Roberto Sorci: “A un sindaco spetta di dire la verità”

Il “sindaco past” del Comune di Fabriano Roberto Sorci è tornato alla carica riguardo la decisione dell’Amministrazione Comunale di trasformare un’area agricola all’interno del centro abitato di Fabriano in area edificabili a uso industriale, attraverso il meccanismo della “cessione dei diritti edificatori”, appartenenti ad una lottizzazione industriale nel quadrivio delle frazioni di Argignano -Bassano -San Michelle -Attiggio nel fabrianese. Sulla stampa locale, abbiamo assistito in questi ultimi giorni ad un “botta e risposta” appunto tra Sorci ed il sindaco di Fabriano Gabriele Santarelli. Abbiamo incontrato Roberto Sorci per cercare di fare chiarezza su questa annosa materia del contendere in tema urbanistico, che coinvolge alcune aree agricole ed industriali che insistono nel territorio fabrianese.

Sorci, come controbatti alla risposta del sindaco che dichiara di non voler accettare da te “lezioni di urbanistica”?

Sorrido alle sue dichiarazioni, perché dimostra di non aver studiato la materia ma anche di non saper leggere le carte ufficiali e questo, per un sindaco, è una cosa grave perché lo porta a dire grandi sciocchezze. Per fare chiarezza su questa mia affermazione, ricordo a tutti che il Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Fabriano è stato elaborato nel 1983/84 dal sindaco dell’epoca Antoni Merloni, un sindaco che ha segnato la storia della nostra città. Ed è entrato in vigore il 9 agosto 1990, quando io ero ancora un “giovanotto”. Le attribuzioni di Santarelli riguardo la mia azione da sindaco, in merito all’inserimento delle aree industriali delle frazioni, in particolare Paterno, sono delle autentiche sciocchezze. Così anche la gravità della sua dichiarazione riguardo l’ipotesi che io stesso avrei vincolato il tracciato della Quadrilatero per “soddisfare” qualcuno è solamente comico. Mi assumo tutte le responsabilità ed i meriti di aver convinto tutto il Consiglio Comunale dell’epoca, maggioranza e minoranza, ad approvare il progetto della Quadrilatero e delle aree leader aggregate al progetto stradale. Ovvero, per Fabriano, l’esproprio all’Antonio Merloni SPA dell’area industriale di Santa Maria, dove doveva nascere lo scambio logistico della stazione di Fabriano ed il centro logistico dell’area di Fabriano. Ho messo in moto i principi dell’esproprio di un terreno di un privato, per favorire la collettività e non per “soddisfare” qualcuno, come il sindaco Santarelli dichiara. Inoltre, i tracciati della strada come tutti sanno erano già definiti da oltre 30 anni dall’ANAS. Ho però preteso dalla Quadrilatero il raddoppio della strada a Cancelli, con tanto di variante del progetto approvato dal consiglio comunale, in quanto nella prima stesura della Quadrilatero era prevista la realizzazione di una sola canna stradale nuova. Quindi, scherzando, posso fare anche da professore in materia. Tutto ciò che dichiaro è documentato da atti pubblici e costituisce storia di questa città.

Riguardo la decisione presa in consiglio comunale di trasferire dei diritti di edificabilità industriale insistenti su un terreno di proprietà di un privato, in una frazione, ad un terreno ad uso agricolo di proprietà di un altro privato, nella città di Fabriano, per quale motivo hai dichiarato che trattasi di “incoerenza” da parte dell’Amministrazione?

Quando si trasferiscono diritti edificatori, non si trasferisce la proprietà del terreno con la descrizione di ciò che si vuole realizzare, in quanto il diritto edificatorio è un bene immateriale, mentre il terreno è un bene materiale. I diritti edificatori, che legano anche le cubature, sono stabiliti con standard legati alla programmazione urbanistica della zona. Sono d’accordo, sia con Santarelli che con l’assessore Pascucci, che una serie di aree industriali nelle frazioni (da Campodonico per finire a San Giovanni) andavano riposizionate, perché incoerenti con i tempi attuali. All’epoca della stesura del PRG, vivevamo in una Fabriano forte, motivata, in crescita e agguerrita, con tutti i cittadini propensi a svilupparsi e quindi ogni frazione mirava da essere un suo centro propulsivo e ognuno, in buona sostanza, voleva la fabbrica sotto casa. Questa è stata la logica del Pianificatore urbanistico dell’epoca, basata sulla forte pressione dei cittadini. L’incoerenza dell’Amministrazione di oggi si sintetizza nel fatto che hanno dichiarato, sia in campagna elettorale che in tutti i loro canali di comunicazione, che avrebbero provveduto alla realizzazione della banca delle cubature. Operazione giusta, ma da realizzare in modo trasparente, coerente e soprattutto con la partecipazione pubblica. Ad oggi però non ne abbiamo alcuna traccia. Non regge neanche la scusa che ancora la Regione Marche non ha provveduto ad una norma in materia. Esistono tanti esempi in circolazione dopo la nuova legge urbanistica regionale del 2011-2012.

