In evidenza

Cerreto d’Esi – Mercoledì le esequie di Alfredo Canavari

Si svolgeranno mercoledì, alle 15,30, nella chiesa Collegiata di Cerreto d’Esi, le esequie di Alfredo Canavari lo sciatore morto giovedì per colpa di una slavina sul Monte Bianco che non gli ha lasciato scampo. L’uomo, originario di Cerreto d’Esi, dove ha vissuto, con la famiglia, fino alle nozze, quando poi si è trasferito in Valle d’Aosta, tornerà nella sua cittadina natale. Mercoledì mattina, dalle ore 9, la camera ardente presso la Casa del Commiato Pittori, in via Dante 5/A, poi alle 15,30 il funerale nella chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta, poi la sepoltura nel cimitero cittadino. In suffragio i familiari non chiedono fiori, ma opere di bene. La vita di Alfredo Canavari è stata interrotta, a soli 49 anni, da una valanga che l’ha travolto. L’uomo, infatti, è morto sul versante francese del Monte Bianco, a circa 3800 metri di quota, durante una discesa fuori pista. A nulla sono serviti i soccorsi. “Gli accumuli di neve e un forte vento in quota hanno contribuito all’instabilità del manto nevoso e il passaggio degli sciatori ha staccato una placca a vento” ha riferito la gendarmeria francese di Chamonix. La valanga ha percorso circa 800 metri, travolgendo Alfredo Canavari e Alessandro Letey, entrambi deceduti. Originario di Cerreto d’Esi, Canavari era un poliziotto da più di 20 anni in servizio alla sottosezione della polizia di frontiera del traforo del Gran San Bernardo. Lascia la moglie, la figlia e la madre. Tutta Cerreto d’Esi si è unita ai familiari. Lo ricorda commosso il sindaco, David Grillini: “Alfredo Canavari, un coetaneo, siamo cresciuti insieme, gentile con tutti, amante dello sport, rispettoso del prossimo, ironico, istrionico e molto apprezzato. Cerreto d’Esi perde una persona straordinaria – dichiara il primo cittadino – che mancherà a tutti perché anche se viveva lontano, il suo nome spesso usciva nelle discussioni, nel ricordo degli anni passati o quando si parlava di sci, di biciclette, di surf, di skateboard. Voglio sperare che esista il modo per pensarlo altrove con il sorriso sulle labbra e la tavola in mano”.

Marco Antonini