SS 76, DISSEQUESTRATO CANTIERE DI VALTREARA, FASCICOLO ARCHIVIATO
di Marco Antonini
Fabriano – Se tutto andrà per il verso giusto la SS 76 potrà essere inaugurata entro Pasqua dell’anno prossimo anche nell’ultima tratta da ultimare: la Genga-Serra San Quirico. Dobbiamo fare gli scongiuri, dopo anni e anni di attesa, perché gli intoppi sono sempre dietro l’angolo e anche il Covid, nei mesi passati, c’ha messo del suo. La notizia attesa da tempo è che l’area di mille metri quadrati del viadotto Mariani, in prossimità di Valtreara, dove nell’aprile 2018 sono stati ritrovati sei fusti di cromo esavalente, è stata dissequestrata dalla Magistratura che indagava per smaltimento illecito. Il fascicolo, infatti, è stato archiviato. Adesso, però, viene il bello: effettuata la messa in sicurezza bisogna intervenire per la bonifica vera e propria e per la caratterizzazione della zona. Un’indagine che serve a capire cos’altro è stato abbandonato più di 50 anni fa nel terreno al fine di smaltirlo nel modo corretto. Solo dopo questo lavoro certosino effettuato con la supervisione di Arpam i lavori a Valtreara potranno riprendere. Nel corso delle indagini il cerchio delle responsabilità si è molto ristretto e tutti gli indizi sembrano portano a una ditta del comprensorio, inattiva, colpevole di aver interrato i fusti di cromo nel periodo in cui gli operai stavano lavorando alla realizzazione delle gallerie monotubo che hanno permesso di unire, tra gli anni ’70 e ’80, Serra San Quirico a Fabriano. Il reato, comunque, è caduto in prescrizione. Fortunatamente dalle analisi dell’acqua dei cinque pozzi privati situati non lontano dalla zona sequestrata dai forestali, non c’è stata contaminazione: il cromo esavalente, una delle sostanze più tossiche per l’uomo e per l’ambiente, non avrebbe raggiunto le falde acquifere.
Un calvario piuttosto lungo quello che ha vissuto la SS 76. Nel 2006 il primo affidamento dei lavori “Quadrilatero – maxi lotto 2” comprendente la tratta Fossato di Vico-Fabriano-Borgo Tufico-Serra San Quirico e la Pedemontana Fabriano-Muccia. Nel periodo 2011-2013 il fallimento, per problemi finanziari, di Btp e Impresa spa, le due general contract impegnate nei lavori. Solo nel 2015 è subentrato il terzo contraente generale, Astaldi che è arrivato a realizzare più dell’80% dell’opera. Le grane, però, non sono terminate. Nel 2018, infatti, è arrivato il blocco dei lavori per problemi economici di Astaldi con gli operai che hanno lasciato il cantiere. Sono tornati solo 9 mesi dopo. In questo lasso di tempo, il 18 ottobre 2018, il Tribunale di Roma ha accettato la richiesta di Astaldi per operare di concordato in continuità aziendale. Da quando, ad ottobre 2018, è arrivato il via libera del Cipe per il completamento della SS 76 con lo sblocco dei fondi per la Variante 6, circa 10 milioni di euro e per il terzo e quarto lotto della Pedemontana Fabriano-Muccia, per 100 milioni di euro, i lavori, tra paure e scioperi, sono andati avanti. Nell’autunno dell’anno scorso è stata aperta ufficialmente la tratta Fossato di Vico-Cancelli, al confine tra Marche e Umbria. E’ lunga 7,5 km e comprende 5 gallerie, un viadotto, un’opera di scavalco della linea ferroviaria Orte – Falconara e il nuovo svincolo di Cancelli-Sassoferrato. Tra le gallerie, lunghe complessivamente oltre 4,3 km (il 60% del tracciato), la più lunga è quella del “valico di Fossato”, di 2,8 km. Un mese fa circolazione a 4 corsie anche tra Borgo Tufico e Sassi Rossi di Genga, una tratta di 3,5 km. Comprende le due gallerie Albacina Sud (655 metri), di nuova costruzione, e Albacina Nord (531 metri), ristrutturata. Ci sono 6 viadotti, di cui 5 di nuova costruzione. In funzione anche il nuovo svincolo di Borgo Tufico, importante per i collegamenti con il Maceratese. Attualmente sono più di 300 in tutto, tra lavoratori diretti del contraente generale e subappaltatori, gli operai al lavoro. Sono su turno unico giornaliero lungo la SS 76 e su tre turni sulla Pedemontana delle Marche, Fabriano-Muccia. Si attende la bonifica dell’area di Valtreara e il completamento dei lavori tra Genga e Serra San Quirico per dare ossigeno a un entroterra per troppi anni paralizzato da vie di comunicazioni difficili e per unire, finalmente, come si deve, Ancona e Roma.