In cosa consiste la banca delle cubature?

Quando si fanno i PRG c’è chi vince la lotteria e chi no. Il terreno privato subisce una valorizzazione nella eventuale trasformazione introdotta dal PRG e quindi la lotteria è vinta da chi si vede trasformare un terreno agricolo in industriale o abitativo o commerciale. Fino a inizio degli anni 2000 era così, quando poi una sentenza dello Stato ha stabilito che, dal momento in cui viene approvato un PRG, entra immediatamente in vigore la tassazione di tutti i terreni in base alla nuova destinazione ha cambiato tutto. Capisco quindi le difficoltà di tutti. Chi pensava di avere un piccolo tesoro a vita si ritrova, dopo la fine della grande crescita economica fabrianese, con dei problemi. Riguardo il caso specifico di Paterno, mi fa piacere ricordare che di una parte dei terreni interessati dalla lottizzazione industriale in questione era proprietario il defunto Paglialunga, che fu un benemerito per la nostra collettività, che tanto ha dato al Comune di Fabriano nella sua eredità e che colgo ancora l’occasione di ricordare. Così come ricordo anche una sua battuta all’ing. Ottoni, altro proprietario dei terreni interessati alla lottizzazione, “io non mi voglio svegliare con il suono delle sirene delle fabbriche, ma con il canto del gallo”, rendendo così impossibile qualsiasi discorso, ma erano altri tempi. Da alcuni anni molti cittadini chiedono la cancellazione delle destinazioni d’uso delle loro proprietà, riportandole a terreni non edificabili, al fine di non dover pagare l’IMU. Questa richiesta però, anche se legittima e comprensibile, crea due grandi problemi. Il primo riguarda la pianificazione urbanistica, il secondo l’impatto sulle entrate del Comune, che sarebbero ridotte inevitabilmente. Quindi meno entrate nelle casse comunali, di conseguenza, meno spese e meno servizi per la città. Il processo si può risolvere istituendo la banca delle cubature o cosa similare che, salvaguardando la pianificazione urbanistica, consenta di incrociare le varie domande con le eventuali offerte, mantenendo l’omogeneità e la coerenza delle attività e garantendo anche le entrate nelle casse comunali. Purtroppo, nonostante i diffusi proclami, ad oggi l’Amministrazione non ha realizzato la banca delle cubature e nemmeno strumenti simili, come hanno fatto altre realtà.

Negli anni del tuo mandato come sindaco, hai mai ricevuto richieste simili da parte dei privati e, nell’eventualità, come le hai gestite?

Dopo che si è introdotta la logica del pagamento dell’edificabilità stabilita dal PRG, ho avuto decine e decine di richieste di retrocessione, ma anche di varianti. Per le varianti, se non c’era un interesse pubblico (vedasi la variante per finanziare l’ampliamento dell’Ospedale di Fabriano) o l’attivazione dello Sportello Unico, abbiamo fatto “orecchie da mercante” a meno che non ci fosse un accordo procedimentale, come quello che fu realizzato con la triangolazione Tavolini-Croce Rossa- Comune di Fabriano per la nuova sede della Croce Rossa, con un ristoro alla collettività fabrianese di oltre 800 mila euro in immobili. Per le richieste di retrocessione, all’epoca eravamo ancora con la vecchia normativa urbanista, ma provammo a ipotizzare alcuni scenari, in quanto la minoranza dell’epoca spingeva molto per agevolare alcuni cittadini.  Provammo a simulare qualche ipotesi guardando le esperienze di Senigallia e altri comuni, con discussione anche in Consiglio Comunale, ma tutte le possibilità furono poi scartate, perché avrebbero provocato un danno economico al Comune e quindi alla collettività.

In base alla tua esperienza da amministratore, ritieni che questa decisione celi in qualche modo una sorta di variante al Piano Regolatore Generale e, di conseguenza, un iter ben diverso da quello intrapreso dall’Amministrazione Comunale?

Sono franco, questa con i diritti edificatori è una vera variante senza nessun interesse pubblico, a mio giudizio. Sono stati anche intelligenti, giocando su questi diritti edificatori evitano di incorrere sulla norma regionale, facendo figurare una diminuzione di occupazione del territorio. Il punto è che tutto si può fare, ma rispettando sempre il bene comune. Il diritto edificatorio è un intangibile che viene assegnato dalla pianificazione, a mio parere spostarlo da una parte all’altra “senza programmazione” si rischia di scomporre le pianificazioni urbanistiche e di costruire nuovi carichi urbanistici in una zona già pianificata, nel nostro caso con tanto di aree industriali già esistenti e assoggettate addirittura a lottizzazioni con una parte di proprietà comunale. Quindi, comprensibile è la domanda dei privati, sbagliate sono le modalità di risposta dell’Amministrazione a questa esigenza che lasciano pensare a varianti che tecnicamente si definiscono “ad personam”, creando un precedente nei confronti di altri cittadini che hanno in giacenza domande di variante similari da tempo.

Gigliola Marinelli