Ambito 10 – Progetto Janus: “Ecco la ricerca sul territorio con 332 osservatori”

Fabriano – Un’elevata qualità della vita e un’identità forte, ma anche un senso di isolamento e di staticità: sono i risultati di un’articolata ricerca promossa dal progetto Janus nei Comuni dell’Ambito 10 (Sassoferrato, Genga, Fabriano, Cerreto d’Esi, Serra San Quirico).

La ricerca è stata presentata lo scorso 3 maggio all’Unione Montana, davanti ad una platea composta dai sindaci dei 5 Comuni, dalle associazioni sociali e culturali partner della rete, dai sindacati e altre organizzazioni sociali.

Un lavoro di animazione territoriale certosino, che ha coinvolto 332 osservatori privilegiati tra associazioni sportive, sociali e culturali, Istituti scolastici, Parroci, Medici, responsabili di servizi alla persona, Sindaci e amministratori pubblici, integrati anche da altri “leader di comunità” (farmacisti, imprenditori, attività commerciali, operatori del sociale).

Quello montano è un territorio dal forte senso di appartenenza: la natura e i prodotti del territorio, l’arte e la storia, la spiritualità fanno da collante profondo di un’identità che si esprime anche attraverso manifestazioni culturali (dal Palio alle sagre di paese e alle feste di frazione), e la condivisione di “valori di montagna”, come la tenacia, il legame col territorio, la capacità di accogliere e condividere, l’intraprendenza.

La crisi e la pandemia hanno però lasciato ferite profonde nella psiche collettiva: c’è un senso di isolamento, acuito anche dalle difficoltà delle infrastrutture, e il timore che questo tessuto collettivo si sgretoli.

In tanti segnalano situazioni “in presa diretta” di disagio lavorativo o sociale: si equivalgono, con una leggera incoraggiante prevalenza delle aperture, i numeri di chi ha visto chiudere attività economiche, e di chi invece ne ha viste aprire di nuovo, specialmente nei settori della cultura e del turismo.

E’ forte il senso di spaesamento causato dal venir meno del rapporto con le grandi aziende che avevano segnato la crescita del territorio: non solo per le chiusure e le delocalizzazioni, ma anche per una percepita marginalità del territorio nelle decisioni.

Il legame si mantiene con le PMI, ma la percezione è quella di un territorio che ai giovani (e alle donne) fatica ad offrire opportunità di aggregazione e di crescita personale.

Particolarmente a rischio la condizione degli over-40 che hanno perso il lavoro o chiuso la propria attività, e quella dei giovani che invece nel mercato del lavoro non riescono ad entrare: ma criticità emergono anche nella situazione degli anziani soli o con pensione minima, e di chi non può contare sul sostegno di legami familiari, inclusi anche i separati.

Al rischio povertà si aggiunge quello dell’isolamento, forte tra i giovani NEET (fuori dai percorsi formativi e lavorativi) e gli anziani, in particolare quelli residenti nelle frazioni, ma divenuto preoccupazione generale in tempi di pandemia: fa spesso capolino il termine “depressione”, a testimoniare le cicatrici profonde lasciate dalla pandemia. E’ forte la preoccupazione per il venir meno di servizi sanitari e sociali, in precedenza considerati un fiore all’occhiello del territorio.

A commentare i dati, i responsabili del progetto Janus: Roberto Fiorini, coordinatore della ricerca, nota come sia “importante la presenza alla presentazione di tutti i sindaci del territorio, e delle organizzazioni sociali e del Terzo Settore: si tratta di esigenze note, su cui i diversi territori si stanno già muovendo da tempo. Averle approfondite e aggregate in un’analisi di ampio respiro permetterà di studiare risposte di sistema”.

Lamberto Pellegrini, coordinatore dell’Ambito 10, rileva :“per come è stato progettato, Janus è già uno strumento utile per affrontare a tutto tondo queste esigenze; abbiamo messo in rete i servizi sociali del territorio con la capacità del Terzo Settore di intercettare le situazioni individuali. Con servizi come gli sportelli di ascolto, il social market o il trasporto sociale, possiamo intercettare esigenze molto specifiche, dalle situazioni di isolamento individuale ai problemi delle frazioni”.

Nell’intervento di presentazione, il Presidente dell’Unione Montana Pesciarelli ha sottolineato come “Forte sia il cambiamento in atto. La crisi economica, le conseguenze del sisma e la pandemia, non ultimi gli effetti della crisi bellica hanno imposto, ed impongono alle comunità, sforzi notevoli per resistere e per riprogettare, nella logica di una visione condivisa, le fondamenta della resilienza e della capacità di risposta ai bisogni dei più fragili.
Il progetto JANUS, si colloca in questa direzione. Partecipazione, ascolto, coinvolgimento degli attori locali sono elementi imprescindibili del percorso di innovazione del sistema locale. La ricerca ha rappresentato l’avvio del progetto e racconta come importanti interlocutori, istituzionali ma anche del privato sociale e dell’economia locale, fino a gruppi informali di cittadini, valutano la situazione ed individuano i punti di forza e di debolezza, proponendo spunti di riflessione comune per la costruzione di un sistema più resiliente, in grado di valorizzare le eccellenze ed affrontare le criticità.”

Nei successivi interventi dei Sindaci sono emerse la comune volontà di puntare sulle infrastrutture materiali ed immateriali, la necessità di cambiare mentalità per valorizzare il territorio ed attivare comportamenti proattivi senza aspettarsi che altri risolvano i problemi, l’esigenza di fare squadra e rete superando la frammentazione. (cs)