Sentenza Capaldo, l’affondo di Balducci (PD): “Ci rimettono i cittadini”
A pochi giorni dal pronunciamento del Giudice del lavoro del Tribunale di Ancona che ha accolto il ricorso presentato da Vincenzo Capaldo, ex dirigente settore Assetto del Territorio del Comune di Fabriano, a seguito della revoca dell’incarico da parte dell’Amministrazione comunale, non mancano le polemiche. Il capogruppo PD, Giovanni Balducci commenta la sentenza: “Era scontato che andasse così – dice – perché la motivazione principe che ha portato alla rimozione del dirigente, cioè la mancanza di titoli, non esiste”. Secondo l’ex assessore nella giunta Sagramola e candidato sindaco PD nelle elezioni in cui ha vinto l’attuale sindaco, “chi amministra questa città, il M5s, se l’è cercata anche questa volta. Una persona ragionevole non avrebbe mai fatto quello che è stato fatto con Capaldo. A pagare – prosegue Balducci – sono i cittadini, con fondi che verranno tolti dalle spese correnti. Si sprecano soldi che si potevano spendere in altri modi. Questo iter ha contributo a ritardare l’avvio di cantieri e lavori. Dopo non ci lamentiamo se perdiamo i fondi dello Stato: siamo stati mesi senza Dirigente, in un ufficio strategico per qualunque Comune”. Il giudice ha accertato l’illegittimità della revoca dell’incarico dirigenziale, condannando l’amministrazione comunale ad un risarcimento del danno di 86mila euro oltre interessi e spese legali. “Il Comune, revocando il mio incarico, ha violato regole di correttezza e buona fede, oltre che procedurali” ha detto il dottor Capaldo poche ore dopo la sentenza. Di pensiero diverso l’assessore con delega agli Affari Legali, Francesco Scaloni: “Il Giudice del lavoro ha parzialmente accolto le richieste di controparte e, in buona sostanza, accogliendole dal punto di vista economico a meno del 50% dell’originaria domanda che si attestava sui 180mila euro. Ragion per cui ha compensato in parte le spese legali. Ad una prima lettura la sentenza presenta profili che possono dare luogo a un appello con risultato che può essere solo migliorativo per la posizione dell’Ente, ma non si intende al momento anticipare nulla. A nostro avviso – prosegue Scaloni – le ragioni dell’Amministrazione risultavano e risultano assistite, al di là di quanto allo stato deciso dal giudice, da corretta impostazione e ponderazione degli opposti interessi. Tutte le domande relative ai supposti danni all’immagine, biologico e alla reputazione professionale siano stati respinti”.
Marco Antonini