CATUFI E BALLELLI, UN FOCUS SUL CENTRO DIURNO “UN MONDO A COLORI”

Fabriano – Focus sulle problematiche della disabilità nel periodo del lockdown e sul fondamentale operato del Centro diurno cittadino “Un Mondo a colori” che non ha mai abbandonato, in questi mesi difficili, i propri utenti e le loro famiglie. Ne parliamo con la dottoressa Valeria Catufi e l’architetto Giampaolo Ballelli per tracciare un bilancio sulle attività e le progettualità del Centro, in attesa della riapertura degli spazi agli utenti.

Quanti sono gli utenti che si rivolgono al vostro Centro?

Lo Cser (Centro socio educativo riabilitativo) “Un Mondo a colori” è un Centro diurno per disabili gravi e gravissimi ormai storico nella città di Fabriano. Al momento ci sono 15 utenti effettivi e 3 utenti che provengono dalla scuola e dal Centro residenziale e che usufruiscono delle attività e dei laboratori che sono presenti presso il nostro Centro.

Come è stato vissuto il periodo di lockdown, imposto dall’emergenza sanitaria da Covid-19, dai vostri utenti e dalle loro famiglie?

Il Centro, in seguito all’emergenza Covid-19, è chiuso dal 9 marzo. Il momento del lockdown è stato difficile. Se per alcuni è stato momento di pausa, momento in cui fermarsi e magari appropriarsi di un tempo non vissuto con figli e mariti o mogli, per le nostre famiglie è stato difficile, poiché ritrovarsi a casa con in carico un familiare con disabilità non è sicuramente semplice. Un accudimento già di per sé importante in “situazione di pace”, immaginiamo in situazione di emergenza, che è diventato più gravoso per il 90% dei caregiver familiari. È stata svolta una indagine, “Rilevazione condizioni di vita dei caregiver familiari in fase 1 Covid-19” realizzata dal Confad (Coordinamento nazionale famiglie con disabilità), che mostra come, nelle famiglie con disabilità grave, più di otto caregiver familiari su 10 hanno subito un danno fisico o emotivo e un incremento di stress e ansia a causa dell’accumulo del carico di lavoro dovuto all’accudimento della persona non autosufficiente, diventato più gravoso nel 90% dei casi durante il periodo del lockdown.

Come avete supportato gli utenti e le famiglie nel periodo in cui il Centro è rimasto chiuso?

La coordinatrice dottoressa Valeria Catufi ha creato, con la partecipazione del personale educativo, il “Quaderno delle attività” al fine di riportare un po’ di Centro presso le case delle famiglie: un quaderno cartaceo con alcune delle attività svolte presso il Centro ma adattate allo stare in casa che ha coinvolto tutti. Ci sono stati contatti telefonici con le famiglie per comprendere la situazione. Emergeva il bisogno dalle stesse di un sostegno da parte dei Servizi, ma le famiglie hanno comunque messo in campo le loro risorse al fine di rendere questo lockdown meno pesante ai propri congiunti. A causa dell’età avanzata di alcuni familiari dei nostri utenti, a causa della non conoscenza di presidi on line per fare videochat e altro alcuni interventi sono stati difficili da intraprendere, proprio per questo abbiamo optato per il classico formato cartaceo piuttosto che di tutorial e videochat o incontri su piattaforme on line che in questo periodo sono andate di moda.

Tecnicamente, come tornerà operativo il centro con la prossima riapertura e quali sono le misure di sicurezza che le normative dettano per questo specifico ambito?

Abbiamo presentato un progetto per riaprire il Centro, nel rispetto delle norme di distanziamento come riportato dal Dgl. 600 del 18/05/2020. Abbiamo ascoltato i bisogni dei familiari e abbiamo cercato di rispondere al meglio alle loro necessità ma anche rispettando ciò che ci viene chiesto per ridurre al minimo il rischio. Siamo in attesa di poter dare avvio al nostro progetto con la speranza di riprendere la routine quotidiana che avevamo. La coordinatrice Catufi è anche una psicologa dell’emergenza della Sipem SoS Marche (Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza) e sostiene che quando avviene una emergenza, la nostra quotidianità diventa quella emergenziale che, riportato agli utenti del Centro, è quello dello stare a casa per tanti giorni, uscire poco per evitare contagi, non rivedere i propri compagni del Centro, non svolgere attività. Per cui ora si dovrà affrontare la fase del riabituarsi alla presenza al Centro, ridefinire le giornate sulla base delle attività. Insomma, riabituarsi a quello che fino a poco tempo fa era la nostra normalità.

Il periodo difficile che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi ha in parte posto in secondo piano le problematiche relative alla disabilità?

La disabilità in questo periodo e durante i decreti esposti è stata messa un poco in secondo piano ma è anche vero che è una problematica molto importante, quanto difficile. Parlare con le famiglie sicuramente è fondamentale per comprendere meglio il loro punto di vista ma, non dimentichiamo, che la famiglia è una risorsa e in questo momento più che mai deve esserci una forte collaborazione tra Centro e famiglia, perché ovviamente il Centro non può sostituirsi alle famiglie ma essere un supporto a ciò che loro fanno ogni giorno.

Ballelli, nella gestione del Centro è stata preziosa anche la collaborazione con l’ASP?

La ASP è una azienda pubblica senza fini di lucro, il nostro obbiettivo è fornire servizi, i migliori possibili a tutti, specie nel settore socio-sanitario. Come CDA abbiamo accettato di gestire il Centro nel 2018 mettendo il massimo impegno. Siamo intervenuti sui problemi di manutenzione della struttura e sulla progettualità, garantendo la continuità nel tempo del lavoro della coordinatrice, figura indispensabile per i piani educativi. In collaborazione con l’assessore Simona Lupini abbiamo messo in essere corsi di aggiornamento per le educatrici e di supporto alle famiglie. Un impegno molto difficile, sotto tutti i punti di vista, specie se non si hanno a disposizione risorse economiche illimitate. Sia detto, per inciso, le norme di riferimento regionali consentono solo l’indispensabile e le risorse del Comune se non arrivano, o arrivano con ritardo, ci mettono in difficoltà. Detto questo l’impegno di tutti, anche in questa emergenza, è stato massimo e continuo anche nel cercare un dialogo, non sempre facile, con tutti i soggetti interessati.

Gigliola Marinelli

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