“Il Giudice del Lavoro dà ragione all’ex dirigente comunale Vincenzo Capaldo”

Fabriano – Il dirigente Vincenzo Capaldo era stato rimosso dall’incarico, quasi un anno fa, dal sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli. Ieri mattina, in primo grado, il giudice ha dato ragione all’ex responsabile del settore Assetto del Territorio. Non si escludono polemiche politiche. “Il Giudice del lavoro di Ancona ha accolto il mio ricorso, accertando l’illegittimità della revoca dell’incarico dirigenziale disposta dal sindaco e condannando l’amministrazione comunale ad un risarcimento del danno di 86mila euro oltre interessi e spese legali” dichiara Capaldo che commenta così: “Finalmente giustizia è stata fatta sulla mia vicenda lavorativa, evidenziando che il Comune, revocando il mio incarico, ha violato regole di correttezza e buona fede, oltre che procedurali. Spero che il mio calvario, adesso, sia concluso”. La sentenza è arrivata in Comune. Il sindaco sta approfondendo la questione: “L’avvocatura sta studiando le motivazioni della sentenza per valutare di appellarsi. Nonostante siano state rigettate tutte le richieste di risarcimento dei danni all’immagine, alla professionalità e quelli biologici – dichiara il primo cittadino – ci sono infatti delle considerazioni alla base delle motivazioni della sentenza e anche alla base della quantificazione dell’importo che non convincono affatto”.

L’assessore Scaloni

Assessore Affari legali, Francesco Scaloni dichiara: “Il Giudice ha parzialmente accolto le richieste di controparte e, in buona sostanza, accogliendole dal punto di vista economico a meno del 50% dell’originaria domanda che si attestava sui 180.000 euro. Ragion per cui ha compensato in parte le spese legali.
Ad una prima lettura la sentenza presenta profili che possono dare luogo a un appello con risultato che può essere solo migliorativo per la posizione dell’ente ma non si intende al momento anticipare nulla. A nostro avviso le ragioni dell’amministrazione risultavano e risultano assistite, al di là di quanto allo stato deciso dal giudice, da corretta impostazione e ponderazione degli opposti interessi. Essenziale evidenziare come tutte le domande relative ai supposti danni all’immagine, biologico e alla reputazione professionale siano stati respinti”.

La storia

Tutto è iniziato lo scorso settembre quando, con decreto del sindaco è stato revocato l’incarico dirigenziale relativo alla direzione del settore “Assetto del territorio”, assegnato il 22 luglio 2019. Nel documento pubblicato sull’albo pretorio del Comune, furono oscurati, i motivi che portarono la Giunta a prendere quella decisione. C’era, infatti, un allegato nascosto “nel quale sono esplicitate le motivazioni che fondano la revisione del provvedimento di conferimento dell’incarico, dal momento che la conoscenza sopravvenuta di determinati fatti induce ad una nuova valutazione dell’interesse pubblico a tutela del Comune di Fabriano, fondando la necessità della revoca del decreto 16 del 22 luglio 2019”. Ad avviare l’iter che portò alla rimozione un problema di titoli e di iscrizione all’ordine degli architetti di Capaldo che, al momento dell’assegnazione dell’incarico, luglio 2019, sarebbe stata di “categoria B”, cioè priva dei requisiti richiesti. «L’accertamento delle competenze e delle professionalità possedute – si legge nell’atto di revoca – viene effettuato sulla base delle dichiarazioni dei candidati rese sotto la loro personale responsabilità con ogni conseguenza di legge in caso di dichiarazione mendace ai sensi di legge». Il dirigente, invece, respinse al mittente questa ricostruzione in quanto era in possesso di due lauree, Ingegneria e Architettura, quindi rispondente in pieno ai parametri, con tanto di iscrizione ai relativi ordini professionali. La battaglia politica dell’opposizione non tardò ad iniziare. I consiglieri Giovanni Balducci (PD) e Andrea Giombi (Fabriano Progressista) protocollarono domanda per accesso agli atti per leggere le motivazioni fino a quel momento riservate. L’ex sindaco Sorci, tramite social, annunciò, che la Segretaria generale, Vania Ceccarani, aveva respinto la richiesta per «esigenze di tutela della riservatezza del destinatario del provvedimento». Passarono diverse settimane, poi Giombi e Balducci, dopo il pronunciamento del difensore civico, avvocato Nobili, furono convocati per ricevere «42 giorni dopo» l’allegato con le motivazioni della rimozione di Capaldo. Poi il ricorso, la sentenza di ieri e le proteste della minoranza che non tarderanno ad arrivare.

Marco Antonini