Il messaggio di Natale del vescovo Massara

Il vescovo di Fabriano-Matelica ha preso carta e penna ed ha indirizzato a clero e fedeli il suo messaggio di Natale. E’ rivolto a chi combatte la pandemia, alle famiglie, ma anche alle donne vittime di violenza, ai profughi, ai coniugi separati, ai malati, ai terremotali e ai disoccupati. Scrive monsignor Francesco Massara: “Ci troviamo nell’imminenza di un Natale ancora segnato dal protrarsi della pandemia e dalla carenza di quei gesti spontanei di prossimità ai quali eravamo abituati. Egli viene nonostante il perdurare di quest’emergenza e sceglie ancora di nascere lì dove non ce lo saremmo mai aspettato: nella precarietà delle nostre relazioni, nell’angoscia delle nostre solitudini, nella vulnerabilità delle nostre famiglie, nell’inadeguatezza delle nostre comunità”. Il presule sprona i fedeli a far diventare questo Natale il migliore della nostra vita “se siamo capaci di togliere la “mascherina” dell’ipocrisia”. Augura Buon Natale alla “cara Famiglia luogo dell’accoglienza e del gusto essenziale”, alle “donne vittime di violenza, vittime di quell’aggressività che non fa rumore, né provoca lividi, ma lascia sempre il cuore e la mente a pezzi” senza dimenticare i “coniugi separati di cui sentiamo di condividere con voi il vostro dolore che ci tocca profondamente perché investe qualcosa che riguarda tutti, cioè l’amore inteso come il sogno e il valore più grande della vita”. Un pensiero è anche a chi soffre di qualsiasi infermità, a quanti “combattendo in solitudine il loro dolore, hanno il cuore ferito pensando alle carezze perdute e agli abbracci mancati”. Mons. Massara ha anche un augurio affettuoso per chi combatte la pandemia da Covid-19 e chi soffre la crisi del lavoro e del post sisma 2016: “Buon Natale a voi, medici, infermieri, operatori sanitari e volontari che vi prendete cura delle tante ferite visibili e invisibili e che, con il vostro servizio, ci ricordate che la vita è un valore da benedire e custodire, anche nel momento del dolore e della sofferenza. A voi, disoccupati e terremotati: sebbene il sogno di un lavoro sicuro e l’ansia di garantire una casa alle vostre famiglie accrescono la preoccupazione per il futuro, vi chiedo di non stancarvi di reclamare la giustizia della ricostruzione e di un lavoro dignitoso”. Il pensiero finale dell’arcivescovo è per i profughi e gli immigrati.

Marco Antonini