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Fabriano – Le Olimpiadi di Fisica, intervista alla squadra italiana

Fabriano – Resilienza, voglia di mettersi in gioco e superarsi giorno dopo giorno: intervista alla squadra italiana alla fase europea delle Olimpiadi di Fisica, svoltasi a Fabriano.

Resilienza, voglia di mettersi in gioco e superarsi giorno dopo giorno: questi sono solo alcuni dei concetti chiave con cui i ragazzi della squadra italiana hanno descritto il loro percorso che li ha portati alla fase europea delle Olimpiadi di Fisica. In collaborazione con il Dirigente del Liceo Classico Francesco Stelluti, il Prof. Dennis Luigi Censi, e la professoressa di Matematica e Fisica Silena Faggioni, ci siamo messe in contatto con i ragazzi per soddisfare qualche curiosità su questa loro esperienza.

Ma cosa sono, in breve, le Olimpiadi di Fisica? Si tratta di una competizione annuale che si tiene dal 1969 (1988 in Italia), organizzata in Italia dall’Associazione per l’Insegnamento della Fisica, per incarico del Ministero dell’Istruzione e indirizzata agli studenti delle scuole superiori. Il responsabile nazionale della competizione è per l’appunto il Prof. Dennis Luigi Censi, perciò la squadra italiana ha svolto la fase europea da remoto presso il liceo classico F. Stelluti di Fabriano dal 19 al 26 giugno 2021.
Quest’anno la squadra partecipante è composta da: Martino Barbieri (Istituto Istruzione Superiore Galileo Galilei di Crema), Giacomo Calogero (Liceo scientifico Banzi Lecce di Lecce), Luca Cremonesi (Liceo Scientifico LSS Galilei di Erba), Massimo Gasparini (Liceo Scientifico Enrico Fermi di Padova) e Tommaso Lunghi (Liceo scientifico A. Volta di Milano).

Cosa li ha dunque spinti ad iscriversi alle Olimpiadi di Fisica? “La prima volta per me è stato un po’ per sentito dire mentre le altre volte, sapendo già cosa fosse ed essendo stato divertente, avevo un po’ più di coscienza.” Tra chi dunque è stato spinto dalla propria passione verso la materia, chi ha deciso di riempire i propri pomeriggi dilettandosi con problemi sempre più stimolanti e chi spronato da semplice curiosità, la partecipazione sembra avere una costante: il desiderio di superare i propri limiti problema dopo problema. Quest’ultimo aspetto è risultato cruciale anche nella preparazione pre-gara, avvenuta soprattutto individualmente. I ragazzi ci spiegano infatti che nonostante l’appoggio di qualche professore ed ex-studente partecipante, l’allenamento individuale tramite l’esercizio costante, per esempio con le prove delle gare precedenti, è stato fondamentale. In questo senso, è emerso quanto faccia la differenza il contributo personale e dunque l’impiego del proprio tempo libero allo studio: “personalmente, ho notato che i professori della scuola si disinteressano abbastanza dopo la prima prova. Sei tu che ti devi preparare da solo”.

Nonostante ciò, la preparazione pre-gara che in linea di massima sembra avvenire quasi esclusivamente su base individuale, viene compensata dall’aiuto reciproco tra una fase e l’altra della competizione. I cinque ragazzi hanno tenuto a sottolineare che l’ambiente è certamente competitivo “ma c’è un sano equilibrio e la comunità è molto aperta”. Tra gli sfidanti c’è infatti molta discussione e confronto riguardo ai problemi, soprattutto quelli più ostici: “il fatto che la propria prestazione non dipenda da quella degli altri, fa in modo che nella preparazione le persone ti aiutino senza pensare che ciò possa danneggiarli” -seguito da- “aiutando qualcuno hai aiutato anche te stesso”.
Soprattutto in questa fase della gara il senso di appartenenza ad una squadra che rappresentasse l’Italia si è fatto particolarmente sentire: “è la prima volta che faccio un Olimpiade di stampo internazionale e sento di far parte di una squadra. Gareggiamo tra di noi, ma essendo la fase europea gareggiamo contro altre nazioni e mi sento di rappresentare l’Italia”.

Verso la fine dell’intervista è inoltre emersa una riflessione significativa sugli stereotipi che spesso e volentieri orbitano attorno a queste Olimpiadi: non sarebbe necessario frequentare un indirizzo di scuola superiore di stampo prettamente scientifico per potersi cimentare in gare di Fisica, Matematica, Scienze naturali e via dicendo. Secondo i ragazzi il requisito essenziale sarebbe infatti “la voglia di approfondire fino in fondo i vari argomenti, arrivando a non avere il minimo dubbio”. Sulla stessa lunghezza d’onda, emerge un po’ il concetto della “resilienza”, in quanto viene affermato che “quando non sai fare le cose, perché all’inizio non le sai fare per forza, non deve essere pesante riprovarci e continuare a fare problemi su problemi. Riprovare gli esercizi che non sai fare diventa una cosa bella, stimolante.”

In ultima analisi, queste Olimpiadi sono volte certamente a promuovere le eccellenze presenti nelle scuole superiori nell’ambito della fisica; nonostante ciò i ragazzi, hanno messo in evidenza come queste abbiano contribuito a livello di crescita personale principalmente in due sensi che esulano dalla mera prestazione: la gestione dell’ansia e la collaborazione con gli altri partecipanti da un punto di vista della socializzazione. Ebbene, dopo una breve ma interminabile attesa sono giunti infine anche i tanto bramati risultati: i nostri ragazzi hanno conquistato a livello europeo 1 medaglia d’oro (Martino Barbieri), 2 medaglie d’argento (Giacomo Calogero e Massimo Gasparini), 1 medaglia di bronzo (Luca Cremonesi) e 1 menzione d’onore (Tommaso Lunghi).

Lucrezia Seyoum e Chiara Tavoloni