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ANDREA POETA: “LA STRAGE DELLA MIA FAMIGLIA A SERRADICA”

di Andrea Poeta 

Commemorazione della Strage della che la mia famiglia, la famiglia Poeta, ha subito nel lontano 8 Ottobre 1943 a Serradica, dove per lo scoppio di una bomba a mano tedesca, morirono due bambini (fratelli di mio padre, una di nove anni Antonia, e uno di tre anni Mario). Mio padre all’epoca aveva 6 anni, con lo scoppio della bomba, gli si perforarono i polmoni, e avendo la bocca piena di terra, riusciva a respirare con i fori creati dalle schegge che gli perforarono il torace, riuscì a sopravvivere a quella disgrazia sia per i fori che aveva nel torace, sia per il fatto che la sorella Antonia con il suo corpo gli fece da scudo; perse un occhio e una mano, ebbe la freddezza comunque di provare a coprirsi il viso per tentare di salvarsi) e Antonio Poeta (cugino di mio padre, nel ’43 la sua famiglia si rifugiò a Serradica per sfuggire ai pericoli della guerra…., all’epoca aveva 4 anni, perse completamente la vista). Questo anno ricorre il 75esimo anniversario di quel triste giorno, nel quale si ricorderanno tutti i caduti in guerra di Serradica, figli della nostra Patria che, con il loro sacrificio, hanno donato al futuro la loro grossa testimonianza di pace. Domenica 14 ottobre 2018 a Serradica, alle ore 10.30 ci ritroveremo davanti al Monumento ai Caduti, alle ore 11.00 sarà celebrata la Santa Messa, alle ore 12.15 ci sarà la Commemorazione davanti al Monumento ai Caduti sulle note del silenzio grazie al trombettista Diego Prioretti. Interverranno Il Sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli, il Vicesindaco, Ioselito Arcioni, Marco Scarponi fratello de l’Aquila di Filottrano Michele Scarponi, i parlamentari Patrizia Terzoni e Sergio Romagnoli ed io, Andrea Poeta, nipote delle vittime. Mai come in questo momento il nostro mondo ha bisogno di pace, troppa violenza, circonda il nostro mondo e la nostra casa, non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo e dove stiamo andando. Non dobbiamo mai perdere la via principale della nostra vita, nel passato ci sono state guerre devastanti che hanno creato solo, morte, fame e distruzione. Questo grande sacrificio di bambini e uomini dobbiamo custodirlo, farlo nostro, sia nella pace sia nella verità. Tutto ciò, non deve essere mai considerato un arrivo ma, una partenza per il futuro, in fondo: “Un popolo che ignora il suo passato non saprà nulla del proprio presente”.

Il racconto

Serradica, un paesino del Comune di Fabriano ignoto nel 1943, così come ignota era la strage avvenuta. Solo gli abitanti del paese a ridosso dell’Appennino Umbro – Marchigiano, i più anziani, ricordavano la strage. Molti avevano perduto il sorriso per sempre, erano i loro amichetti di gioco. ti raccontavano la giornata della strage e mostravano meraviglia e rincrescimento perché la strage di Serradica della mia famiglia, la famiglia Poeta, non compariva nella storia della seconda guerra mondiale. Perché questo paesino di montagna nell’estate, di fatto era dimenticato, perché quei morti, non avevano neppure l’onore del ricordo, un segno da parte della Repubblica del loro martirio. Ricordo che fu di mio padre e dei suoi più cari amici, a raccontarmi quanto era accaduto. Scene orribili della tragedia che mi vennero raccontate da chi era li nel momento dell esplosione. Mi parlarono dei bambini Antonia e Mario fratelli di mio padre, uccisi, dei loro corpi sviscerati, pezzi di carne a brandelli appesi ad una recinzione. E di mio padre Francesco, completamente insanguinato che respirava con i buchi che aveva nei polmoni, e di mio zio Antonio anche lui dilaniato ma vivo. La guerra per me è la più grande perfidia che sia potuta uscire dalla mente dell’ uomo, quindi dobbiamo fare di tutto per evitarla. Non c’è un modo vero e proprio per evitare una guerra, purtroppo è il mondo che è perverso. Da un momento all’ altro la guerra può scoppiare all’ improvviso. L’unico modo sarebbe cancellare dal mondo l’odio e la perfidia e purtroppo nessuno di noi esseri umani ha questo potere. La guerra è paura diceva papà questo è il sentimento che avvertiva… Paura e terrore erano i sentimenti che provavo allora. Paura di non farcela a tornare a casa dove c’ erano i miei oggetti e effetti più cari , paura di restare ucciso con un bombardamento. Ecco queste parole devono essere un testamento di pace. Non dimentichiamo il nostro passato, non avremmo nessun presente e nessuno futuro da raccontare ai nostri figli. Raccontare, vivere in pace e per la pace.