, elevando l’anima a ben più alti livelli. Le parole dei testi musicali, uscite dalla mente artistica di Fabrizio Perini, danno vita a un sublime incontro di sacro e profano, di santità e umanità, di musica e parole; il tutto condito da un gruppo di 30 elementi che ballano, cantano, recitano, muovendosi nello spazio sacro della Chiesa, come fossero anime venute dall’Oltre a raccontarci la Luce.

Perché «la carta e la penna»?

Perché Costanza era questo: una donna che scriveva e che nel suo scrivere conosceva sempre meglio e nello stesso tempo trasmetteva il volto di Dio agli altri, affascinando chiunque. La penna perché lei stessa è stata una penna nella mano di Dio, affinché la sua Parola arrivasse a ogni cuore; la carta, perché fu il mezzo che la condusse a Fabriano dalla città di Venezia dove viveva, ma allo stesso tempo è la strada che Dio ha usato per lei e per far arrivare a tutti un messaggio di speranza, di vita, di pienezza.

Madre Costanza Panas, presto beata, è stata conosciuta da diverse generazioni di fabrianesi che avevano in lei, presso il monastero di San Bartolomeo, un punto di riferimento importante. Quale è stato il tuo rapporto con la monaca che verrà beatificata a ottobre?

Sono entrato in contatto con la figura di Madre Costanza Panas quasi per caso. Nel corso dei miei anni da sacerdote, (arrivati ormai a ben 19!!!) più volte ho celebrato messa presso il Monastero delle Cappuccine di Fabriano. Ho sempre trovato le monache molto accoglienti, simpatiche, ma sopratutto molto moderne per essere di clausura. Anche io, come tanti, negli anni di seminario mi ero fatto una idea della clausura, come di qualcosa che fosse anacronistico e antico, ma quando conobbi Suor Chiara la allora badessa del monastero, rimasi affascinato dalla sua modernità, la sua forza e il suo carisma.

Cosa le raccontò suor Chiara nel dettaglio fino a incuriosirti tanto?

Suor Chiara mi raccontò la sua storia e iniziammo una frequentazione spirituale bella e importante e da lei venni a sapere della figura di Madre Costanza, una monaca che tanti fabrianesi hanno conosciuto e che ancora ricordano bene, perché chi l’ha incontrata, non l’hai mai più dimenticata, per la luce che emanava e la profonda fede che trasmetteva. In quel periodo, forse per la giovane età, forse perché il mio interesse al mondo spirituale era meno forte di adesso, non mi interessai particolarmente alla vita di Madre Costanza, eppure il suo nome sbucava fuori spesso nella vita della diocesi, soprattutto perché in quegli anni era stata avviata la causa di beatificazione che l’avrebbe portata poi ad essere riconosciuta dalla Chiesa come modello di santità.

Poi tre anni fa la svolta.

Si, in maniera preponderante, iniziai a studiare la sua vita per conoscere meglio questa donna di cui tanti parlavano; cercai notizie su internet, presso il nostro archivio diocesano e perfino chiedendo a chi l’aveva conosciuta: non erano molte le fonti su cui documentarsi. Mi ci volle un po’ a mettere insieme i pezzi, ma la sua vita era così affascinante, che decisi di scrivere un’opera teatrale su di lei, per farla conoscere a tutti.

Cosa avrà una monaca di così affascinante?

Anche io in origine mi ripetevo questo, poi entrando dentro la sua vita, mi sono ritrovato a pensare che fosse vissuta ai giorni d’oggi e non a cavallo tra fine ottocento e inizio novecento, tanta era la modernità del suo pensiero, la ricchezza delle sue scoperte e lo stile di vita che conduceva prima di farsi monaca. Poi il motivo per cui si ritrovò a Fabriano, la stranezza delle coincidenze che la portarono a ritrovare una fede abbandonata per vestiti, acconciature e feste mondane, una schiera di giovanotti che la corteggiavano e quello sguardo di Dio che mai l’avevo persa di vista, nemmeno quando Agnese (questo il suo nome prima di entrare in monastero) era così affascinata da Venezia, ma aver dimenticato ogni cosa della fede che suo zio prete le aveva trasmesso.

Nell’opera c’è il contributo essenziale dell’associazione Cristiano per la Vita.

Volevo però spendere due parole per ringraziare Alida Venturini, la presidente dell’associazione «Cristiano per la Vita», dedicata a suo figlio Cristiano Aquilanti Pelagalli, morto 26 anni fa. Oltre ad essere la donna determinata e testarda che tutti conosciamo, ma allo stesso tempo anche generosa e grintosa come nessuna, prima di tutto Alida è una persona che ha creduto sempre in me e nel valore delle mie idee, tanto da sponsorizzarle tramite l’Associazione, aiutandomi a realizzare tante cose in parrocchia: prima di tutto l’Oratorio San Filippo, che esiste soprattutto grazie al suo contributo annuale che non ha mai fatto mancare. Alida e Franco, insieme a tutti i membri dell’Associazione, hanno trovato nel nostro Oratorio San Filippo Neri, il modo di far continuare a vivere Cristiano, contribuendo a realizzare gli spazi esterni, che hanno permesso a tantissimi giovani di goderne. Lo scorso anno abbiamo ricordato 25 anni dalla morte di Cristiano, ma il Covid e la scomparsa di Franco, non hanno permesso che si potesse fare una memoria in grande stile, per cui abbiamo cercato la cosa più giusta per poter ricordare Cristiano e, contemporaneamente, chiudere l’Associazione con un evento che rimanesse nel tempo. Ecco perché Alida ha voluto contribuire e sponsorizzare l’Opera moderna che stiamo realizzando, dedicata a una donna della nostra città così forte e bella, che meritava di essere conosciuta dalle nuove generazioni. Ringrazio Alida e tutti i consiglieri dell’Associazione «Cristiano per la Vita» per aver pensato a noi e aver ancora una volta deciso di contribuire affinché Fabriano potesse avere una nuova occasione per tirare fuori i talenti nascosti.

Marco Antonini